giovedì 24 settembre 2009

Summorum Pontificum, pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine di San Luca, a Bologna. Intervista a don Alfredo Morselli (Zenit)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

Pellegrinaggio per la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

Intervista a don Alfredo Morselli, parroco di Stiatico e Casadio

di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 23 settembre 2009 (ZENIT.org).

I quattro sacerdoti che celebrano la “Messa gregoriana” a Bologna, per incarico del loro Arcivescovo, il Cardinale Carlo Caffarra, hanno promosso - insieme a diversi gruppi dell'Emilia Romagna - un pellegrinaggio regionale al Santuario della Beata Vergine di San Luca, a Bologna, per sabato 3 ottobre prossimo.

Il pellegrinaggio, che prevede la salita per il lungo portico del santuario recitando le tre corone del Santo Rosario (partenza in località Meloncello alle ore 9), si concluderà con la S. Messa (inizio ore 10.30) e la consacrazione dei fedeli stessi al Cuore Immacolato di Maria.
Verrà offerto al Santo Padre un bouquet spirituale di 10.000 Rosari e 1000 ore di adorazione eucaristica.

Informazioni più dettagliate si possono trovare sul sito "Hanc Igitur" (http://www.hancigitur.net/).

Per meglio conoscere obiettivi e finalità de pellegrinaggio, ZENIT ha intervistiato uno dei promotori, don Alfredo Morselli, parroco di Stiatico e Casadio, diocesi di Bologna.

Perché questa iniziativa?

Don Alfredo: Questa iniziativa è soprattutto un atto di devozione alla Madonna da parte dei fedeli che usufruiscono del motu proprio «Summorum Pontificum»: dobbiamo innanzi tutto farci santi e salvare la nostra anima: adattando le parole di Gesù, possiamo dire: "Che giova, infatti, all'uomo avere liberalizzata la Messa gregoriana, se poi perde la propria anima?": siccome - come dice il Montfort - la devozione a Maria è "via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all'unione con Nostro Signore nella quale consiste la perfezione del cristiano" (Vera devozione, 152), eccoci tutti a rifugiarci sotto la portezione della Vergine Santissima.

Cosa intendete per consacrazione al Cuore Immacolato di Maria?

Don Alfredo: San Giovanni ci dice che - raccogliendo l'invito del Salvatore morente - accolse "con sé" la Madonna (Gv 19,25); le parole greche tradotte "con sé", cioè "eis ta idia", indicano il cuore del discepolo: san Giovanni non prese solo la Madonna a casa sua, ma la accolse nel suo cuore come preziosa eredità del Maestro. Se potè fare tanto il discepolo, quanto più non lo fa continuamente la Madre? Ci accoglie e ci rigenera come cristiani "eis ta idia", nel suo Cuore Immacolato: accettiamo riconoscenti questo benedetto grembo della nostra rinascita cristiana! Dichiariamo che il Cuore Immacolato di Maria è l'atmosfera della nostra vita soprannaturale: il "nostro rifugio", come ha detto la Madonna a Fatima. E' provvidenziale che questo pellegrinaggio si svolga nella diocesi che fu retta dal Card. Lercaro, che tanto si prodigò perché, esattamente 50 anni fa, l'Italia fosse consacrata al Cuore Immacolato di Maria.

Avete rimarcato lo spirito di riparazione di questo pellegrinaggio: di cosa si tratta?

Don Alfredo: Anche qui niente di speciale o di qualcosa riservato ai cosiddetti "tradizionalisti": come dice la colletta della festa del Sacro Cuore, tutti i cristiani devono assolvere "il dovere di una giusta riparazione"; dobbiamo cioè associarci alla Passione di Cristo nell'espiare i nostri peccati e quelli di tutto il mondo. Abbiamo tratto le intenzioni particolari - per non mettere nulla di nostro -, dalla parole stesse del Papa.
Benedetto XVI ha scritto, nel vedere criticate la sua azione a favore dell'Unità della Chiesa: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco" (10-3-2009); e ancora: "La parola «fede adulta» negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori... E lo si presenta come coraggio»" (28-6-2009).
Il dovere di riparare per quanto il Papa ha amaramente constatato non è una cosa riservata ai "tradizionalisti", ma è un dovere di tutti i buoni cristiani.

Vi ritenete "tradizionalisti"? Che senso date a questa parola?

