domenica 26 luglio 2009

I Vespri del Papa nella Cattedrale di Aosta: il vero potere è il perdono (Mazza)


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Ieri i Vespri del Papa nella Cattedrale di Aosta: il vero potere è il perdono

DAL NOSTRO INVIATO AD A OSTA

SALVATORE MAZZA

La misericordia e il perdono rappre­sentano il « vertice » del vero potere.
Per questo gli uomini non devono a­vere paura dell’«onnipotenza» di Dio, per­ché essa « non è un potere arbitrario » ma è « un oceano di bene » che « si oppone al­l’oceano di male » che c’è nel mondo. Compito dei credenti, dunque, è « ripor­tare nel nostro mondo la realtà di Dio, far­lo conoscere » , perché « una società senza Dio è una società senza bussola » , inca­pace di trovare « un orientamento » per af­frontare la crisi del presente, ma anche i drammi, le sofferenze, le ingiustizie di cui soffre il mondo.
Parlando a braccio, scorrendo gli appun­ti messi giù la mattina, nell’omelia dei Ve­spri guidati ieri pomeriggio nella Catte­drale di Aosta Benedetto XVI ha tenuto un’altissima, e bellissima, riflessione su « questo Dio che non sembra entrare nel­la nostra vita quotidiana » .
L’evangelizza­zione, ha spiegato, « consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si fa vicino, si ri­vela, mostra il suo volto » ed « entra così nel nostro mondo » . L’uomo non ha così più bisogno di cercare « poteri interme­di » , perché « lui è il potere vero » .
Sorridente, rilassato, e anche ironico – «Vi auguro buone vacanze come io sono in vacanza, ma senza incidenti per voi » , dirà al termine salutando la folla che l’aspet­tava all’esterno della Cattedrale – papa Ratzinger ha mantenuto la promessa fat­ta ad Aosta, nonostante l’infortunio che giusto una settimana fa gli è costata la frattura del polso. Ricambiato da un’ac­coglienza affettuosa che l’ha accompa­gnato dal suo arrivo all’Arco di Augusto, dove è stato accolto dal presidente della Regione Valle d’Aosta Augusto Rollandin e dal sindaco Guido Grimod, lungo tutto il percorso attraverso il centro del capo­luogo e dentro la Cattedrale di Santa Ma­ria Assunta. Qui, dopo il saluto del vesco­vo monsignor Giuseppe Anfossi, all’ini­zio dell’omelia il Papa ha salutato i pre­senti, quattrocento tra sacerdoti, religio­si, religiose e rappresentanti ecclesiali, per poi entrare subito nel cuore della rifles­sione ricordando come « nella mia recen­te enciclica ho cercato di dimostrare la priorità di Dio sia nella storia personale che nella storia della società e del mon­do » . Certo, ha proseguito, la priorità persona­le « è fondamentale, se non è viva non è vissuta, tutte le altre non possono trova­re la loro forma giusta » . E, ha aggiunto, « questo vale per l’umanità: se Dio è as­sente manca la bussola per trovare la stra­da, l’orientamento » . Vero, ha proseguito, « noi ci sentiamo quasi minacciati dal­l’onnipotenza, sembra limitare la nostra libertà, limitare le nostre forze. Ma dob­biamo imparare che non dobbiamo te­mere perché Dio può tutto » , perché « egli è il bene, è l’amore, è la vera libertà e per­ciò tutto quanto fa non può mai essere in contrasto con il bene, l’amore, la vera li­bertà » . Egli anzi « è il custode della nostra libertà » non è « un occhio cattivo che ci sorveglia, ma dona la certezza che il be­ne c’è » , che c’è « l’amore che dà il bene di vivere a noi » .
E nel ricordare un’orazione romana che chiede a Dio di mostrare la sua onnipo­tenza nel perdonare e nella misericordia, Benedetto XVI ha osservato come « il ver­tice della potenza di Dio è la misericordia, è il perdono». Oggi «si pensa al potere – ha detto – e viene in mente il potere econo­mico, o militare. La domanda di Stalin, ' quante divisioni ha il Papa?', ancora ca­ratterizza l’idea 'media' di potere. Ha po­tere chi può essere pericoloso » . Con l’in­carnazione invece « si mostra il vero po­tere divino, che si fa vicino alle sofferen­ze dell’uomo. Dio entra in questo mondo per opporre all’oceano del male un ocea­no più grande, l’oceano del bene e dell’a­more » . Il potere di Dio « è quello di soffri­re con noi » e, attraverso il perdono, di cambiare il mondo. Perché, appunto, nel mondo « esiste un oceano di male, ingiu­stizie, violenze, e Dio non può ignorare il grido dei sofferenti oppressi dall’ingiusti­zia» .
Da qui, ha concluso, viene un « invito a tutti noi, a uscire dall’oceano del male ed entrare nel fiume del suo amore » . Impe­gno che sollecita in particolare i preti in quanto – ha aggiunto Benedetto XVI – «co­me sacerdoti, abbiamo la funzione di con­sacrare il mondo, perché diventi ostia vi­vente, diventi liturgia, il cosmo intero di­venti ostia vivente » .

© Copyright Avvenire, 25 luglio 2009

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