domenica 22 marzo 2009

Sacro romano disordine. Un’istantanea della curia vaticana (Magister)


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Sacro romano disordine. Un’istantanea della curia vaticana

Che curia si ritrova Benedetto XVI, di ritorno dalla trasferta africana in Camerun e in Angola? “L’espresso” in edicola questa settimana ha in proposito il seguente servizio, sotto il titolo: “La santa intolleranza”:

*

All’Angelus di domenica 15 marzo, antivigilia del suo primo viaggio in Africa da papa, Joseph Ratzinger escluse di voler andare laggiù ad offrire soluzioni economiche, sociali o politiche. La sua missione è tutt’altra, disse: “Non ho altro da proporre e donare se non Cristo e la sua croce, mistero di amore supremo, che rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici”.

Altrettanto radicale è stato Benedetto XVI nella lettera che pochi giorni prima aveva scritto ai vescovi di tutto il mondo: “Condurre gli uomini verso Dio: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del successore di Pietro”.

Prendere o lasciare. Benedetto XVI non è tipo che negozia le sue decisioni. Va dritto per la strada che Dio gli ha segnato, anche a prezzo della solitudine.

Ma la solitudine che papa Ratzinger sperimenta è più dentro casa che fuori.
Fuori, la gente semplice è con lui.
La domenica mezzogiorno piazza San Pietro non è mai stata così affollata, nemmeno con Giovanni Paolo II. La popolarità che ha incontrato nei viaggi è stata finora superiore alle attese, anche su piazze difficili come gli Stati Uniti, la Francia, l’Australia.

Quando è lui di persona che parla o che scrive, incute rispetto e ammirazione in chi personalmente lo ascolta o lo legge.
Il primo volume del suo Gesù di Nazaret è stato un successo mondiale. Ma se si chiede ai prelati di curia se l’hanno letto, quasi tutti rispondono no.

È nei palazzi vaticani, nell’apparato dei vescovi e del clero che Benedetto XVI raccoglie più ostilità. Quando s’è trattato di medicare le ferite aperte dalle dichiarazioni antisemite e negazioniste del vescovo lefebvriano Richard Williamson, Benedetto XVI è stato capito e sostenuto più dagli “amici ebrei” che da tanti uomini di Chiesa. Questo è ciò che lui stesso ha scritto nella lettera ai vescovi con la quale ha voluto chiudere il caso.

Ma prima del caso Williamson, a far scoppiare le ostilità contro il papa c’era stata la sua decisione di revocare la scomunica a lui e agli altri tre vescovi della comunità scismatica lefebvriana. Per molti vescovi, preti e intellettuali cattolici, infatti, i lefebvriani sono dei paria. “Sono un gruppo al quale non riservare alcuna tolleranza, contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio”, ha scritto Benedetto XVI nella lettera.

Il paradosso è che questa ripulsa nei confronti dei lefebvriani alligna soprattutto tra gli uomini di Chiesa che più esaltano il dialogo e l’ecumenismo.

I quali hanno immediatamente colto nel gesto di clemenza fatto dal papa nei confronti del lefebvriani l’occasione per accusare Benedetto XVI d’essere come loro reazionario, antimoderno, anticonciliare e persino antisemita. Ma questa è proprio la logica dell’intolleranza nei confronti degli intoccabili, ha scritto ancora Ratzinger nella lettera: “Se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio, senza timore e riserbo”.

Perché finalmente si capisse il senso della revoca della scomunica ai lefebvriani, Benedetto XVI ha dovuto prendere carta e penna e scrivere di suo pugno una lettera che non ha uguali nel papato moderno, per il suo stile diretto.

Nelle settimane precedenti, infatti, la curia non lo aveva per niente aiutato, anzi, gli aveva fatto solo danno.

La dichiarazione di revoca della scomunica era stata redatta da due cardinali, ìl colombiano Darío Castrillón Hoyos e l’italiano Giovanni Battista Re, tra loro divisi su tutto: il primo che spasimava per l’abbraccio con i lefebvriani, il secondo che non ne voleva proprio sapere e accettò di firmare solo per obbligo d’ufficio, in quanto prefetto della congregazione per i vescovi. Diedero così alla stampa un decreto scombinato, incomprensibile, senza una parola che spiegasse le ragioni del papa e trascurando che nel frattempo circolavano già dappertutto le aberranti tesi negazioniste del vescovo Williamson, uno dei graziati.
La notizia che ne derivò fu in tutto il mondo la seguente: Benedetto XVI riaccoglie nella Chiesa cattolica i lefebvriani, e l’antisemita Williamson è il loro campione.

Niente di più falso. Ma il disastro era fatto, di governo e di comunicazione. Quella curia che dovrebbe agire come un sol uomo a sostegno del papa, di fatto gli si era mossa contro.

