lunedì 6 aprile 2009

La grande pena del Papa: «Troppi fratelli hanno trovato la morte nel Mediterraneo» (Accornero)


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La grande pena del Papa
Basta tragedie del mare


«Troppi fratelli hanno trovato la morte nel Mediterraneo»
Unione europa e Stati africani trovino strategie coordinate


Pier Giuseppe Accornero

Basta tragedie del mare dei «fratelli e sorelle africani»; bisogna che Unione europea e Stati africani adottino strategie coordinate per impedire che i migranti ricorrano ai «trafficanti di persone» e trovino la morte sui barconi che colano a picco nel Mediterraneo. Nella Domenica delle palme, che apre la Settimana Santa, proprio mentre a Praga si svolgeva il primo vertice tra Unione europea e Stati Uniti con il presidente Usa Barak Obama, Papa Benedetto all'Angelus ricorda «con grande pena i nostri fratelli e sorelle africani, che hanno trovato la morte nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l'Europa. Non possiamo rassegnarci a simili tragedie, che si ripetono da tempo! Le dimensioni del fenomeno rendono sempre più urgenti strategie coordinate tra Unione europea e Stati africani e l'adozione di adeguate misure di carattere umanitario per impedire che questi migranti ricorrano a trafficanti senza scrupoli».
Poi un'affermazione che nasce dalle forti impressioni riportate da Benedetto XVI nel viaggio dal 17 al 23 marzo in Camerun e Angola: «Mentre prego per le vittime perché il Signore le accolga nella sua pace, vorrei osservare che questo problema, ulteriormente aggravato dalla crisi globale, troverà soluzione solo quando le popolazioni africane, con l'aiuto della comunità internazionale, potranno affrancarsi dalla miseria e dalle guerre».
Nell'omelia alla Messa in piazza San Pietro, anche in occasione della XXVI Giornata mondiale della gioventù, il Pontefice sottolinea come «non esista una vita riuscita senza sacrificio.
Se getto uno sguardo retrospettivo sulla mia vita personale, devo dire che proprio i momenti in cui ho detto "sì" a una rinuncia sono stati i momenti grandi e importanti della mia vita». Sottolinea come «l'universalità e la cattolicità della Chiesa derivano anche dalla rinuncia a porre come assoluto se stessi. Ciò richiede che tutti ci accogliamo a vicenda rinunciando a qualcosa di nostro».
Commentando la «Passione del Signore» e la sofferenza di Cristo nell'orto degli ulivi, Benedetto XVI ricorda come Gesù stesso si sentisse spinto «a chiedere al Padre che gli fosse risparmiato il terrore della Passione. Anche noi possiamo pregare in questo modo. Anche noi possiamo lamentarci davanti al Signore come Giobbe, presentargli tutte le nostre domande che, di fronte all'ingiustizia nel mondo e alla difficoltà del nostro io, emergono in noi. Davanti a Dio non dobbiamo rifugiarci in pie frasi o in un mondo fittizio. Pregare significa anche lottare con Dio, e come Giacobbe possiamo dirgli: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto"».
I drammi umani e sociali che la crisi solleva a livello planetario sono al centro della Settimana Santa. Per esempio la violenza che dilania gruppi etnici e religiosi e i conflitti innescati da interessi economici sono tra i temi di meditazione nella «Via Crucis» del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal Papa, che ne ha affidato la stesura al salesiano monsignor Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati in India, diocesi di appena 50 mila cattolici su 6 milioni di abitanti: «Quando le cattive notizie si susseguono e siamo oppressi dall'ansia, quando la disgrazia scoraggia, la nostra fede è messa alla prova».
Commentando la lettera del Papa al premier britannico Gordon Brown, in occasione del vertice del G20 a Londra, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ricorda ai Paesi ricchi che dalla crisi non si può uscire lasciando indietro i Paesi poveri e i deboli: «Sarebbe illusorio pensare di uscire dalla crisi lasciando al margine chi ne soffre di più e che ha una voce più debole». Perciò occorre «la fattiva fiducia negli uomini e nelle donne più povere». Questa «è la prova che si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e che si vuole evitare il ripetersi di situazioni come quelle che ci tocca vivere». E rivela: «Di ritorno dall'Africa, Benedetto XVI porta negli occhi e nel cuore i problemi drammatici e la povertà di quel continente, ma anche la volontà di vivere e la speranza di riscatto dei suoi abitanti, e ammonisce i ricchi che non devono costruire il futuro senza tener conto dei poveri». Anche il Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, in vista del G8 che si svolgerà dall'8 al 10 luglio alla Maddalena in Sardegna, ricorda che ai disoccupati «va garantito un livello di reddito e di sicurezza perché il principio della dignità della persona va sempre difeso. Mettere il lavoro al centro del dibattito internazionale è quanto mai opportuno perché la crisi è stata causata da una gestione globalizzata delle finanze che ha mirato solo al profitto e non al bene comune e alla dignità della persona».

© Copyright Eco di Bergamo, 6 aprile 2009

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