mercoledì 26 agosto 2009

Immigrazione, quelle stoccate tra l’arcivescovo e Calderoli (Tornielli)


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La polemica
Immigrazione, quelle stoccate tra l’arcivescovo e Calderoli


di Andrea Tornielli

Il contrasto tra Lega Nord e Vaticano sull’immigrazione continua a infiammare gli animi. L’arcivescovo Antonio Maria Vegliò ha replicato ieri alle dure parole del ministro Roberto Calderoli il quale nei giorni scorsi aveva detto che le posizioni del prelato «non sono quelle del Vaticano e della Cei, da cui, anzi, spesso, lo stesso Vegliò è stato smentito».
Calderoli aveva anche aggiunto che proprio la posizione di apertura espressa dall’arcivescovo finiva per illudere i migranti che tentano di arrivare in Italia e poi annegano.
Monsignor Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti, ha avuto gioco facile nello smentire entrambe le affermazioni: «Con tutto il rispetto possibile e per amore di verità, vorrei asserire - si legge in una sua nota - che come capo dicastero ho il grande onore di fare dichiarazioni a nome della Santa Sede; mai sono stato contraddetto dalla Santa Sede; mai sono stato contraddetto dalla Conferenza episcopale italiana».
In effetti, è vero che per due volte la Sala Stampa della Santa Sede aveva preso le distanze dalle dichiarazioni di un prelato sull’immigrazione, ma si trattava delle parole del vice di Vegliò, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario dello stesso Pontificio Consiglio, le cui «autorevoli opinioni» sul ddl sicurezza non andavano attribuite al Vaticano.
Vegliò ha rispedito poi al mittente anche il resto del polemico messaggio di Calderoli: «È inaccettabile e offensivo - si legge nel testo di Vegliò - quanto viene riportato nella dichiarazione del ministro, quasi che io sia responsabile della morte di tanti poveri esseri umani, inghiottiti dalle acque del Mediterraneo. La mia dichiarazione partiva solo da un fatto concreto, tragico: la morte di tante persone, senza accuse, ma chiamando tutti alla propria responsabilità».
La replica puntuale e meditata a Calderoli (che non cita, invece, la battuta di Bossi sul Vaticano che dovrebbe aprire i suoi confini per accogliere gli immigrati) è stata provocata dall’errata insinuazione del ministro sul fatto che Vegliò, «ministro» del Papa per i migranti, parlasse senza essere «coperto» dalla Santa Sede.
Ma ieri nuove bordate sono arrivate dal Carroccio sui sacri palazzi: il presidente dei deputati della Lega, Roberto Cota, ha attaccato l’arcivescovo Marchetto, che in un saggio sulla rivista giuridica online statunitense Jurist ha definito il reato di immigrazione clandestina «il peccato originale della legislazione sulle migrazioni». Parole, secondo Cota, «espressione di un pregiudizio politico» che «non hanno nulla di religioso. Chi parla così sono i soliti che qualcuno definisce cattocomunisti. Marchetto si sta esercitando nell’invenzione di comandamenti senza averne l’autorità».
Giudizi che colgono poco nel segno, dato che proprio il presunto «cattocomunista» Marchetto è stato autore di un polemico e puntuale controcanto alla Storia del Concilio Vaticano II diretta da Giuseppe Alberigo e svolta nel solco di Dossetti dalla scuola bolognese.
In serata si è aggiunto al coro il capogruppo leghista al Comune di Milano, Matteo Salvini, che su Vegliò ha sentenziato: «Ofelè fa el tò mestè», ovvero pasticciere fa il tuo mestiere. «I monsignori fanno i monsignori - ha aggiunto - e si preoccupano delle chiese mezze vuote, i ministri fanno i ministri».
Di tutt’altro stile e tono le parole del ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Ho grande rispetto della Chiesa, capisco la sua missione a cui mi inchino, perché è quella della carità che deve essere esercitata nei confronti di tutti, ma poi c’è una missione diversa, che è quella di chi ha il dovere, prima che il diritto, di far rispettare la legge».
È stata infine smentita la presenza del premier Berlusconi a Viterbo il 6 ottobre, per la messa del Papa. Nessuna comunicazione o richiesta in questo senso è mai giunta in Vaticano.
Berlusconi sarà invece all’Aquila venerdì, alla festa della Perdonanza celebrata dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Il premier e il porporato dovrebbero poi cenare insieme a casa del vescovo. Sarà l’occasione per un faccia a faccia e anche se l’incontro non nasce dalla volontà di affrontare lo stato dei rapporti bilaterali si può star certi che in quell’occasione si cercherà di gettare acqua sul fuoco delle polemiche di fine agosto sull’immigrazione.

