sabato 24 ottobre 2009

Incontro riservato fra Benedetto XVI e Gianni Letta (Tornielli)


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Faccia a faccia segreto tra il Papa e Letta

di Andrea Tornielli

Roma Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. L’incontro, secondo le fonti al di qua e al di là del Tevere, è stato lungo e cordiale, ed è avvenuto nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso. Top secret i contenuti del colloquio fra il più influente «uomo macchina» del governo Berlusconi e il Pontefice, il primo così lungo dopo il caso Boffo, le polemiche sui respingimenti e sulla vita privata del premier.
L’auto blu del sottosegretario è stata vista arrivare nel Cortile di San Damaso alcuni minuti prima delle 18 di mercoledì, giornata nella quale Papa Ratzinger aveva tenuto, in mattinata, la consueta udienza generale in Piazza San Pietro. Ad accogliere Letta c’era il reggente della Casa pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, che lo ha accompagnato all’incontro con il Pontefice. Benedetto XVI e il sottosegretario sono rimasti a colloquio per circa tre quarti d’ora. L’auto blu è stata vista uscire dal Vaticano poco prima delle 19.
L’incontro di mercoledì s’inserisce nella normale trama di contatti tra Vaticano e governo e attesta la serenità dei rapporti tra l’Italia e la Santa Sede. Che cosa si sono detti Letta e il Pontefice, nel lungo dialogo a tu per tu? Non è dato di saperlo, è possibile formulare soltanto delle ipotesi, essendosi trattato di un’udienza privata e informale, senza alcun comunicato. Un’ipotesi riguarda la rassicurazione da parte di Letta sull’attenzione che il governo e l’attuale maggioranza intendono avere nei confronti di alcuni temi sensibili che stanno a cuore alla Chiesa. È possibile che il sottosegretario abbia spiegato che cosa il governo ha fatto e ha intenzione di fare ad esempio in materia di immigrazione e respingimenti, una questione che durante l’estate aveva visto infiammarsi la polemica della Lega Nord contro alcuni esponenti della Santa Sede, così come non si può escludere che si sia parlato di testamento biologico. Non si può escludere, inoltre, che si sia accennato alle polemiche sollevate dal caso Boffo. Così come si può ipotizzare che Letta abbia informato il Papa sulla situazione politica italiana, una situazione che al momento appare confusa, con le evidenti tensioni ormai all’ordine del giorno.
Più difficile, ma non impossibile, ovviamente, che il colloquio abbia toccato anche temi di politica internazionale.
Non è un mistero che Gianni Letta, nominato l’anno scorso «gentiluomo di Sua Santità», sia molto stimato nei sacri palazzi e abbia rappresentato in questi anni l’interfaccia più autorevole tra le due sponde del Tevere durante il mandato dei governi di centrodestra. Come si ricorderà, nel pieno della bufera provocata dal caso Boffo, il sottosegretario lo scorso 6 settembre aveva salutato Ratzinger per qualche minuto al termine della messa celebrata a Viterbo, nella sacrestia sotto l’altare. Successivamente, era stato grazie al suo paziente lavoro diplomatico se il presidente del Consiglio, di ritorno da un vertice negli Usa, con una deviazione programmata, invece di atterrare a Milano come previsto aveva fatto scalo all’aeroporto di Ciampino, e aveva potuto attendere il Pontefice che si imbarcava sul volo che lo avrebbe portato a Praga, per accoglierlo e salutarlo. Anche in quel caso, Letta seguiva a poca distanza, e la cordialità espressa dal Papa nel vedere il premier – le sue parole erano state catturate dalle telecamere – aveva sancito il definitivo superamento dell’imbarazzo che nelle settimane precedenti aveva visto annullata, di comune accordo con la Santa Sede, la presenza di Berlusconi all’Aquila, per la festa della Perdonanza, celebrata dal primo collaboratore di Ratzinger, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Un altro significativo passo in questo cammino è quello avvenuto a Palazzo Venezia lo scorso 7 ottobre, in occasione dell’inaugurazione della mostra «Il Potere e la Grazia», sui santi patroni d’Europa, alla quale avevano partecipato sia Berlusconi che Bertone, come pure il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Il quella occasione il Segretario di Stato aveva detto che «per aiutare i nostri contemporanei a costruire vite cariche di senso non bastano politiche intelligenti e diplomazie efficaci: occorrono “onesti cittadini e buoni cristiani”, come diceva don Bosco». A margine della cerimonia, il Segretario di Stato e il premier avevano avuto un colloquio, avvenuto due ore dopo la notizia della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale.

© Copyright Il Giornale, 24 ottobre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non vedo differenza tra politi e tornielli.Non capisco perchè facciate tanta diffrenza tra nomi e persone.Berlusconi e Scalfari sono politici e "usano" la Chiesa.
Non mi scalderei tanto per loro nè chi sia da preferirsi. Date spazio al magistero della Chiesa (papa e vescovi) senza cadere nelal trappola diabolica di mettere gli uni contro gli altri. Da feltri in poi "gli affari interni della Chiesa" sono strumentalizzati. C'è dialettica dentro la Chiesa. Ma prima il Regno di Dio e poi tutto il resto viene in sovrappiù