martedì 10 marzo 2009

Il Papa: «Roma, no alla violenza e no all'intolleranza» (Bobbio)


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«Roma, no alla violenza e no all'intolleranza»

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nostro servizio

Alberto Bobbio

Roma

Sale al Campidoglio e parla nell'aula dove si riunisce il consiglio comunale della capitale.
È la terza volta che un Papa entra al Palazzo Senatorio, dopo la breccia di Porta Pia e la firma dei Patti Lateranensi. E ieri Benedetto XVI ha dato alla sua visita l'impronta del vescovo di Roma, che va a trovare gli amministratori della sua città. Ha citato un poeta spagnolo, Prudenzio, e il grande teologo Leone Magno, che definirono la città «madre accogliente dei popoli» e «discepola della verità».
E ha tenuto un discorso nel quale ha intrecciato l'integrazione con il rispetto delle regole e la tolleranza, ma nel quale ha anche chiesto alla città di riscoprire le sue radici civili e religiose. E per incoraggiare Roma, parlando dalla loggia del Campidoglio, ad «affrontare inedite sfide culturali, sociali ed economiche», ha usato le parole del poeta Ovidio: «Sopporta e resisti, hai superato situazioni molto più difficili». Benedetto XVI ha confidato di essere «diventato un po' romano, vivendo a Roma da tantissimi anni», e ha esortato il sindaco Gianni Alemanno e gli amministratori a «condividere le attese e le speranze degli abitanti» e ad «ascoltare le preoccupazioni e i problemi».
Il Papa li ha messi in fila. Prima di tutto c'è l'integrazione, che «talvolta è faticosa e compressa».
Eppure Roma sa come fare, perché «è sempre stata una città accogliente».
Il Papa ha ricordato il volto «multietnico e multireligioso» della città, che non è mai cambiato dal tempo in cui vi giunsero i primi cristiani, come annota nell'editoriale di questa mattina il direttore dell'«Osservatore Romano» Gian Maria Vian. Da questa tradizione e dalla sua storia, la città «saprà trovare la forza per esigere da tutti il rispetto delle regole della convivenza civile e respingere ogni forma di intolleranza e di discriminazione». Poi c'è la crisi economica e le «condizioni precarie» in cui vivono molti cittadini. La lezione di Benedetto XVI qui s'allarga e non vale solo per Roma.
Il Papa chiede «uno sforzo concorde fra le diverse istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà». Assicura l'impegno della Chiesa, la collaborazione delle parrocchie e di tante associazioni in prima fila a «sostenere quotidianamente tante famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore di vita», gente che antepone «al proprio interesse il bene di tutti» e chiede che tutti «si facciano carico delle esigenze dei più disagiati». Ma accenna anche agli «episodi di violenza», segno di una «vera povertà spirituale che affligge il cuore dell'uomo contemporaneo».
Ratzinger ripete che «l'eliminazione di Dio e della sua legge, come condizioni della realizzazione della felicità dell'uomo, non ha affatto raggiunto il suo obiettivo».
Anzi «priva l'uomo delle certezze spirituali e della speranza necessaria ad affrontare le difficoltà quotidiane». Ecco dunque il richiamo alla città a ritrovare «ideali umani e spirituali», sui quali oggi si nota «un affievolimento preoccupante»: «Nell'era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell'uomo riconosciuto nella sua piena realtà».
Infine ci sono i giovani. Alemanno ha regalato al Papa un terreno, sul quale il Comune costruirà un centro per adolescenti in difficoltà e bambini nomadi, intitolato a Benedetto XVI. Ratzinger ha ringraziato a nome di «un anziano Pontefice che guarda fiducioso ai giovani e prega per essi ogni giorno».
Il sindaco ha anche annunciato la costituzione di un «Osservatorio per la libertà religiosa», dal quale, ha detto, «si leverà un costante messaggio a difesa della libertà dei credenti nel mondo». Ha tuttavia negato che in nome della tolleranza si possa «pretendere che la Chiesa non parli sui valori e le scelte sociali»: «La democrazia deve fare le sue scelte, ma abbiamo bisogno dei valori di tutti».
Il Papa ha visitato anche il monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana, «la più romana delle sante», ha detto, canonizzata 400 anni fa, che al suo tempo si divideva fra la preghiera e l'impegno. Benedetto XVI ha osservato che Roma ha bisogno di donne «tutte di Dio e tutte del prossimo», capaci «di raccoglimento e di servizio generoso e discreto», che «sanno obbedire» ai vescovi, «ma anche sostenerli e stimolarli con i loro suggerimenti».

© Copyright Eco di Bergamo, 10 marzo 2009

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