martedì 3 novembre 2009

L'Avana nomina alla Santa Sede un moderato, anche l'ambasciatore americano è cubano (Galeazzi)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

L’AVANA NOMINA ALLA SANTA SEDE UN MODERATO, ANCHE L’AMBASCIATORE AMERICANO È CUBANO

La Chiesa fa sapere informalmente di vedere con favore l’avvio di colloqui

Cuba e Usa alla pax vaticana

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

La linea del disgelo tra Washington e L’Avana passa per il Vaticano. Come negli Anni 60 la Vienna del cardinale König (per l’«Ostpolitik» occidentale verso l’Urss) e negli Anni 90 l’Oslo dei colloqui israelo-palestinesi, la Santa Sede dell’era Ratzinger potrebbe diventare «terreno neutrale» per statunitensi e cubani. All’ombra del Cupolone, insomma, il luogo privilegiato e informale per contatti diplomatici al riparo da occhi indiscreti. Due giorni fa a Cuba il consiglio di Stato ha nominato ambasciatore in Vaticano Eduardo Delgado Bermudez, finora direttore generale del Ministero degli Esteri e uomo-ponte tra il Partito comunista e la «Chiesa del silenzio» guidata dal cardinale Jaime Lucas Ortega. Proprio l’arcivescovo dell’Avana ha favorito l’approdo della «colomba» Bermudez in Curia e così ora Obama e Raul Castro si trovano entrambi rappresentati presso la Santa Sede da feluche cubane. Ha appena presentato le credenziali a Benedetto XVI, infatti, il primo rappresentante della Casa Bianca d’origine ispanica nei Sacri Palazzi, cioè il teologo cubano-americano Miguel Humberto Diaz, che come vice a Villa Domiziana (l’ambasciata Usa) ha la connazionale Julieta Valls Noyes. Anche se mancano conferme ufficiali, i «conciliaboli» tra i tre cubani sarebbero visti di buon occhio dalla Segreteria di Stato vaticana. «Auspico che Cuba si apra con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e che il mondo si apra a Cuba», disse undici anni fa all’Avana papa Wojtyla e nel febbraio 2008 il viaggio nell’isola del cardinale Tarcisio Bertone s’intrecciò con uno dei momenti politici più importanti: l’addio di Fidel al potere. Nel luglio scorso la Santa Sede ha approvato la designazione del teologo Diaz (insegna teologia in Minnesota alla St.John’s University e al College of Saint Benedict ed è stato consigliere di Obama in campagna elettorale) dopo aver bocciato due illustri candidati «pro choice» come Caroline Kennedy, la figlia del presidente John, e Douglas Kmiec, maggiorente cattolico del Partito democratico. Ora, dunque, ci sono due ambasciatori cubani in Curia e la millenaria pazienza diplomatica della Santa Sede sembra la cornice ideale per riannodare i fili del confronto tra «nemici», senza dare troppo nell’occhio. La Santa Sede ritiene «eticamente inaccettabile» l’embargo imposto da Washington a Cuba fin dal 1962. «E’ una violazione dell’indipendenza e un’oppressione per il popolo cubano, non certo il mezzo per aiutarlo a conquistare dignità - sostiene Bertone -. Ho chiesto al governo americano di eliminare l’embargo e facilitare i ricongiungimenti familiari. Faremo tutti gli sforzi possibili per favorire gesti di riconciliazione e di pacificazione».
Le relazioni tra Cuba e Santa Sede sono «fluide, cordiali e rispettose, con molte convergenze, anche sui temi dell’agenda internazionale». Dopo le tensioni iniziali per le posizioni di Obama su aborto e staminali, anche i rapporti tra Casa Bianca e Santa Sede volgono al sereno. La situazione ideale, a quanto pare, per «ospitare» dietro le quinte lo storico riavvicinamento Washington-L’Avana.

© Copyright La Stampa, 3 novembre 2009

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