giovedì 4 giugno 2009

Don Bux e Don Vitiello: Riprendiamo ad annunciare la Grazia, più potente della debolezza umana! (Fides)


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Riprendiamo ad annunciare la Grazia, più potente della debolezza umana!

Città del Vaticano (Agenzia Fides)

«Pietro, primo degli apostoli, ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli.
Con esse lega e scioglie i peccati di tutti i santi, congiunti inseparabilmente al corpo di Cristo, ed indica ai fedeli la giusta rotta da seguire in questa vita agitata da tutte le tempeste. Invece Giovanni,l’evangelista, posò il capo sul petto di Cristo.
Il gesto fa pensare al riposo dei santi, al riposo che troveranno in quel seno pienamente riparato dai flutti e segreto che è la vita beata”.
Sant’Agostino continua dicendo che non solo ai due apostoli ma “a tutti è aperta dal Signore stesso la fonte del Vangelo, perché tutti in tutta la terra bevano, ognuno secondo la propria capacità » (Trattati su Giovanni, 124, 7;CCL 36, 687).
Dobbiamo riflettere su questo ogni giorno, ogni volta che sperimentiamo il peccato, la nostra debolezza. Così non ci scandalizzeremo degli articoli e dei libri che circolano, per mettere alla berlina le “deficienze” vere o presunte di uomini di Chiesa, che forse hanno ceduto al Nemico.
Pietro con i suoi difetti e le sue paure amava profondamente Gesù, tanto da spargere il suo sangue per Lui e farsi crocifiggere a testa in giù, come dice la tradizione, perché non si riteneva degno di morire come il suo Signore!
Allora si capisce che quando la Chiesa “cade in rovina” – solo temporaneamente – a causa dei peccati dei suoi membri, il compito che urge è il ritorno alla Grazia.
E’ necessario che si moltiplichino compagnie, fraternità, amicizie, comunioni che conducano vita di povertà, castità e obbedienza soprattutto, e così si riporterà quasi inavvertitamente Gesù al centro e il Cristianesimo alla fede.
Come ha fatto san Francesco. E’ la via della santità, che Dio solitamente suscita in modo semplice, con compiti apparentemente insignificanti, movendo dal particolare all’universale.
Invece di “morderci e divorarci”, bisogna pensare ai tanti che non conoscono Dio, non conoscono Cristo, un nuovo paganesimo che si può fronteggiare solo annunciando e testimoniando l’amore di Dio. E’ necessario che vinciamo in noi la presunzione d’essere migliori degli altri. Invece, dovremmo domandarci – come ha scritto Benedetto XVI nella Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica del 10 marzo 2009 – se siamo disposti sempre di nuovo ad imparare la priorità suprema: l’amore!
Ma bisogna vincere la paura: quella che ci fa rimanere freddi e chiusi in noi stessi invece di abbracciare e stringere chi vuole amarci.
Per imparare ad amare dovremmo seguire il “metodo” di Gregorio di Nissa: «Se davvero l’amore riesce ad eliminare la paura e questa si trasforma in amore, allora si scoprirà che ciò che salva è proprio l’unità.
La salvezza sta infatti nel sentirsi tutti fusi nell’amore all’unico e vero bene mediante quella perfezione che si trova nella colomba…Il vincolo di questa unità è un’autentica gloria…Nessuno infatti può negare che lo Spirito Santo sia chiamato “gloria”(Gv 17,22) » (Omelie sul Cantico dei cantici, 15; PG 44, 1115.1117). Tale gloria si manifesta se, come Cristo, abbattiamo le mura della nostra resistenza all’amore e passiamo attraverso di Lui, anzi l’uno attraverso l’altro, nell’altro, come la lancia ha aperto il suo Cuore, accogliendo e ridonando. Questa è la verità dell’amore che vince ogni debolezza.
Anche Paolo è passato attraverso la medesima esperienza: “una spina nella carne” fu il modo con cui Dio umiliò la sua grandezza; ma la Grazia alleviò la sua ferita, facendolo dipendere da una comunione visibile, l’amicizia con chi gli mise accanto per la missione apostolica.
Dunque, va meditata la risposta del Signore all’Apostolo: “Ti basti la mia grazia, perché la potenza trionfa nella debolezza” (2 Cor 12,9).