Don Alfredo: Se per "tradizionalista" si intende uno che ritiene congelata l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962, o persona attaccata delle forme in senso puramente estetizzante, niente è più lontano da noi. Se invece si intende che la fede non è un prodotto del pensiero del singolo, ma un assenso a qualcosa che prima la Chiesa riceve da Dio nel suo cuore, e poi, amando, "trasmette" ("tradit", da cui "tradizione"), allora il termine è pertinente a tutti i cattolici: ed è in questo senso che San Pio X diceva che i cattolici tout-court sono tradizionalisti (Cf. Enc. "Il fermo proposito")

Il pellegrinaggio è aperto a tutti i fedeli o solo a quelli che si avvalgono del motu proprio “Summorum Pontificum”?

Don Alfredo: Il pellegrinaggio è apertissimo a tutti: il Papa ha detto a chiare lettere che le due forme del rito romano devono coesistere insieme, e per coesistere - non da "separati in casa" - ci vuole una conoscenza reciproca e una mutua pre-comprensione favorevole. Spero proprio che partecipino tanti che, impressionati da un clima non favorevole, purtroppo hanno concepito timore nei confronti delle aperture del Santo Padre, e capiscano che niente è più infondato che temere una vera pace liturgica.

Come verranno organizzati i rosari e le ore di adorazione eucaristica?

Don Alfredo: I fedeli che vogliono, fanno sapere agli organizzatori quanti Rosari hanno recitato e quante ore di Adorazione hanno svolto; quando raggiungeremo circa 10.0000 Rosari e 1000 ore di Adorazione Eucaristica, informeremo il santo Padre. Vorrei far notare che le ore di Adorazione sono offerte per le vocazioni sacerdotali nelle rispettive Diocesi, perché i fedeli che assistono alla S. Messa gregoriana amano le proprie chiese particolari e i propri Pastori, nonostante tante opposizioni locali. Non è un segreto che il Motu proprio trovi spesso tanti ostacoli (non certo a Bologna): ciò non ci impedisce di amare le nostre diocesi.

L’appello per il pellegrinaggio è stato avanzato anche ad altre associazioni o gruppi ecclesiali?

Don Alfredo: L'appello è rivolto a tutti, e più di "tutti" non si può: anzi, saremmo contenti che venisse anche qualche non battezzato: chissà che non succeda qualcosa come a Hermman Cohen (1821-1871), che completò la sua conversione proprio dopo aver partecipato a una Messa: «A poco a poco - egli narrò al P. Ratisbonne -, i canti, le preghiere, la presenza - invisibile e pur sentita da me - d'una potenza sovrumana, cominciarono ad agitarmi, a turbarmi, a darmi un tremito; in una parola, la grazia divina si compiacque di colpirmi con tutta la sua forza. Al momento dell'elevazione, tutt'a un tratto, sentii esplodere, attraverso le mie pupille, un diluvio di lagrime che non cessarono di sgorgare con una copia voluttuosa sulle mie gote in fiamme... o momento indimenticabile per la salute della mia anima!» Hermann Cohen divenne poi Padre Agostino Maria del SS.mo Sacramento ...

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Questo si' che e' spirito di unita', di ubbidienza e di limpidezza!
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente un'iniziativa buona. L'unico dono che possio offrire è la preghiera. e' quello che chiede sempre la Madonna

SERAPHICUS ha detto...

Leggendo questa intervista un fulmine rischiara la mente che pensa piena di gratitudine: ecco, questa è la vita cattolica, questo è un pensiero cattolico, questa è la bellezza cattolica, questo è un frutto tutto evangelico, questo è ciò che vuole il Papa.

Potevo cominciare la giornata leggendo le parole calme di un parroco innamorato del suo ministero, del suo servizio, che parla dalle profondità di una fede vissuta, che invita a fare la cosa più cattolica possibile: essere in cammino sulla via della verità, con tutte le sue incognite, le ripide salite, sapendo che è già dato in dono il fine del sentiero. Le parole di Don Alfredo lasciano trasparire la calma di quel uomo che sa che a lui, indegno, è stato dato in dono il sommo che lo sprona di sforzarsi di più, di amare di più.

Mi piace che Don Alfredo ricorda Hermann Cohen, un uomo straordinario, piccolo, pieno di amore, un uomo eucaristico e grande esempio, un combattente della preghiera, un uomo che offre tanto per la meditazione di una parola tanto cara a Benedetto XVI: la conversione. (http://www.carmelitanescalze-concenedo.it/files/spiritualita/P.Agostino-H.Cohen.pdf).

Grazie per questa intervista, grazie per il pellegrinaggio (e che seguano tanti altri in molti parti d'Italia e del mondo), e un grazie speciale all'arcivescovo di Bologna per l'esempio di vero pastore che egli sa dare, qui e sempre.