lunedì 14 settembre 2009

Mons. Zimowski: «Farmaci negati: Paesi poveri a rischio disastro» (Bobbio...quando la professionalità è un tocco di classe)


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Il Papa: "Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita. Questa via è l’amore, che è l’espressione della vera fede. Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui" (Angelus)

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Il Papa: "La fedeltà del servo di Gesù Cristo consiste proprio anche nel fatto che egli non cerca di adeguare la fede alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna, e queste parole dobbiamo portare alla gente. Esse sono il bene più prezioso che ci è stato affidato. Una tale fedeltà non ha niente di sterile e di statico; è creativa...Fedeltà non è paura, ma è ispirata dall’amore e dal suo dinamismo" (Omelia Ordinazioni Episcopali)

Su segnalazione di Elisabetta leggiamo il seguente articolo di Alberto Bobbio che dimostra come la classe non sia acqua anche nel giornalismo.
Mi dispiace davvero che cosi' tanti quotidiani abbiano ripreso l'errore (voglio credere che sia solo un errore) dell'Ansa senza controllare le fonti.
L'articolo di Bobbio, quello di Vecchi e le agenzie di Izzo sono la dimostrazione che ci si puo' emancipare dalle note di agenzia
.
R.

«Farmaci negati: Paesi poveri a rischio disastro»

L'arcivescovo Zimowski rilancia l'allarme
«Non è considerato un mercato abbastanza ricco»


Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Non c'è nulla di nuovo nella posizione della Santa Sede circa il «rischio di disastro umanitario e sanitario mondiale» che colpisce soprattutto i Paesi più poveri e in particolare il continente africano.
Ieri a Poznan, in Polonia, l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, parlando al Congresso mondiale della Federazione internazionale dei farmacisti cattolici, ha ripreso una questione che sta a cuore da anni alla Chiesa cattolica e di cui si trovano tracce anche in molte encicliche sociali dei Pontefici.
La preoccupazione è quella relativa alla cosiddetta «sicurezza sanitaria», cioè la garanzia per tutti di accedere a farmaci di base che salvano la vita.
Il capodicastero vaticano ha denunciato nel suo discorso, rilanciato dalla Radio vaticana, che spesso «per motivi economici vengono trascurate le malattie tipiche dei Paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano ed uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco». Poi ha aggiunto: «Alcuni di questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici».
Il ragionamento di monsignor Zimowski intreccia due questioni, già ampiamente trattate da Benedetto XVI anche nel suo recente viaggio in Africa e contenute, con estrema profondità di analisi, per esempio nel documento di base del prossimo sinodo dei vescovi sull'Africa, che si svolge ad ottobre in Vaticano, consegnato ai vescovi africani da Ratzinger a Yaundé in Camerun. Sotto accusa va il mercato di big-pharma, che fa profitti nei Paesi ricchi, per evidenti motivi di disponibilità di spesa, e tralascia i Paesi poveri.
Gli esempi sono numerosi. È più conveniente vendere retrovirali per la cura dell'Aids negli Stati Uniti che in Africa. Così come non si riesce a trovare un vaccino efficace contro la malaria, nonostante qualche ricerca sia molto avanzata, perché i Paesi africani non hanno badget sanitari in grado di acquistarlo in grande quantità.
Ci sono poi altre malattie molto semplici, come il morbillo o la dissenteria, che mietono milioni di vittime in Africa, poiché è poco conveniente da parte delle grandi multinazionali farmaceutiche programmare la diffusione dei farmaci nei Paesi poveri. L'altra questione, sollevata da Zemowski, riguarda la cosiddetta «proprietà intellettuale» dei brevetti farmaceutici.
Solo da pochi anni e spesso con veri e propri colpi di mano alcuni Paesi hanno cercato di aggirare la gestione dei brevetti da parte di big-pharma. Alcuni farmaci infatti potrebbero essere prodotti a prezzi molto più convenienti nei Paesi poveri.
La Santa Sede in numerosi interventi, anche all'Onu, da anni insiste su queste priorità. Il discorso del capodicastero vaticano a Poznan lo ha solo ribadito.
Ma il vescovo ha anche denunciato il fatto che spesso quando si tratta di produrre farmaci per i Paesi poveri non si bada fino in fondo alla sicurezza delle medicine e si usano sostanze che si rivelano tossiche. Ma anche questa non è una novità, poiché negli ultimi anni sono stati denunciati vari casi, ad Haiti, per esempio, e in Nigeria.
In Africa arrivano spesso antibiotici scaduti e i medici locali e i medici missionari devono fare salti mortali con i dosaggi. E ciò può portare alla diffusione di ceppi batterici resistenti ai farmaci, con grave danno per la popolazione soprattutto infantile.
Neppure l'appello fatto ieri da Zelimowski ai farmacisti cattolici di non vendere medicine che vanno contro la vita è nuovo.
Il vescovo ha riportato di Benedetto XVI una frase di due anni fa e un'altra di Giovanni Paolo II.
Insomma è una questione di coerenza cristiana. Ma la cosa ha suscitato polemiche, come era già è avvenuto in passato quando i farmacisti cattolici hanno sollevato la questione dell'obiezione di coscienza per la vendita della cosiddetta «pillola del giorno dopo».
Sul tema della «coerenza cristiana» ieri Benedetto XVI ha parlato all'Angelus a Castelgandolfo, spiegando che non basta la fede a salvarsi, ma occorre anche una «vita retta» e un «amore puro e generoso» per il prossimo.

© Copyright Eco di Bergamo, 14 settembre 2009

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