martedì 13 ottobre 2009

Il mondo degli affamati si attende molto dalla Chiesa (Osservatore Romano)


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Il mondo degli affamati si attende molto dalla Chiesa

Il Papa il 16 novembre prossimo al vertice della Fao sulla sicurezza alimentare

Il mondo degli affamati si aspetta molto dalla Chiesa, dalla sua capacità di diffondere la dottrina sociale. Così come si aspetta molto dalla convergenza degli insegnamenti religiosi, "in particolare della Chiesa cattolica e dell'islam", nell'ottica della responsabilità sociale di una gestione razionale delle risorse a disposizione dell'umanità intera. È stato con un elogio all'azione dei missionari in Africa che Jacques Diouf, direttore dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), ha esordito nel pomeriggio di lunedì 12 ottobre, nel suo intervento a conclusione dei lavori della dodicesima congregazione generale dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. "Voglio sottolineare - ha ripetuto - l'azione della Chiesa cattolica e dell'islam nel vagliare una strategia d'azione che rispetti le persone e i beni di questo mondo, senza eccessi e senza sprechi".
Un impegno, quello della Chiesa cattolica, che sarà ribadito da Benedetto XVI lunedì 16 novembre prossimo, quando inaugurerà il vertice mondiale sulla sicurezza alimentare a Roma, nella sede della Fao. Un appuntamento rilevante considerando l'aggravarsi dell'insicurezza alimentare mondiale, che continua a essere una delle più pericolose minacce per l'umanità.
Diouf ne ha dato conto al Sinodo elencando i dati più recenti sul fenomeno, raccolti dalla Fao. Ha fatto notare che, nonostante nell'ormai lontano 1996 per la prima volta il vertice mondiale sull'alimentazione si impegnò a dimezzare la sotto-alimentazione del pianeta, le statistiche più recenti non mostrano segni di miglioramento. E rispondendo a quanti cercano di indicare come causa del fallimento dei programmi alimentari l'aumento della popolazione, Diouf ha smentito nel modo più assoluto ogni possibile accostamento in questo senso. Ha indicato invece una serie di mancanze di cui soffrono tanti Paesi, da quella dell'acqua, all'assoluta indisponibilità di tecnologie, di una benché minima organizzazione strutturale. Ed è impossibile, ha ribadito, vincere la fame e la povertà in Africa senza aumentare la produttività agricola. Per avere un'idea di quanto affermato dal direttore, basti pensare che in America il solo 4 per cento della popolazione che si occupa di agricoltura, produce per il restante 96 per cento. Mentre nei Paesi poveri l'86 per cento della popolazione impegnata in lavori agricoli non riesce neppure a sfamare sé stessa. Dunque il problema del rapporto fame-aumento della popolazione è un falso problema, poiché, come ha ripetuto Diouf rispondendo a un'altra domanda di un padre sinodale, questa volta sugli ogm, è una questione di disponibilità di risorse e di sementi buone e non avariate o improduttive, di strutture per la conservazione. In sostanza la riaffermazione di quanto aveva detto poco prima nel suo discorso ufficiale: "Una visione di un mondo libero dalla fame è possibile solo se esiste una volontà politica ai livelli più alti". E per la formazione di questa volontà una grande fiducia è riposta proprio in quelle "grandi forze spirituali e morali" che ha ribadito il direttore generale della Fao "sono per noi un sostegno inestimabile".
Martedì mattina, tredicesima congregazione, presenti 219 padri sinodali, il presidente delegato di turno era il cardinale Arinze. Ci sono stati 27 interventi. Anche questa mattina si è rinnovato l'appello per l'abolizione della pena di morte laddove ancora è praticata.
Tra gli intervenuti, Monsignor Joachim Kouraleyo Tarounga, vescovo di Moundou in Ciad, ha sottolineato gli effetti collaterali negativi dell'assistenzialismo. Contare su un benefattore per ogni necessità - ha detto - rende pigri. L'aiuto deve essere teso a rendere autosufficienti le giovani generazioni locali, e non abituarle ad aspettarsi la risoluzione dei problemi dall'esterno. Dello stesso avviso monsignor Matthias N'Gartéri Mayadi, arcivescovo di N'Djaména, che ha parlato della difficile situazione politica del Ciad. Monsignor John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, in Uganda, ha parlato della piaga dei bambini soldato, purtroppo molto diffusa negli ultimi anni nella sua diocesi; secondo stime recenti dai 20 ai 30 mila bambini hanno subito questa terribile violenza che "grida vendetta agli occhi di Dio".

(©L'Osservatore Romano - 14 ottobre 2009)

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