venerdì 8 maggio 2009

Giordania porta d'ingresso della chiesa nel dialogo con l'islam (Il Foglio)


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Giordania porta d'ingresso della chiesa nel dialogo con l'islam

Benedetto XVI è giunto ad Amman nel primo pomeriggio di oggi. Il suo pellegrinaggio sui “luoghi santificati dalla vita di Gesù” comincia dalla Giordania.
E’ la parte più light del viaggio, meno carica di attese e rischi rispetto ai giorni in Israele e nei Territori palestinesi. Ma in Giordania il Papa affronta uno dei temi centrali della sua visita in Terra Santa.
Tolta la politica, che suo malgrado sarà una chiave ricorrente nella lettura di gesti e discorsi, sono tre i livelli che caratterizzano il viaggio: i cristiani del medio oriente, il dialogo interreligioso e quello ecumenico. Non a caso infatti Benedetto XVI si fa accompagnare da tre cardinali come Tauran, Kasper e Sandri.
Quest’ultimo, prefetto della Congregazione per le chiese orientali, non viaggia con il Papa e lo raggiungerà poi. Walter Kasper, responsabile del dicastero per l’unità dei cristiani e della commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ha un terreno di competenza più centrato su Israele e Palestina.
Nei giorni di Amman quello che dovrebbe trovarsi più a suo agio sarà Tauran.
Presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinale francese è al centro dei rapporti che la Santa Sede sta intessendo da tempo con il mondo musulmano. E la Giordania è ormai la principale porta d’ingresso della chiesa per il dialogo con l’islam. Da lì arriva la lettera “Una parola comune tra noi e voi” indirizzata da 138 intellettuali musulmani ai leader del cristianesimo e subito raccolta dal Papa come un invito ad aprire un confronto serio con l’islam.
Promotore dell’iniziativa, la prima del genere tra i fedeli del Corano, è stato quel principe Ghazi bin Muhammad bin Talal che Benedetto XVI avrà modo di incontrare assieme al re Abdullah II, di cui è inviato e consulente speciale. Cosa dirà loro il Papa? Innanzitutto confermerà l’intenzione di proseguire lungo la strada aperta con il primo forum cattolico-islamico del novembre scorso.
Le parole d’ordine saranno: rispetto per la vita e per la dignità di ogni persona, parità uomo o donna, rispetto per la libertà di coscienza e di religione sia nel privato sia nel pubblico. La Giordania è uno dei terreni più propizi per ribadire certi concetti. Ci vivono poco più di 100 mila cattolici, meno del 2 per cento dei quasi sei mila abitanti. Le proporzioni rispecchiano quella dei fedeli di Israele e Territori palestinesi, solo che le condizioni di vita sono diverse. Nonostante valga il principio per cui la legge dello stato non può contraddire la sharia, la convivenza tra i cristiani e musulmani è un dato acquisito. Non si può certo parlare di rose e fiori, ma anche lo stesso concetto di dialogo interreligioso sembra quasi eccessivo.
Nel piccolo regno ashemita Benedetto XVI porrà la prima pietra dell’Università cattolica di Madaba, la prima del paese. Al suo fianco ci sarà già monsignor Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, che avrà giurisdizione sull’ateneo e che è giordano di nascita. Anche in Israele e Territori palestinesi la chiesa ha scuole e opere caritative, più che in Giordania, ma faticano a contribuire a quella “pedagogia della pace” che il Vaticano intende portare avanti là dove i cristiani sono minoranza.
Il Papa andrà poi alla moschea al-Hussein bin-Talal, bissando così la visita alla moschea blu di Istanbul e doppiando Giovanni Paolo II che durante il suo pontificato entrò “solo” in quella degli Ommayadi di Damasco. E’ un fatto non secondario se si pensa alle polemiche del dopo Ratisbona, con cui si voleva chiuso per sempre il dialogo tra cristianesimo e islam. Davanti ad al-Hussein bin-Talal Benedetto XVI incontrerà i capi religiosi musulmani, il corpo diplomatico e i rettori delle università giordane.
A loro terrà uno dei suoi sette discorsi previsti in Giordania. Non forzerà la mano. Lontano dai talebani che si scagliano contro il proselitismo protestante, Benedetto XVI vuole proseguire lungo la strada di “grandi progressi nel dialogo e nello scambio culturale” di cui lui stesso ha parlato prima di partire per la Terra Santa. E’ il dialogo interreligioso che questo Papa sta modellando secondo una nuova immagine e in cui trova spazio anche una rivoluzione per il mondo islamico.
Il dialogo si fa in tre: cristiani, musulmani ed ebrei.

© Copyright Il Foglio, 8 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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