lunedì 1 dicembre 2008

Benedetto XVI sul mondo universitario: sia libero da interessi privati ed economici per diffondere il sapere con libertà (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI sul mondo universitario: sia libero da interessi privati ed economici per diffondere il sapere con libertà

Per essere fedele alla sua vocazione, l’Università deve essere libera nell’insegnamento e libera dai condizionamenti economici e politici. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI, che ha ricevuto in udienza i docenti e gli studenti dell'Università degli studi di Parma, guidati dal loro rettore, il prof. Gino Ferretti. Il Papa ha parlato anche della riforma universitaria che - ha detto - non può essere tale se non è basata anzitutto su una “riforma” delle coscienze e ha quindi avvertito i giovani sui rischi di uno studio troppo individualistico e “virtuale”, se condotto nell'isolamento tecnologico piuttosto che nel confronto collettivo tipico dell’università. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Su quali piani si giocano le diverse responsabilità di un ateneo? Se lo è chiesto un Pontefice per lunghi anni professore universitario e dunque esperto conoscitore dei meccanismi e degli obiettivi che muovono un’istituzione di istruzione superiore. L’analisi di Benedetto XVI ha spaziato lungo i vari ambiti del microcosmo universitario: dalle caratteristiche dell’insegnamento, ai modi di diffusione del sapere da parte dei docenti a quelli di apprendimento degli studenti.

Davanti alle circa 1300 persone radunate nell’Aula delle Benedizioni in Vaticano per celebrare le origini secolari dell’ateneo parmense - in rappresentanza dei 1.100 docenti e dei 30 mila studenti che lo popolano - il Papa ha imperniato la sua riflessione sull’eredità spirituale e culturale di San Pier Damiani, che della scuola parmense fu prima studente e poi maestro nei primi decenni dell’anno Mille, oltre che uno “dei grandi riformatori della Chiesa”. “Un aspetto fondamentale che possiamo ricavare dagli scritti e più ancora dalla testimonianza personale di Pier Damiani - ha osservato Benedetto XVI - è che ogni autentica riforma dev’essere anzitutto spirituale e morale, deve cioè partire dalle coscienze”:

“Spesso oggi, anche in Italia, si parla di riforma universitaria. Penso che, fatte le debite proporzioni, rimanga sempre valido questo insegnamento: le modifiche strutturali e tecniche sono effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente, di ogni impiegato tecnico e amministrativo (…) Se si vuole che un ambiente umano migliori in qualità ed efficienza, occorre prima di tutto che ciascuno cominci col riformare se stesso, correggendo ciò che può nuocere al bene comune o in qualche modo ostacolarlo”.

Inoltre, ha insistito il Papa, non c’è riforma che non sia collegata anche al rispetto della libertà: di insegnamento, di ricerca, di affrancamento dai “poteri economici e politici”:

“Questo non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche. Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”.

Benedetto XVI ha poi messo in guardia gli studenti da quello che ha definito il “duplice rischio” al quale sono esposte le nuove generazioni per via dell’enorme diffusione delle tecnologie informatiche: la riduzione della “capacità di concentrazione e di applicazione sul piano personale”, da una parte, e l’isolamento “in una realtà sempre più virtuale”, dall’altra:

“Così la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”.

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