mercoledì 16 settembre 2009

«Modernista» E Ratzinger fu costretto a tagliare la tesi (Vecchi)


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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:

«Modernista» E Ratzinger fu costretto a tagliare la tesi

di Gian Guido Vecchi

Studenti e teologi in erba si consolino: anche ai più grandi capita di avere problemi con le autorità accademiche, tipo il correlatore della tesi che ti costringe a presentarne solo la seconda parte.
Ma il tempo è galantuomo, magari all’autore capita di guidare per ventitré anni l’ex Sant’Uffizio e infine diventare Papa.
Benedetto XVI, domenica, ha avuto la soddisfazione di veder pubblicata, per la prima volta in edizione integrale, la tesi di abilitazione alla docenza consegnata nel 1955.
È un testo celebre, «La teologia della storia di San Bonaventura», uscito nel ’59 e tradotto nel mondo.
Solo che l’originale era più ampio: ed esce ora nel secondo volume delle Gesammelte Schriften di Ratzinger, le opere complete curate dal vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller e stampate da Herder.
Di fatto una prima edizione, accompagnata dalla prefazione che Benedetto XVI ha scritto in primavera e l’«Osservatore Romano» pubblica in anteprima oggi.
Il titolo completo è «Rivelazione e teologia della storia di San Bonaventura»: era la parte sulla Rivelazione ad aver creato problemi al giovane teologo accusato di «pericoloso modernismo».
E pensare che adesso Benedetto XVI scrive: «Mi sono reso conto che la questione dell’essenza della Rivelazione e il fatto di riproporla, che è il tema del libro, hanno ancora oggi una loro urgenza, forse anche maggiore che in passato».
Dopo la laurea su Agostino, era stato Gottlieb Söhngen, «il mio maestro», a suggerire di lavorare su Bonaventura. «Un compito difficile», ricorda il Papa: «Dimostrai subito che la teologia medievale non conosce neanche un termine per esprimere da un punto di vista contenutistico il nostro moderno concetto di Rivelazione». Di qui una raffinata ricerca sul linguaggio «per capire cosa Bonaventura intendesse per Rivelazione». Troppo ardita per il correlatore Michael Schmaus, «subito aspramente critico del lavoro», anche perché «era nota la sua rivalità con Söhngen», spiega sull’«Osservatore» il medievista Paolo Vian.
Il consiglio di facoltà invitò Ratzinger a tener conto delle «osservazioni» di Schmaus. Ratzinger, già docente, non aveva tempo per una revisione completa.
Così presentò solo la seconda parte, «pubblicamente difesa» in una seduta «memorabile».
Il Papa ha dedicato al fratello Georg l’«edizione storica» di quest’opera che non poté riprendere: «Rimandai il lavoro su Bonaventura al periodo successivo al pensionamento. Nel frattempo il Signore mi ha condotto lungo altre vie...».

© Copyright Corriere della sera, 16 settembre 2009 consultabile online anche qui.

13 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

Perché meraviglia tanto la definizione "modernista"? lo era, e lo è, sia in termini tecnici che in un senso più ampio.

La teologia di Ratzinger è una teologia postilluminista che ha assorbito e trasformato la grande tradizione filosofica tedesca e anche francese. Ratzinger e il pensiero antimodernista basato su un inutile ritiro in cima ad un'artificiale roccaforte denomimata neotomismo o neoscolastica sono incompatibili. I giovani negli anni 50 volevano respirare aria nuova, e per lui, cosa molto modernista, quest'aria la trovava nei padri della chiesa, in Agostino e nei seguaci agostiniani.

Ciò che fa di Ratzinger un modernista è la sua "scoperta" della "storia" e del fatto che il concetto ecclesiastico per "storia" è: tradizione.

Comunque sia: un tradizionalista duro (FSSPX e altri) non toccherebbe neanche con la pinza i libri di Ratzinger, e questo non solo perché all'epoca del concilio era uno dei grandi protagonisti mandato avanti dal suo vescovo-cardinale di referenza.

Dunque: il modernista non è colui che "rincorre le mode". Il "modernista" qui è colui che dalla modernità prende qualcosa e lo plasma. Un processo affascinante, e non sempre senza spine. E non sottovaluterei il fatto che un teologo del genere e di questo spessore sta seduto sulla cattedra di Pietro.

Solo chi non conosce la storia della filosofia e della teologia degli ultimi 250 anni può trovare "strana" la definizione "modernista". E in fondo, un giornalista non è tenuto ad aver seguito un corso di laurea in filosofia o teologia. ;-)

Anonimo ha detto...

Il punto e' quella tesi conteneva davvero errori modernistici o no??

Questo secondo me e' la questione.

Non il fatto che Ratzinger sia diventato Papa o fu a capo del sant'Uffizio, o il fatto che oggi tale testo sia pubblicato.

Anonimo ha detto...

Il modernismo inutile dirlo fu condannato. Anche se poi ha avuto successi straordinari. Penso pero' che tale successo fondi su piedi di argilla. E un giorno franera'.

Forse negli uomini sta' riemergendo con forza il desiderio di cio' che e' perenne.

