domenica 13 settembre 2009

Il Papa: Nella società civile e anche nella Chiesa chi ha responsabilità non di rado lavora per sé (Cardinale)


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ASSIEME A PIETRO

Il Papa: serviamo Dio con fedeltà, prudenza, bontà

Nella società civile e anche nella Chiesa chi ha responsabilità non di rado lavora per sé

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Fedele, prudente e buono: così deve es­sere il vescovo.
Lo ribadisce Benedet­to XVI, durante la celebrazione per le ordinazioni episcopali di cinque nuovi pre­suli, tutti italiani, celebrata ieri mattina in San Pietro.
Tre sono ecclesiastici della diplomazia pon­tificia: il milanese Gabriele Giordano Cac­cia, che da «assessore» in Segreteria di Sta­to è diventato nunzio apostolico in Libano, il vicentino Pietro Parolin, che da «vice-mi­nistro degli esteri» della Santa Sede è ora rappresentante pontificio in Venezuela e il pugliese Franco Coppola, che da officiale della «Farnesina» vaticana è stato nomina­to nunzio in Burundi. Gli altri due sono il bergamasco Raffaello Martinelli, che da ca­po ufficio della Congregazione per la dot­trina della fede è diventato vescovo di Fra­scati e il piacentino Giorgio Corbellini, che da vice-se­gretario del Governatorato vaticano è stato nominato presidente Ufficio Lavoro della Sede Apostolica.
Co-consacranti dei nuovi vescovi, a fianco del Papa, sono stati i cardinali Tarci­sio Bertone, segretario di stato, e lo statunitense Wil­liam J. Levada, prefetto del­l’ex Sant’Uffizio. Alla ceri­monia partecipano anche una ventina di porporati, tra cui il decano del Sacro Collegio, Angelo So­dano e numerosi vescovi. Presenti anche membri del corpo diplomatico, tra cui il de­cano, l’ambasciatore dell’Honduras A­lejandro E. Valladares Lanza e molte auto­rità, civili ed ecclesiastiche, con numerosi fe­deli, provenienti dai luoghi legati alle origi­ni o ai destini pastorali dei nuovi vescovi.
Durante la suggestiva cerimonia, il Papa pronuncia una «appassionata omelia», co­me la definisce la Radio Vaticana, in cui au­spica che i vescovi non cerchino potere e prestigio ma si impegnino a condurre gli uomini verso Dio. Benedetto XVI, dopo a­ver ricordato, con san Paolo, i «litigi, che c’e­rano nella Chiesa di Corinto tra correnti di­verse che si riferivano ad apostoli diversi», sempre con san Paolo ribadisce che gli a­postoli, e i loro successori, devono essere «servi di Cristo e amministratori dei miste­ri di Dio». Il Papa a questo punto, prenden­do spunto da due parabole evangeliche, in­vita a «contemplare, con gli occhi di Gesù stesso», le tre caratteristiche che i servi, e quindi i vescovi, devono avere. La prima è la fedeltà. «Sappiamo come le cose nella so­cietà civile e, non di rado – sottolinea –, an­che nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita u­na responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità, per il bene comune».
La seconda è la prudenza («cosa diversa dal­l’astuzia », avverte il Papa). La terza è la bontà, «che cresce con l’unirsi interior­mente al Dio vivente». Nel corso della cerimonia della liturgia del­la consacrazione episcopale gli eletti, se­condo «l’antica tradizione dei santi padri» vengono pubblicamente interrogati dal Pa­pa sul «proposito di custodire la fede e di e­sercitare il proprio ministe­ro ». Così gli ordinandi riba­discono la promessa di vo­ler «custodire puro e inte­gro il deposito della fede, secondo la tradizione con­servata sempre e dovunque nella Chiesa fin dai tempi degli Apostoli».
Di voler «e­dificare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, perseve­rando nella sua unità, in­sieme con tutto l’ordine dei Vescovi, sotto l’autorità del successore del beato apo­stolo Pietro». Di voler «prestare fedeltà, sot­tomissione, obbedienza, secondo le pre­scrizioni canoniche, al beato apostolo Pie­tro ». Di voler «essere sempre misericordio­si, nel nome del Signore, verso i poveri e tut­ti i bisognosi di conforto e aiuto». Di voler «andare in cerca delle pecorelle smarrite, per riportarle all’ovile di Cristo». Di voler «e­sercitare in modo irreprensibile il ministe­ro del sommo sacerdozio».
Quella di ieri è stata la seconda consacra­zione episcopale di papa Ratzinger. La pre­cedente risale al 29 settembre 2007 (e quel giorno fece più notizia il contemporaneo cambio di direzione all’Osservatore Roma­no). In quel caso vennero consacrati sei pre­suli e l’omelia – nella festa dei Santi Miche­­le, Gabriele e Raffaele – ebbe come tema i vescovi come «'angeli' della loro Chiesa».

© Copyright Avvenire, 13 settembre 2009

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