venerdì 6 novembre 2009

Ecco il Belpaese che difende il Crocifisso (Lambruschi)


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Ecco il Belpaese che difende il crocifisso

Iniziative bipartisan degli enti locali e della società civile contro la sentenza di Strasburgo e a favore di una presenza

DA MILANO
PAOLO LAMBRUSCHI

Nell’Italia profonda i crocifissi resta­no al loro posto. Numerose inizia­tive di enti locali e della società ci­vile hanno ribadito che quel simbolo reli­gioso, emblema universale dei valori di pa­ce, non si tocca. E se il governo centrale presenterà ricorso a breve, l’iniziativa locale contro la senten­za dei giudici di Straburgo è bipartisan.
A Scarlino, nel grossetano, nel cuore della Maremma, il sindaco Bizzarri del Pd si è ap­pellato addirittura al decreto Maroni sulla sicurezza per emanare un’ordinanza con la quale si minacciano 500 euro di multa a chi prova a togliere i crocifissi dalle aule scola­stiche municipali, almeno fino all’esito del ricorso. Un altro sindaco del Pd, quello di Vicenza Achille Variati, credente, ha garan­tito che nel territorio comunale la senten­za non sarà applicata. «Qualcuno crede di togliere i crocifissi dal­le aule scolastiche e dagli edifici pubblici? A Vicenza ciò non avverrà. Francamente non mi piace per niente un’Europa che si perde dietro alla pretesa di venire a dare or­dini ad uno Stato su cosa può o non può ap­pendere alle pareti degli edifici pubblici. Sono ben altri i temi su cui l’Europa do­vrebbe impegnarsi». Sempre in Veneto, la Lega Nord ha chiesto al Consiglio provinciale di Venezia di im­pegnare presidente e Giunta affinché ven­gano «ripristinati i crocifissi in tutti i locali pubblici di proprietà provinciale, le aule e i locali adibiti a uso scolastico». La mozio­ne richiama una sentenza del 2005 del Tar del Veneto che, respingendo la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche, osser­vava che «rappresenta il simbolo della ci­viltà e cultura cristiana, come valore uni­versale, indipendentemente da una speci­fica confessione religiosa e comunque si tratterebbe di segno non discriminatorio». In Lombardia, una mozione di censura nei confronti della sentenza europea è stata presentata al Pirellone dal gruppo consi­liare della Lega Nord. «Accogliere i cittadini stranieri – afferma­no i consiglieri leghisti – non deve in alcun modo comportare la rinuncia alle nostre tradizioni o acconsentire a far rimuovere il simbolo più nobile della nostra storia per non urtare la sensibilità religiosa di chi ar­riva nel nostro Paese. Il rispetto del plura­lismo religioso non significa dover cancel­lare i segni della nostra fede».
Anche l’Udc lombarda, dopo aver avviato una petizione contro la «sentenza incom­pensibile » della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha presentato una mozione urgente che invita al Governo a «procedere prontamente con l’annuncia­to ricorso» contro la sentenza. In Piemon­te il presidente della provincia di Vercelli Renzo Masoero, del Pdl, intende far appro­vare in consiglio un ordine del giorno con­trario al dispositivo emesso dalla Corte di Strasburgo e chiede ai sindaci del vercelle­se di mobilitarsi per parlare con una voce sola.
Il primo cittadino di Ascoli Piceno Guido Castelli, che guida una giunta di centrode­stra, non intende far rimuovere il simbolo religioso. «Dovesse rendersi necessario ac­quistare altri crocifissi per le aule scolasti­che o edifici pubblici, li acquisteremo», ha garantito.
Il comune laziale di Ardea li ha già acqui­stati per donarli alle scuole del territorio.
Sale unanime dai banchi del Consiglio pro­vinciale di Trento la contrarietà alla sen­tenza di Strasburgo. «L’esposizione del cro­cifisso nelle aule – ha precisato l’assessore provinciale all’Istruzione, Marta Dalmaso – non è mai stata vissuta come una limita­zione della libertà di altre religioni, né co­me offesa nei confronti di studenti non cre­denti; semmai come un riferimento alla no­stra storia, alle radici ed all’identità cristia­na della nostra comunità ed un richiamo ai valori di pace e di fratellanza».
Intanto il presidente della Comunità Isla­mica del Trentino Alto Adige, il medico A­boulkheir Breigheche ha dichiarato che il problema, nel caso della comunità islami­ca, non esiste: «Il simbolo del crocifisso non ci offende in alcun modo». E a Selargius, nel cagliaritano, il consigliere comunale di fe­de islamica Omar Zaherha donato un cro­cifisso al sindaco Franco Camba, dell’Udc, il quale lo ha esposto nell’aula civica.
Infine, la singolare protesta degli ambulanti liguri, che ieri hanno appeso una raffigura­zione dell’Europa crocifissa ad una croce di due metri e mezzo al mercato di piazza Palermo, uno dei principali del capoluogo ligure. Chiedono che resti al suo posto un simbolo universale che appartiene a tutti.

© Copyright Avvenire, 6 novembre 2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissima Raffaella,a conferma della proverbiale tolleranza laica ,del rispetto delle convinzioni altrui e soprattutto del diritto dei genitori ad educare i figli alle proprie convinzioni ecco una bella novità inglese, sicuramente apprezzata dalla Corte di Strasburgo:

http://bigben.corriere.it/

A me ormai sembra una barzelletta.
Cmq capisco il perchè di tanti anglicani convertiti.


Antonio