martedì 17 novembre 2009

Il Papa: sprechi e speculazioni affamano la Terra (Novazio)


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Il Papa: sprechi e speculazioni affamano la Terra

“C’è cibo per tutti, non siamo in troppi”
Ban: oggi morti d’inedia 17 mila bambini


EMANUELE NOVAZIO

ROMA

«C’è cibo per tutti, basta opulenza, speculazioni e sprechi che affamano una vasta parte del mondo». Di fronte a un dramma che «assume dimensioni sempre maggiori» sono «inammissibili opulenza e spreco», «non c’è più tempo per «ritardi e compromessi» e «Dio benedica gli sforzi per assicurare il pane quotidiano a ogni persona».
L’esordio di Benedetto XVI alla Fao - nella giornata inaugurale del vertice sulla sicurezza alimentare - è un duro monito alla comunità internazionale.
Il Papa parla soprattutto di economia ma anche di ambiente, leggi, scienza e tecnica, che la Chiesa rispetta nella misura in cui potranno debellare la fame, ma che non devono mai «escludere la dimensione religiosa» e la centralità della persona.
Il Papa-teologo non ha esitato a entrare nei dettagli dei problemi economici, commerciali, agricoli. «La crisi ha accresciuto il numero di chi soffre la fame.
Colpa dell’aumento del prezzo dei prodotti alimentari, della diminuzione delle disponibilità economiche delle popolazioni più povere, del limitato accesso al mercato e al cibo». Ma non dell’aumento della popolazione, come qualcuno sostiene. Ne è prova «la deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico» con il ricorso a «forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio e l’egoismo».
Ogni Paese è «libero di scegliere il proprio modello economico», ma con la «responsabilità» che è finora mancata. E mentre la crisi investe anche i Paesi ricchi, «c’è il rischio che la fame» nel Terzo Mondo «venga ritenuta come strutturale», «oggetto di rassegnato sconforto» o di «un’indifferenza alla quale nessuno dovrebbe assistere inerte». La fame «è il segno più crudele e concreto della povertà».
L’intervento del Papa ha segnato l’avvio di un vertice che ha approvato un piano in cinque punti per «sradicare la fame» e ha rilanciato l’obiettivo di dimezzare il numero di chi la soffre a 420 milioni di persone entro il 2015. E’ previsto l’investimento in programmi di sviluppo agricolo dei singoli governi, un maggior coordinamento a livello nazionale e globale per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e «programmi a medio e lungo termine» per eliminare le cause di fondo della povertà. Non è stato preso però nessun impegno finanziario. Fin dall’esordio - con la Dichiarazione approvata per acclamazione che invita a canalizzare le risorse (quali?) verso «programmi ben delineati», a «migliorarne la destinazione» e a intraprendere «azioni dirette e interventi per lo sviluppo agricolo» - il vertice organizzato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura ha confermato limiti e inadeguatezze che l’assenza dei Paesi ricchi (il solo capo di governo di un Paese G8 presente era il padrone di casa, Silvio Berlusconi, in vena di barzellete e gag) ha contribuito a evidenziare.
Eppure, come ha ricordato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, la tragedia della fame non accenna a fermarsi: nella prima giornata del vertice sono morti 17 mila bambini, uno ogni 5 secondi. «Non aspettiamo che intere popolazioni si rivoltino per la fame», ha esortato il direttore della Fao Jacques Diouf. E Ban ha ricordato un’altra emergenza: «Non può esserci sicurezza alimentare senza sicurezza climatica».

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