© Copyright (Agenzia Fides 4/6/2009; righe 41, parole 598)

4 commenti:

Fabiola ha detto...

Don Bux e don Vitiello sono "grandi" come sempre. Colgono l'essenziale nella confusione dei tempi e lo indicano con chiarezza cristallina.
Forse non interessa a nessuno ma sono proprio fiera di poterli chiamare amici.

Anonimo ha detto...

Davvero uno scritto molto bello e direi commovente almeno per me che son parroco di campagna e so cos'è quella paura di cui parlano i due ottimi autori di questo e di altri preziosi scritti.Torniamo davvero a parlare della Grazia senza paura di essere derisi dai nostri ottimi superiori,e torniamo ad aprire le fonti della Grazia che loro hanno chiuso... chiuso con catechesi gnostiche,liturgie che non ci hanno condotto all'incontro col Signore,Sacramenti sui quali abbiamo spadroneggiato,imparando dai nostri Vescovi che in questo sono veri maestri(haimè in questo e in niente altro)vietando ai nostri fedeli di nutrire le loro anime e le nostre di dissetarsi e dissetarci alle divine sorgenti.
..se abbiam fame ecco Te Cibo,
se abbiam sete ,ecco Te fonte
ogni pane od acqua o vino
fuor che in te sapor non ha....
Coosì una bella canzone de Maestro Perpetuo della Sistina che cantavamo in seminario...poi è arrivata la Psicologia ed è stata cacciata fuori la Grazia ...Non dobbiamo avere paura dobbiamo essere SCUDI DEL SACRO CUORE e stare da cavalieri anche se non siamo piu' giovani ...cavalieri sulla breccia aperta dal soldato il venerdì Santo .Un parroco di campagna

Anonimo ha detto...

Che bella pagina,davvero un colpo d'ala che ci invita a chiamare le cose col loro nome e allo stesso tempo al ritotno alle sorgenti della Grazia....Mi ha commosso l'invito a formare comunioni,compagnie,fraternità che vivano in povertà ,castità,obbedienza,ne sono e ne siamo io ed altri amici sacerdoti assolutamnente convinti...ma tutto si ferma,si avvilisce,si perde davanti ai Vescovi che non amano questo "nuovo" ma ne hanno paura.Se ti va bene ti danno una pacca sulla spalla,e un sorriso,....e ti senti proprio tirato in giro e umiliato .E ti passa anche la paura perchè...và tutto bene.E loro,i vescovi,hanno fretta di correre a tagliar nastri,alla tv locale,alla riunione di pastorale...e i preti...ma chi se ne importa.Vogliono vivere insieme,cercano vie nuove per la santità,?passerà,passerà...Io non ci capisco proprio piu' niente.So però che LUI MI ACCOMPAGNA CON LA SUA SANTA GRAZIA.Preghiamo e pregate per me e per questi amici perchè non abbiamo ad avere troppa paura dei lupi e possiamo coronare il nostro sogno,un parroco di campagna.

Anonimo ha detto...

Ci sono persone che riscoprono Dio da adulti e desiderano votarsi completamente al Signore, rinunciando a tutto e vivendo una sequela integrale in povertà, castità ed obbedienza. Vanno a bussare alla Chiesa e trovano per lo più porte sbattute in faccia perchè i loro santi propositi venogno letti come delle follie o delle eccentricità, secondo le logiche del mondo.
Allora si fanno delle vie di consacrazione "fai da te" con tutti i rischi del caso e vanificando in gran parte la potenza di testimonianza della Grazia.
Nei Santuari è facile incontrare di queste esperienze.
Ad esempio, perchè c'è tanta chiusura alle vocazioni femminili adulte?
Eppure il Vangelo ci mostra che le donne che seguivano Gesù e servivano Lui e gli apostoli non erano tutte verginelle, ma c'erano donne di tutti i tipi: madri di famiglia, donne facoltose, mogli illustri come Giovanna, donne vissute come S.Maria Maddalenza..
Troppi nella Chiesa non credono più alla Grazia e spengono lo Spirito.