L’ultimo papa che incise sull’apparato vaticano fu Paolo VI, che potenziò il ruolo della segreteria di stato. Ma dopo di lui papa Karol Wojtyla lasciò la curia a se stessa, se ne disinteressò totalmente. Ed essa si feudalizzò. Ratzinger, da cardinale, assistette alla metamorfosi e ne ricavò questa lezione: “Una delle cose che a Roma ho capito bene è saper soprassedere”, disse in un libro-intervista del 1985. “Saper soprassedere può rivelarsi positivo, può permettere alla situazione di decantarsi, di maturarsi, dunque di chiarirsi”.

Da papa, in effetti, con la curia si è finora comportato così. Poche nomine diluite nel tempo, poche delle quali fortunate. E un segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone, al quale i grandi feudatari, da Achille Silvestrini ad Angelo Sodano alla cui ombra si sono costruite molte carriere, non perdonano di non essere uno dei loro. Bertone non solo non governa la curia, non controlla nemmeno la sua segreteria di stato, zeppa di funzionari che gli remano contro, a cominciare dal numero due, il sostituto, l’arcivescovo Fernando Filoni.

È molto esile, in Vaticano, la cerchia dei fedelissimi a Benedetto XVI: oltre a Bertone e al segretario personale del papa Georg Gänswein, vi si annoverano il prefetto della congregazione del culto divino Antonio Cañizares Llovera, il prefetto della congregazione delle cause dei santi Angelo Amato, il ministro della cultura Gianfranco Ravasi, il direttore dell’”Osservatore Romano” Giovanni Maria Vian, più pochissimi altri.

Ma anche questi sono lontani dal fare squadra tra loro. E nemmeno fanno squadra con ecclesiastici di peso esterni al Vaticano. La conferenza episcopale italiana ha personalità di sicura fede ratzingeriana come i cardinali Angelo Bagnasco, Agostino Vallini, Angelo Scola, Carlo Caffarra, Camillo Ruini, gli arcivescovi Giuseppe Betori e Mariano Crociata. Ma tra Bertone e la Cei c’è ruggine, perché il primo vorrebbe esercitare un potere di guida che la seconda non è disposta a concedergli. Un esempio di divergenza tra la segreteria di stato e la Cei si è avuto col caso di Eluana Englaro, divergenza ben marcata dai due rispettivi giornali: tanto appassionato e impegnato “Avvenire” quanto taciturno e distaccato “L’Osservatore Romano”.

Nella sua lettera ai vescovi, Benedetto XVI ha citato san Paolo: “Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi gli uni gli altri”. Ha ammonito la curia a lavorare concorde e d’intesa con i rappresentanti dell’episcopato mondiale.

Ma pochi giorni prima la sua curia gli aveva assestato un altro brutto colpo.

Come vescovo ausiliare della diocesi di Linz, in Austria, il cardinale Re aveva indotto il papa a nominare Gerhard Wagner, senza mettere nel conto che questi, per la sua fama di conservatore, riscuoteva forti ostilità tra il clero e i vescovi austriaci. Ostilità che sono puntualmente esplose dopo la nomina, con un crescendo che ha costretto prima Wagner a rinunciare e poi il papa ad acconsentire alla sua rinuncia. Botto finale: uno dei capi della rivolta antipapale, Josef Friedl, prete di punta della diocesi di Linz, ha pubblicamente dichiarato di convivere con una compagna e di non tenere in alcun conto l’obbligo del celibato, con l’approvazione dei suoi parrocchiani e di altri preti austriaci, anch’essi anticelibatari.

Incassato questo colpo, il giorno prima di partire per l’Africa Benedetto XVI ha pensato bene di indire per tutti i preti cattolici un anno speciale di meditazione, sotto la protezione del santo Curato d’Ars e col titolo: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”.

© Copyright Settimo Cielo, il blog di Sandro Magister consultabile anche qui.

No comment...ha gia' scritto tutto Magister!
R.

14 commenti:

gemma ha detto...

condivido, dalla prima all'ultima riga

Anonimo ha detto...

E il Papa s'illude di non esser solo. Ma forse è vero. No, non è solo, ma circondato da nemici a cui i prelati pochi fedeli, più o meno scompaginati, non posson tener testa.
E la Chiesa continua sulla strada della disgregazione.

Anonimo ha detto...

PULIZIA PULIZIA PULIZIA

mariateresa ha detto...

questo articolo ha il merito di mettere tutte le cose in fila in modo sistematico, come la nostra lista della spesa. E proprio per questo fa un po' senso.
Ditemi voi se per i media non c'è materia e spunto per ravanare nel torbido.
La tesi di Magister è esattamente opposta a quella di Politi che come un mantra ripete che non ci sno opposizioni in curia, anche su Tablet. Ma vè.
Il discorso è anche delicato perchè implica delle considerazioni sul pontificato precedente su cui è regola aurea non fiatare.
Non se se con gli apertis verbis , stile Magister, si può aiutare Papa Benedetto. Lo spero. L'unica cosa che mi lascia perplessa è che il cardinale Bertone non svetta per meriti. E neanche per peso specifico. Su questo ultimo punto continuo a non avere idee chiare.

