lunedì 9 marzo 2009
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Accoglienza e verità
Una madre accogliente di popoli che si è fatta discepola della verità. Ecco Roma secondo il suo vescovo Benedetto, che ha ripreso le parole di due antichi autori cristiani: il poeta Prudenzio, laico ispano che ne cantò i martiri, e Leone Magno, teologo e predicatore proprio come il suo attuale successore. Una città da sempre accogliente, dunque, che con il cristianesimo ha accolto la verità, e che - dalla loggia del Campidoglio - si è sentita incoraggiare dal Papa con le umanissime parole di un altro poeta, il pagano Ovidio: resisti, hai superato situazioni molto più difficili.
A Roma da tantissimi anni, Benedetto XVI si è dichiarato per questo "un po' romano", e più romano ancora ha detto di sentirsi come suo vescovo: vescovo della comunità cattolica di una città dal volto multietnico e multireligioso, com'era già ai tempi in cui vi giunsero i primi cristiani.
Una città bella, anche e soprattutto per la generosità e la santità di tanti, donne e uomini, che nella storia hanno mostrato con i fatti l'apertura e l'accoglienza caratteristiche di chi ha incontrato Cristo e ha saputo anteporre al proprio interesse il bene di tutti.
Non sono parole vuote quelle del Papa: il vescovo di Roma sa infatti che i suoi fedeli sono spesso in prima linea contro la povertà e l'intolleranza, e in questo sforzo li sostiene, così come guarda ai giovani e per loro ogni giorno prega da "anziano Pontefice".
Nelle difficoltà presenti è importante che Benedetto XVI abbia parlato di accoglienza e di verità: di quella verità che non vuole imporsi ma, accogliendo tutti e a tutti aprendosi, chiede di essere accolta.
Solo così si porrà rimedio a una povertà spirituale che nasce se si elimina Dio dall'orizzonte umano. Con l'intento di assicurare agli esseri umani la felicità, ma in realtà rendendoli meno capaci di sostenere le difficoltà e le sfide di ogni giorno. Queste anche a Roma sono urgenti - povertà e intolleranza, ma anche il compito di educare le nuove generazioni - e richiedono l'impegno di tutti, non solo dei cattolici: grazie alle radici comuni, che sono insieme civili e cristiane, nel rispetto della dignità di ogni essere umano.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano - 9-10 marzo 2009)
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