sabato 4 luglio 2009

Cattolici adulti: il commento di Gianfranco Amato


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Cattolici adulti

di Gianfranco Amato*

Ci sono due modi diversi di intendere il concetto di fede adulta.
Uno è quello suggerito da Romano Prodi quando, in occasione del referendum abrogativo sulla procreazione assistita, sfidando la posizione d’Oltre Tevere, l’ex premier bofonchiò: «Io sono un cattolico adulto e vado a votare».
Un altro è quello indicato da Benedetto XVI – con qualche titolo in più in materia – nell’omelia tenuta domenica 28 giugno 2009, in occasione della chiusura dell'anno paolino.
Proprio in quella sede il Papa ha rammentato a tutti l’invito dell’Apostolo delle genti a «raggiungere, con Cristo, l’età adulta, una fede matura» ed a non essere più «fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» (Efesini 4, 14).
Benedetto XVI è stato chiaro: «Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “matura”, una “fede adulta”». Ma è stato ancora più chiaro nel precisare che «la parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso», il quale «s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”».
Il Santo Padre non risparmia neppure coloro che sbandierano l’asserita fede adulta come l’espressione di un vero e proprio atto di «”coraggio” contro il Magistero della Chiesa».
In realtà, precisa Benedetto XVI, «non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso». «Coraggio ci vuole piuttosto – secondo il Santo Padre – per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo», ed è proprio «questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”», ovvero «la fede che egli vuole», contrapposta all’«infantile correre dietro ai venti e alle correnti del tempo».
Tutto questo, in realtà, non si traduce in pure speculazioni accademiche, in una mera disquisitio philosophica adatta alla mente raffinata del teologo Ratzinger, ma corrisponde ad una concretissima indicazione per tutti coloro che, asserendosi cattolici, si trovano ad operare nella realtà sociale, politica, economica, e soprattutto in quei delicati settori dei valori definiti dallo stesso Ratzinger non negoziabili (vita, famiglia ed educazione).
Le parole del Papa sul punto sono chiarissime ed inequivocabili: «Così, fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi», come «fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo».
I cattolici adulti, soprattutto coloro chiamati ad agire in ambiti in cui si gioca la visione antropologica cristiana dell’uomo, sono avvisati.
E questa volta a precisare il grado di maturità della fede non è il solito esponente isolato della gerarchia vaticana, ma il Papa in persona, il Capo della Chiesa Cattolica, il Sommo Pontefice, il Vicario di Cristo. Colui che avuto il coraggio – questo sì davvero – di sfidare la mentalità del mondo affermando che la vera fede non può farsi trasportare qua e là da qualsiasi corrente di pensiero, non può rotolare come un sassolino nel grande fiume della Storia, in balia della concezione esistenziale più alla moda, della filosofia più trendy, del piacere culturale del giorno, della visione sociale più in voga o dell’ideologia al momento dominante. In un’eterna corsa verso l’effimero che fa tendenza.
Parole più chiare non si sarebbero potute udire. Grazie Santita!

* Presidente di Scienza e Vita di Grosseto

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