Raffaella ha detto...

Spero che si possa veramente aiutate Papa Benedetto liberandolo soprattutto dalle zavorre che sono come la cappa di smog sulla citta' di Milano.
R.

Anonimo ha detto...

Magister ha centrato alcuni colpi, ma non ha messo a fuoco i nemici di Ratzinger dentro la CEI.
Tettamanzi, Poletto, Romeo, sono solo alcuni dei nomi di alti prelati che medianti gesti epliciti sono in contrasto con le scelte del pontificato di Benedetto XVI.
Per esempio, il vescovo Romeo, ha discusso in segreto con i vescovi siciliani al fine di affossare il Motu Proprio sulla celebrazione della messa pre - conciliare. La cosa è risaputa nei sacri palazzi.
Risposta: l'avvenuta promozione di Crociata, già vescovo di Noto alla segreteria della Cei, ha reso libera la diocesi di Noto. Perfetto: arriva la nomina di A, Staglianò del clero calabro, fuori quindi da qualsiasi diocesi siciliana, consacrato vescovo da Ruini. Il messaggio che arriva dunque a Romeo è chiaro.

Ed ancora: il 25 marzo prossimo verrà consacrato vescovo per la diocesi di Nicosia , mons. Muratore, questa volta del clero della Chiesa di Agrigento: un altro colpo basso per Romeo. A consacrarlo, non sarà come prassi, l'arcivescovo di Palermo ( che fortunatamente fino ad oggi non ha ricevuto la berretta cardinalizia per la sua insubordinazione nei confronti di Ruini quando era presidente della CEI) ma l'arcivescovo emerito di Agrigento mons C. Ferraro.
Un altro segnale a Romeo, affinchè calmi i suoi bollori?

Anonimo ha detto...

Ciao, Raffa.
Perfetta come sempre l'analisi di Magister. Il problema è che trent'anni e rotti di incuria della curia, mi si perdoni il gioco di parole, ha creato guasti inimmaginabili e molto difficili da riparare. Come abbattere i feudi (che orrore!) che si sono creati in curia e nel contempo evitare che lo scisma cattolico da sommerso diventi drammaticamente palese come certi accenni (leggi sondaggi francesi più o meno pilotati) farebbero pensare? Credo sia questo il dilemma del Papa.
Alessia

Raffaella ha detto...

Concordo, cara Alessia!
Il Papa vuole unire e non dividere.
Nonostante le polemiche sono contenta per la reazione dei cattolici francesi fuori da Notre Dame :-)
E non sono militanti di destra, cari giornaloni!
R.

Anonimo ha detto...

Hai notato l'opera di disinformazione del corrierone nel riportare i sondaggi (telefonici e su un campione di poco poco più di 600 intervistati!!) di cui sopra, omettendo furbescamente alcuni dati essenziali?
Alessia

Raffaella ha detto...

Ho notato e non sappiamo nemmeno le domande che hanno dato origine a certe risposta...
E' inutile, giornaloni! Nessuno dimentichera' il MILIONE (si parla pero' anche un milione e mezzo se non due!) di ieri mattina!
R.

mariateresa ha detto...

i sondaggi fatti sotto uno stato emotivo , tra l'altro pilotato dai media francesi TUTTI, e quasi in simultanea ai fatti, sono pubblicati per creare opinione, hanno cioè uno scopo propagandistico.
Ho frequentato un corso su questo con Nando Pagnoncelli. E' l'ABC su questi argomenti. Naturalmente non c'è niente di male a farli, ma bisognerebbe avere l'onestà di spiegare il loro significato.
Anzi, per chi ha seguito quello che si è detto in Francia in questi giorni, da parte di tutti, in modo incessante, ossessivo, il risultato mi sembra buono.
E' lo stesso meccanismo che si ha quando si fanno sondaggi sui rom,subito dopo uno stupro oppure sulla pena di morte dopo che è stato assassinato un bambino.
Non ci vuole un'aquila.

Anonimo ha detto...

Grande servizio di Magister sul disatro di Lombardi e sulle castronerie di Fisichella a proposito della bambina di Recife

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1337637

Anonimo ha detto...

Raffa, ecco il sondaggio che forse hai già letto.
http://www.lejdd.fr/sondages/137.html (contiene analisi sondaggio)
http://www.lejdd.fr/cmc/societe/200912/pape-melee-a-notre-dame_196582.html
Alessia

euge ha detto...

Condivido pienamente la tesi impietosa ma reale fatta da Magister. Come condivido ciò che dice Alessia su trentanni di disfacimento Curiale, dove certi
" Seggioloni " dico io hanno ramificato il loro potere e adesso ovviamente pre sradicarli non è facile.
Quello che mi auguro, è che presto si proceda ad una bella disinfettata di certi corridoi; perchè il fetore di certa sporcizia è diventato insopportabile.
P.s il Gesù scritto da Benedetto XVI oltre che dai seggioloni di curia non è letto neanche da certi parroci rampanti di mia conoscenza.