La rivista SiSi NoNo, ha affrontato con coraggio il tema del pensiero filosofico di Ratzinger. E non posso rallegrarmene. Ora e' Papa.

Ma il suo passato formativo, non mi lascia tranquillo.

Alla finestra, guardo....

Gigi ha detto...

I giovani negli anni 50 volevano respirare aria nuova, e per lui, cosa molto modernista, quest'aria la trovava nei padri della chiesa, in Agostino e nei seguaci agostiniani.

Ciò che fa di Ratzinger un modernista è la sua "scoperta" della "storia" e del fatto che il concetto ecclesiastico per "storia" è: tradizione.

Ripartendo da questa parte del post di Seraphicus, mi piacerebbe sapere caro anonimo che cos'è che non ti lascia tranquillo riguardo al passato formativo di Ratzinger.
Trovo il tuo post, alquanto sibillino e riduttivo visto che, forse l'argomento richiede a mio avviso qualche approfondimento in più.
Vorrei anche capire bene che cosa intendi tu per modernismo.

Anonimo ha detto...

Non sono sibillino, ho cercato di esprimere con la dovuta prudenza, quello che penso anche alla luce di pubblici articoli.

Ed e' un percorso non propriamente classico.

Quali saranno gli effetti di questa formazione sui suoi atti magisteriali??


E qui stanno i miei timori...

Non posso che invitare gli interessati a leggere il pensiero della rivista antimodernista Sisi NoNo.

massimo ha detto...

bè io mi lmito a ringraziare,oggi Seraphicus per la sua interessantissima riflessione.
poi il mio solito invito,rendiamoci conto tutti viviamo un momento importante della chiesa,il Papa di oggi non è "normale"è un Papa-padre della chiesa e dottore.
io non ci sarò ma un giorno l'attuale papa sarà indicato come "dottore della chiesa" i suoi scritti saranno una "summa"....non penso di esagerare.
perciò mi godo il presente.un tempo di grazia.per tutti,con buona pace dei suoi detrattori.

Anonimo ha detto...

I cosidetti "detrattori", discutuno di testi, alla luce di una impostazione cattolica classica.

E lo hanno fatto con ogni riguardo.

Chiamarli detrattori e' eccessivo giacche' si limitavano ai contenuti e non alla persona

Anche Amerio era un detrattore perche' pensava e scriveva su testi di Giovanni Paolo II°???

Gigi ha detto...

Per anonimo delle 15.05.

Purtroppo, devo constatare che le tue non sono risposte mentre, le mie domanda aspettavano una precisa risposta. Rimangono molto vaghe e credo, che non si tratti di prudenza.
Inoltre, rimandare ad una rivista gli interessati, mi sembra come già ho esposto nel mio post riduttivo perchè un simile argomento, non si può liquidare con frasi vaghe ed articoli di riviste; considerando anche il fatto che per instaurare simili confronti, è necessario per quanto mi riguarda avere una adeguata preparazione sul tema. Altrimenti, si rischia di continuare a parlare con frasi vuote che sembrano più slogan che osservazioni pertinenti.
Caro massimo, condivido la tua posizione.

Anonimo ha detto...

Non vedo adesso cosa centri Giovanni Paolo II. vorrei anche ricordare che molti testi di Giovanni Paolo II furono scritti in collaborazione proprio con Ratzinger. Forse in pochi lo ricordano.

massimo ha detto...

mi devo spiegare,io non indico per detrattori nessuno delle persone che oggi hanno commentato questo articolo.non mi riferisco a persone qui.
non voglio entrare nello specifico non ne ho ancora lo spessore,io papa Ratzinger lo sto studiando da pochissimi anni,non ho ancora un baglio tale da fare confronti con altri autori autorevoli,di certo posso affermare però che la sua azione pastorale,l'omiletica,quello che ho letto finora mi affascina e mi fà crescere nella fede,che poi alla fine è la cosa che conta.per me papa Ratzinger è prima di tutto un punto di riferimento spirituale e il mio Pastore.
ciao

Cindy ha detto...

Ecco un buon argomento contro chi accusa il nostro Papa di essere un tradizionalista oscurantista!
Evviva!
Anche se questa storia era arci nota.
Questi incidenti accadono a gran parte dei laurendi e dottorandi!
Un episodio davvero umano!

Anonimo ha detto...

Anonimo, perché tanto timore a fidarti del grande uomo di Dio che è Papa Benedetto? Per il resto non posso che sottoscrivere le parole di massimo.
Alessia

El Cid ha detto...

Qualcuno incontentabile c'era anche nel 2001:
http://certitudes.free.fr/nrc08/nrc08106.htm

Il punto più pericoloso non è tanto nel testo del giovane Ratzinger (chi non è mai stato contagiato dall'ardente brama di novità: rerum novarum ...?), qunto nello slittamento esiziale del gioachismo moderato di Bonaventura, che esce dall'idea tradizionale e neotestamentaria del Cristo "fine della storia", al Cristo "centro della storia": i guai, nonostante una famosa prima enciclica papale, sono cominciati così.