lunedì 9 marzo 2009
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Il Papa in Campidoglio: "Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà"
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PAPA IN CAMPIDOGLIO - L’anima di Roma
Le “radici cristiane” e le sfide del nostro tempo
“Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà”.
È l’invito lanciato dal Papa, nel “cuore” del suo discorso pronunciato il 9 marzo in Campidoglio. “L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della propria vocazione trascendente”, ha ammonito Benedetto XVI: “Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio sulla verità dell'uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria, è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea”. Benedetto XVI è il quarto Pontefice salito alla rocca capitolina dopo Pio IX (16 settembre 1870), Paolo VI (16 aprile 1966) e Giovanni Paolo II (15 gennaio 1998).
“Faro di vita e di libertà”.
“Operare perché Roma continui ad essere faro di vita e di libertà, di civiltà morale e di sviluppo sostenibile, promosso nel rispetto della dignità di ogni essere umano e della sua fede religiosa”. È il primo invito rivolto dal Papa ai romani. “Sono qui – ha spiegato il Papa – per condividere le attese e le speranze degli abitanti e ascoltarne le preoccupazioni e i problemi di cui voi vi fate responsabili interpreti”. “La Chiesa cattolica, come sempre – ha assicurato il Santo Padre – non farà mancare il suo attivo sostegno ad ogni iniziativa culturale e sociale rivolta a promuovere il bene autentico di ogni persona e della Città nel suo insieme”.
La sfida dell’immigrazione.
“Trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità”. È la “ricetta” del Papa per affrontare la sfida dell’immigrazione, suggerita agli amministratori capitolini. “Roma è sempre stata una città accogliente”, ha sottolineato Benedetto XVI, ma “questa nostra città, come del resto l’Italia e l’intera umanità si trova ad affrontare oggi inedite sfide culturali, sociali ed economiche”. In particolare, “Roma ha ormai il volto di una Metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa”. “Da parte della comunità cattolica – ha garantito il Papa – non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità”. “Attingendo nuova linfa alle radici della sua storia plasmata dal diritto antico e dalla fede cristiana – le parole del Papa – Roma saprà trovare la forza per esigere da tutti il rispetto delle regole della convivenza civile e respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione”.
Violenza e “opera educativa”.
“Gli episodi di violenza, da tutti deplorati – ha proseguito il Papa riferendosi ai recenti fatti di cronaca – manifestano un disagio più profondo; sono il segno di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo”. “La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo – ha spiegato Benedetto XVI – non ha affatto raggiunto il suo obbiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane”. La morale, per il Papa, “non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene”. E proprio per rispondere “all’affievolimento preoccupante degli ideali umani e spirituali che hanno reso Roma modello di civiltà per il mondo intero”, la Chiesa – ha testimoniato Benedetto XVI – attraverso le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, si sta impegnando in una capillare opera educativa, tesa a far riscoprire, in particolare alle nuove generazioni, quei valori perenni”.
Agli amministratori capitolini, il Papa ha chiesto “uno sforzo concorde fra le diverse istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà”. “Non posso dimenticare – le parole del Pontefice – che anche a Roma, a causa dell’attuale crisi economica, va crescendo il numero di coloro che, perdendo l’occupazione, vengono a trovarsi in condizioni precarie e talora non riescono a fare fronte agli impegni finanziari assunti, penso ad esempio all’acquisto o la locazione della casa”. Da parte sua la comunità cristiana, “attraverso le parrocchie e altre strutture caritative, è già impegnata a sostenere quotidianamente tante famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore di vita e, come già avvenuto recentemente, è pronta a collaborare con le autorità preposte al perseguimento del bene comune”. “Quanto più maturerà in ciascun cittadino la coscienza di sentirsi responsabile in prima persona della vita e del futuro degli abitanti della nostra città – la convinzione di fondo del Papa, secondo il quale “i valori della solidarietà e della generosità sono radicati nel cuore dei romani – tanto più crescerà la fiducia di poter superare le difficoltà del momento presente”.
Un futuro migliore per famiglie e giovani.
“Un anziano Pontefice che guarda fiducioso ai giovani e per essi prega ogni giorno”. È l’autoritratto che il Papa ha fornito di sé, al termine del suo discorso al Campidoglio. Ringraziando il sindaco, Gianni Alemanno, per il “dono” – definito “segno di speranza” – di un terreno dove verrà edificato il “Centro Benedetto XVI”, un polo di accoglienza e formazione dedicato agli adolescenti disagiati, il Papa ha affermato che “le famiglie, la gioventù possono sperare in un avvenire migliore nella misura in cui l’individualismo lascerà spazio a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte le componenti della società civile e della comunità cristiana”.
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