lunedì 1 dicembre 2008

La preghiera di Benedetto XVI all’Angelus per le vittime in India e in Nigeria di una violenza “crudele e insensata” (Radio Vaticana)


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La preghiera di Benedetto XVI all’Angelus per le vittime in India e in Nigeria di una violenza “crudele e insensata”. In apertura dell’Avvento il Papa sottolinea i ritmi frenetici della vita odierna, e ricorda che Dio ci dona il suo tempo

La preghiera del Papa all’Angelus per le vittime dei tragici avvenimenti di sangue in India e in Nigeria. Nella prima domenica di Avvento, e nella ricorrenza di sant’Andrea, Benedetto XVI chiede di riflettere sulle ragioni tanta “insensata violenza”. Il servizio di Roberta Gisotti.

Un accorato invito a tutti i fedeli in Piazza San Pietro di unirsi alla preghiera “per le numerose vittime sia dei brutali attacchi terroristici di Mumbai, in India, sia degli scontri scoppiati a Jos, in Nigeria, come pure per feriti e quanti, in qualsiasi modo sono stati colpiti”. Cosi Benedetto XVI dopo la recita dell’Angelus

“Diverse sono le cause e le circostanze di quei tragici avvenimenti, ma comuni devono essere l’orrore e la deplorazione per l’esplosione di tanta crudele e insensata violenza. Chiediamo al Signore di toccare il cuore di coloro che si illudono che questa sia la via per risolvere i problemi locali o internazionali e sentiamoci tutti spronati a dare esempio di mitezza e di amore per costruire una società degna di Dio e dell’uomo”.

E tempo riflessione particolare è l’inizio oggi dell’Avvento, che apre il nuovo Anno liturgico. “Questo fatto – ha osservato il Papa - ci invita a riflettere sulla dimensione del tempo, che esercita sempre su di noi un grande fascino”.

“Tutti diciamo che “ci manca il tempo”, perché il ritmo della vita quotidiana è diventato per tutti frenetico”.

Ma “la Chiesa - ha aggiunto il Santo Padre - ha una ‘buona notizia’ da portare: Dio ci dona il suo tempo”.
“Noi abbiamo sempre poco tempo; specialmente per il Signore non sappiamo o, talvolta, non vogliamo trovarlo. Ebbene, Dio ha tempo per noi! Questa è la prima cosa che l’inizio di un anno liturgico ci fa riscoprire con meraviglia sempre nuova. Sì: Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all’eterno, per farla diventare storia di alleanza”.

In questa prospettiva, il tempo è già in se stesso un segno fondamentale dell’amore di Dio:
“Un dono che l’uomo, come ogni altra cosa, è in grado di valorizzare o, al contrario, di sciupare; di cogliere nel suo significato, o di trascurare con ottusa superficialità”.

Il Papa ha quindi ricordato i tre grandi “i grandi ‘cardini’ del tempo, che scandiscono la storia della salvezza”: la creazione, l’incarnazione-redenzione e la venuta finale con il giudizio universale, ma questi tre momenti - ha spiegato - non sono “in successione cronologica”. La creazione è sì all’origine di tutto, ma è anche continua fino alla fine dei tempi. Così pure l’incarnazione-redenzione, si estende a prima e dopo la nascita e morte di Gesù. Mentre l’ultima venuta e il giudizio finale esercitano il loro influsso sulla condotta degli uomini di ogni epoca. Quanto mai opportuno - ha sottolineato Benedetto XVI - è quindi l’appello di Gesù, riproposto con forza in questa prima domenica di Avvento:
“'Vegliate!' E’ rivolto ai discepoli, ma anche “a tutti”, perché ciascuno, nell’ora che solo Dio conosce, sarà chiamato a rendere conto della propria esistenza."

“Questo comporta – ha ammonito il Santo Padre - un giusto distacco dai beni terreni, un sincero pentimento dei propri errori, una carità operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso affidamento alle mani di Dio”.

Dopo la preghiera mariana il Papa ha reso ancora omaggio alla figura dell’apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro, patrono del Patriarcato di Costantinopoli, cui “la Chiesa di Roma – ha detto - si sente legata da un vincolo di speciale fraternità.

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