giovedì 13 agosto 2009

Lettera del Papa per il millennio della diocesi ungherese di Pécs. Le radici cristiane dell’Europa nel magistero di Benedetto XVI (Radio Vaticana)


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Lettera del Papa per il millennio della diocesi ungherese di Pécs. Le radici cristiane dell’Europa nel magistero di Benedetto XVI

Un’occasione propizia affinché i fedeli mostrino una rinnovata fede e un particolare amore per la Chiesa e il Vangelo: è quanto scrive il Papa nella Lettera al cardinale Christoph Schoenborn, suo Inviato Speciale alle celebrazioni per il Millennio della diocesi ungherese di Pécs. L’arcivescovo di Vienna sarà dunque a Pécs il 23 agosto prossimo per celebrare i mille anni dell’istituzione della diocesi, denominata anche delle “Cinque Chiese”, avvenuta durante il Pontificato di Papa Sergio IV. Un evento che mostra quanto il Vangelo sia radicato nella storia di tutta l’Europa e che ci offre l’opportunità di riprendere alcune meditazioni di Benedetto XVI sulle radici cristiane del Vecchio Continente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Europa sii te stessa: dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI esorta i popoli europei a non dimenticare le proprie radici cristiane. Un patrimonio inestimabile, una riserva di valori che anche oggi rappresenta un solido fondamento per la costruzione dell’Europa unita.
Senza memoria non c’è futuro, sottolinea il Papa incontrando i vescovi della Comece, in occasione del 50.mo anniversario dei trattati di Roma, il 24 marzo 2007:

“Non si può pensare di edificare un’autentica 'casa comune' europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa. Tali valori, che costituiscono l’anima del Continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio come 'fermento' di civiltà”.

Per non perdersi, l’Europa deve volgere lo sguardo a Cristo: è questo il messaggio che il Papa lancia nel suo viaggio apostolico in Austria, al Santuario di Mariazell, nel settembre del 2007:

“Come dimenticare che l’Europa è portatrice di una tradizione di pensiero che tiene legate fede, ragione e sentimento? Illustri filosofi, anche indipendentemente dalla fede, hanno riconosciuto il ruolo centrale svolto dal cristianesimo per preservare la coscienza moderna da derive nichilistiche o fondamentalistiche”. (Udienza generale 12 settembre 2007)

Recentemente il Papa torna a parlare delle radici cristiane dell’Europa nella sua visita all’Abbazia benedettina di Montecassino. Benedetto XVI rammenta che la cultura europea si basa sulla ricerca di Dio e sottolinea l’attualità del motto benedettino: “Ora et labora et lege”, “Preghiera, lavoro e cultura”:

“Nella vostra Abbazia si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo”.

Richiamare le radici cristiane, sottolineare il valore del messaggio evangelico per la vita dell’Europa non mette in pericolo la dimensione di una “sana laicità”. Il Papa lo ribadisce nel suo viaggio pastorale in Francia, nel settembre dell’anno scorso:
“Il est en effet fondamental, d’une part, d’insister..”

“E’ fondamentale – avverte il Papa - da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte, prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società". Laicità, dunque, non significa riduzione della fede ad esperienza privata, intimista. Ciò vale in ogni ambito della vita, scuola compresa:

"La sana laicità della scuola, come delle altre istituzioni dello Stato, non implica infatti una chiusura alla Trascendenza e una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla base di un’autentica formazione della persona”.

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