lunedì 22 dicembre 2008

Rodney Stark si schiera con Benedetto XVI. E va oltre: Anche il laicismo erede del Cristianesimo (Calabrò)


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Anche il laicismo erede del cristianesimo

Rodney Stark: fede basata su ragione e diritti umani

di MARIA ANTONIETTA CALABRÒ

Americano, Rodney Stark è considerato il più importante studioso mondiale di sociologia della religione. Ha insegnato all'Università di Washington, ora è docente alla Baylor University in Texas. È noto nel mondo accademico per l'applicazione della Teoria della scelta razionale nella sociologia della religione. Ha scritto 28 libri e 144 articoli scientifici tra i quali nel 2004, Facts, Fable and Darwin, una critica del fatto che la Teoria dell'Evoluzione venga insegnata nelle scuole «come una verità eterna». Tra i suoi libri più recenti, La vittoria della Ragione (Random House), Le città di Dio (Harper) e La scoperta di Dio (Harper) pubblicati in Italia da Lindau. Nonostante la reticenza a discutere le sue idee religiose ha affermato in un'intervista di «non essere un uomo di fede, ma nemmeno un ateo» o ancora ha dichiarato di essere «un cristiano indipendente».
Stark è «d'accordo» con quanto sostiene il Papa nella lettera pubblicata dal Corriere della Sera che fa da prefazione al libro di Marcello Pera Perché dobbiamo dirci cristiani (Mondadori).
E cioè che senza il ritorno al tronco da cui è nato (il cristianesimo) il liberalismo e i diritti umani universali, che esso porta con sé, si disseccano.
«Ha ragione Benedetto XVI — afferma il professore — quando sostiene che l'impegno per i diritti umani richiede radici cristiane». Per un motivo basilare. «L'attenzione deve sempre essere concentrata sull'individuo, la dignità e la libertà di coscienza della persona, e non sullo Stato. Quando l'attenzione si sposta sullo Stato, sottolineando quanto il rispetto dei diritti umani sia fondamentale per l'interesse comune, le libertà sembrano erodersi velocemente, poiché interferendo con "altre" libertà, interferiscono con il bene dello Stato». Questo è tanto più vero in questo momento storico, in cui la stessa idea di progresso viene messa in questione a livello planetario a motivo del crollo generalizzato dei mercati e dello sviluppo. E si torna a discutere di radici cristiane e di laicità. Luciano Canfora ha affrontato proprio ieri sul Corriere due saggi sulle relazioni tra fede, democrazia e uguaglianza. Mentre sempre ieri è stato André Glucksmann a denunciare gli errori dell'Occidente (secolarizzato) in tema di diritti umani.
«Il ruolo che il Cristianesimo deve assumere nelle crisi globali odierne — commenta Stark — deve essere un ritorno alle virtù: onestà, generosità, modestia e soprattutto un ritorno alla fede nella sacralità della vita umana».
La religione cristiana può dare inoltre un sostanziale contributo alla ripresa della forza della ragione e della razionalità. «Fin dai primi tempi, il Cristianesimo ha proposto la ragione come essenziale per la fede. Dio è visto come estremamente razionale. Di conseguenza le regole e le verità date da Dio devono essere razionali. Perciò, il modo per estendere la nostra conoscenza di Dio è ragionando, non in primo luogo attraverso la meditazione ed il misticismo. Questa è una tradizione cominciata nell'Ebraismo — spiega Stark — ma i teologi cristiani hanno posto assai minore enfasi nell'interpretazione della Legge e molte più attenzioni sull'esistenza e le intenzioni di Dio.
Quando questa concezione razionale si estese alla Creazione di Dio, nacque la scienza».
C'è una straordinaria assonanza tra questi ragionamenti e il discorso di Benedetto XVI all'Università di Ratisbona nel settembre 2006, quando il Papa ha invitato l'Islam a tenere in conto la ragione evitando il ricorso alla violenza.
L'Islam contemporaneo può recepire questo invito? «Tragicamente, non vedo come oggi l'Islam possa scegliere la ragione invece che la violenza», commenta il professore. «C'è una adeguata base teologica nella religione islamica per sostenere la coesistenza pacifica tra le diverse religioni, ma al momento non c'è abbastanza volontà perché questo accada». Eppure l'analisi sociologica del caso americano porta a concludere che «la coesistenza pacifica di più culti religiosi può certamente essere possibile, dal momento che sembra esistere negli Stati Uniti».
Cosa diversa è il cosiddetto concetto del «dialogo interreligioso» che, afferma Ratzinger, in quanto tale «non è possibile senza mettere tra parentesi la propria fede». Cosa ne pensa Stark? La risposta è fulminante: «Se i partecipanti al "dialogo interreligioso" non hanno un fermo impegno con la loro fede, non c'è nulla di cui discutere, dal momento che non si possono accordare su alcunché, e sovente non si accordano su nulla».
Stark è realista e non si nasconde che quella indicata da Benedetto XVI (un autentico liberalismo, la dignità della persona) non è una prospettiva facile. Innanzitutto per un motivo politico: «La libertà è difficile da gestire e i capi di Stato non hanno la capacità di tollerare alcun tipo di disordine».
Cosa accadrà? Il laicismo «perderà» la nostra civiltà? Stark non dice «sì» o «no», ma sottolinea un clamoroso paradosso riscontrabile della storia del cristianesimo. «La grande ironia è che gli occidentali, confidando solo su se stessi, propongono il secolarismo laicista, ma dipendono in realtà interamente da una forte e radicata cultura cristiana. Anche la loro fede nel progresso è cristiana nelle sue origini e nelle sue basi». Infine, il professore indica una «cura» inaspettata e sorprendente «contro il dilagare del relativismo»: «Il maggior numero possibile di cristiani dovrebbe scegliere di lavorare nel mondo dei mass media. Allo stesso tempo i cristiani più abbienti dovrebbero comprare o fondare nuove tv e giornali».
Ma intanto nuovi mondi si aprono e sono come fecondati dalla «scoperta di Dio» e dalla «vittoria della ragione», propria della cristianità. Stark vede tutti i segnali di una nuova «ascesa del cristianesimo» in Oriente. «Se si vuole incontrare gruppi di persone le cui vite sono state trasformate dalla fede cristiana e che dimostrano una seria motivazione alla libertà e alla dignità umana — conclude Stark — è necessario visitare una chiesa "domestica" in Cina. Non solo il Cristianesimo si sta espandendo rapidamente in questa nazione, ma attrae in particolar modo la parte più erudita e sofisticata della società cinese ».

(Ha collaborato Laura Nasso)

© Copyright Corriere della sera, 21 dicembre 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Musica per le mie orecchie! Marco