lunedì 1 dicembre 2008

Il Papa riceve gli universitari di Parma: il commento del Sir


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BENEDETTO XVI: “I DUE POLI DELL’ESISTENZA UMANA: SOLITUDINE E COMUNIONE”

“Le nuove generazioni sono oggi fortemente esposte a un duplice rischio, dovuto prevalentemente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche: da una parte, il pericolo di vedere sempre più ridursi la capacità di concentrazione e di applicazione mentale sul piano personale; dall’altra, quello di isolarsi individualmente in una realtà sempre più virtuale”: lo ha detto stamane in Vaticano il Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza presso l’Aula delle Benedizioni docenti, personale amministrativo e tecnico, studenti dell’Università di Parma, accompagnati dal vescovo mons. Enrico Solmi e da altre autorità.
Dopo aver ricordato la figura di san Pier Damiani (“che nelle scuole parmensi fu dapprima studente e poi maestro”, ha ricordato), di cui è da poco stato celebrato il millenario della nascita, Benedetto XVI ne ha indicato “la caratteristica centrale della sua personalità, vale a dire la felice sintesi tra la vita eremitica e l’attività ecclesiale, l’armonica tensione tra i due poli fondamentali dell’esistenza umana: la solitudine e la comunione”.
Per i giovani di oggi, combattuti – secondo Benedetto XVI – dal rischio di una sempre più ridotta capacità di concentrazione e, dall’altro lato, “di isolarsi individualmente in una realtà sempre più virtuale”, “la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé”. Benedetto XVI a questo punto ha affermato che “l’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”. Ha poi sottolineato che, “anche la nostra epoca, come quella di Pier Damiani, è segnata da particolarismi e incertezze, per carenza di principi unificanti. Gli studi accademici dovrebbero senz’altro contribuire a qualificare il livello formativo della società, non solo sul piano della ricerca scientifica strettamente intesa, ma anche, più in generale, nell’offerta ai giovani della possibilità di maturare intellettualmente, moralmente e civilmente, confrontandosi con i grandi interrogativi che interpellano la coscienza dell’uomo contemporaneo”.
Riferendosi ancora alla figura di san Pier Damiani, “tra i grandi ‘riformatori’ della Chiesa dopo l’anno Mille”, il Papa ha aggiunto: “Ogni autentica riforma dev’essere anzitutto spirituale e morale, deve cioè partire dalle coscienze. Spesso oggi, anche in Italia, si parla di riforma universitaria. Penso che, fatte le debite proporzioni, rimanga sempre valido questo insegnamento: le modifiche strutturali e tecniche sono effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente, di ogni impiegato tecnico e amministrativo”. Ha poi proseguito: “Se si vuole che un ambiente umano migliori in qualità ed efficienza, occorre prima di tutto che ciascuno cominci col riformare se stesso, correggendo ciò che può nuocere al bene comune o in qualche modo ostacolarlo (..) la validità di una riforma dell’Università non può che avere come riscontro la sua libertà: libertà di insegnamento, libertà di ricerca, libertà dell’istituzione accademica nei confronti dei poteri economici e politici”. “La vocazione dell’Università – ha concluso - è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”.

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