domenica 7 dicembre 2008

Intellettuali islamici commentano la lettera del Papa a Marcello Pera: "La concretezza del dialogo interreligioso" (Corriere)


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La concretezza del dialogo interreligioso

La lettera-prefazione del Papa al libro di Marcello Pera, (Corriere, 23 novembre) e commentata da Maria Antonietta Calabrò ha acceso un dibattito più animato di quello che si possa pensare. Sulle prime, infatti, le parole del Pontefice hanno suscitato qualche perplessità, tanto è vero che noi stessi avevamo raccomandato di non strumentalizzare espressioni come quella che «il dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile».

Quelle parole, comunque, hanno sortito l'effetto di smuovere le coscienze, permettendo chiarimenti che forse fino a pochi giorni fa sarebbero stati impensabili.

Due sono i punti principali su cui da parte nostra vorremmo attirare l'attenzione. In primo luogo, la necessità di dare una maggiore concretezza al dialogo interreligioso. Quella concretezza che monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, ha chiamato dialogo della carità. Sono molti i musulmani che sottolineano la necessità di intervenire concretamente su temi di stringente attualità, come per esempio l'educazione dei giovani, la lotta ai fondamentalismi e l'introduzione di una cultura dell'etica nella società civile.
Non a caso, in occasione del Forum cattolico-islamico che si è tenuto a Roma dal 4 al 6 novembre scorso, abbiamo proposto, anche in qualità di rappresentanti della Grande Moschea di Roma, la creazione di un Comitato permanente interreligioso insistendo sui valori comuni, in modo da poter far udire la voce spirituale ed etica delle religioni anche nelle situazioni più difficili.
In secondo luogo, le religioni sono qualcosa di più che semplici ideologie o movimenti sociali. Ebrei, cristiani e musulmani condividono la fede nello stesso e unico Dio e l'eredità dei profeti, a partire da Abramo, il comune patriarca. È sulla centralità della fede in Dio che si gioca gran parte del rapporto con il mondo moderno.
Lo stesso Papa, nel discorso ai delegati del Forum cattolico-islamico, ha ricordato che «possiamo e dobbiamo essere adoratori dell'unico Dio».
Al dialogo con l'Islam il cardinale Jean-Louis Tauran ha riconosciuto un merito fondamentale: se Dio ha fatto ritorno nelle società europee, questo è «grazie ai musulmani! (sono le sue parole riportate dall'Osservatore Romano del 28 novembre) Sono i musulmani che, in Europa, diventati una minoranza significativa, hanno chiesto spazio per Dio nella società». A nostro avviso, quindi, il dialogo delle culture dovrebbe coniugarsi con quello della spiritualità, e il rapporto tra le religioni potrebbe ispirarsi a episodi come quello dell'incontro di San Francesco con Malik al-Kamil, il sultano d'Egitto.
Pochi ricordano come quest'ultimo non fosse un sovrano qualunque, ma un cultore della mistica legato al grande maestro Muhyddin Ibn Arabi. Se si considera, poi, che il medico e grande confidente del sultano era Maimonide, vale a dire il più grande rabbino di tutti i tempi, allora si può avere un'idea del perché un santo come Francesco si sia spinto fino alla città assediata di Damietta, in Egitto, così lontano dalla via che portava a Gerusalemme. Non dimenticando che pochi anni dopo, sull'esempio di Francesco, l'imperatore Federico II si accordava con il sultano e riportava la pace in Terra Santa. Oggi sono le principali componenti del mondo islamico a essere impegnate nel dialogo come dimostrano i recenti incontri avvenuti a Mekka, a Madrid, a Roma e alle Nazioni Unite. Un dialogo positivo non solo con il Cristianesimo, ma anche con l'Ebraismo, come ricordato anche in una molto apprezzata lettera al
Corriere di autorevoli esponenti della comunità ebraica italiana.

Abdallah Redouane, Mario Scialoia Karim Mezran, Ahmad Gianpiero Vincenzo
Rispettivamente, Segretario generale e Consigliere della Grande Moschea di Roma (Centro Islamico Culturale d'Italia) Segretario generale e Presidente dell'associazione Intellettuali Musulmani Italiani

© Copyright Corriere della sera, 6 dicembre 2008

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