© Copyright Il Giornale, 26 agosto 2009 consultabile online anche qui.

Vi diro' la verita', cari amici: provo un certo disagio nel leggere queste polemiche fra alcuni politici e un membro della curia.
Doveva essere la sala stampa a prendere le difese del prelato visto che in altre occasioni (vedi riforma liturgica) e' stata velocissima nel fare precisazioni.
La macchina comunicativa della Santa Sede e' ancora inceppata.
C'e' da augurarsi che cambi qualcosa e...a breve!
Non vorremmo che si ripetessero le gaffes e gli scivoloni di gennaio e febbraio.
In quel caso fu il Papa ad assumersi ogni responsabilita' nella lettera ai vescovi ma, in questo caso, la "festa" non potrebbe continuare.
Detto cio', i politici non possono permettersi di offendere un arcivescovo della curia romana accusandolo addirittura di "cattocomunismo". Chi conosce l'opera di Mons. Marchetto sul Concilio sa quanto sia assurda questa affermazione.
E' quindi auspicabile che i politici (soprattutto se ministri) abbiano piu' rispetto per la Chiesa Cattolica e non cadano nel solito equivoco: esaltare una posizione quando fa comodo, condannarla quando crea qualche difficolta'.
Il mio disagio e' massimo quando leggo articoli di certi giornali che esaltano la posizione della Chiesa solo quando puo' essere interpretata in chiave antigovernativa.
Non mi piace il titolo del Manifesto: "Di santa ragione". Non posso dimenticare il titolone di questo giornale del 20 aprile 2005, per cui vedere che proprio questa testata esalta le parole di Mons. Vegliò mi crea un disagio notevole.
Stesso dicasi per altri quotidiani di analoga ispirazione ideologica, in particolare per uno che solo qualche giorno fa pubblicava un articolo offensivo verso il Santo Padre.
E' strano come si parli di ingerenza quando la Chiesa parla di vita e di morte e si decida di "benedire" la "gamba tesa" quando fa comodo.
Vale sia per la maggioranza che per l'opposizione...
Sono contenta che sara' Gianni Letta ad accogliere il Papa a Viterbo (clicca qui), mi piace molto meno la cena del premier con il cardinale Bertone, soprattutto in questo momento.
.
R.

6 commenti:

mariateresa ha detto...

sono d'accordo con te, il disagio è anche mio. Non dobbiamo mai dimenticare che la politica in Italia è diventata una macchietta.
E certi spettacoli ne danno conferma. Ma ve la dico tutta: in genere gli articoli che parlano di queste cose li salto come un canguro.Giusto per non perdere il mio tempo e per salvaguardare i miei succhi gastrici.

Raffaella ha detto...

Ciao Mariateresa :-)
Non potrei essere piu' d'accordo eheheheh
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

La politica fa pena e i politici sembrano galline che si beccano o pavoni che vogliono solo mettersi in mostra e vogliono farsi vedere con il Papa solo per avere il favore della gente. Mi tornano alla mente le parole del profeta Gioele che si leggono all'inizio della Quaresima: "laceratevi il cuore non le vesti!...."

euge ha detto...

La cena tra il premier ed il card. Bertone è veramente imbarazzante.
Credo che il disagio lo èproviamo un pò tutti. Anonimo ha ragione quando dice che certi personaggi aspirano a farsi vede con il Papa solo per raccogliere il favore della gente.
Che teatrino da quattro soldi questa politica italiana.

Anonimo ha detto...

Certo ragazzi che siamo proprio messi male in quanto a esponenti politici. Mi domando cosa deve ancora succedere perchè determinati figuri bipartisan vengano finalmente spazzati via e sostituiti da personaggi, non dico eccelsi, ma quantomeno decenti. Concordo sul disagio riguardo la cena post Perdonanza.
Alessia

un passante ha detto...

Suvvia..quattro chiacchiere caritatevoli, davanti ad un piatto di spaghetti non si negano a nessuno

«Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». (31)Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; (32)io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».

Certo, se i potenti facessero i mea culpa in privato, come noi comuni mortali, sarebbe meglio, ma è anche vero che i loro peccati diventano facilmente pubblici, così come le relative condanne, dalle colonne dei confessionali..pardon.., giornali...
E poi,nel giugno 2007 Prodi ad Assisi pranzò col Papa
E anche lui in qualche modo "difettava" sulla morale cattolica della famiglia, visto che Berlusconi lo fa in prima persona, Prodi attraverso l'allora disegno di legge sui dico.