lunedì 1 dicembre 2008

Papa Ratzinger a San Lorenzo rende omaggio a Eugenio Pacelli e Alcide De Gasperi (Giansoldati)


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Ratzinger a San Lorenzo rende omaggio a Eugenio Pacelli e Alcide De Gasperi

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

Papa Ratzinger torna a difendere a spada tratta la memoria di Papa Pacelli: «I suoi gesti generosi non potranno mai essere cancellati dalla storia».
Benedetto XVI ricorda con passione il predecessore candidato a diventare beato, ma criticato dal mondo ebraico per non avere fatto abbastanza durante la Seconda Guerra Mondiale al fine di impedire la Shoah. Strano destino quello di Eugenio Pacelli, apprezzato da vivo, ringraziato persino da illustri rabbini e dall’ex premier israeliano Golda Meir, ma bersagliato da feroci accuse dopo la sua morte.
Ieri mattina, prima di risalire sulla limousine nera e far ritorno in Vaticano giusto in tempo per l’Angelus, Benedetto XVI non ha mancato di deporre un piccolo mazzo di fiori bianchi ai piedi della statua di Pio XII, di fronte alla chiesa del Verano. Fu eretta per ricordare quando, dopo i bombardamenti anglo-americani del 1943, accorse a San Lorenzo abbracciando i feriti, distribuendo denaro, incoraggiando i cappuccini della basilica a fare tutto il possibile per assicurare pasti caldi agli sfollati, che all’epoca erano tanti.
Storica la foto della sua veste bianca macchiata in più punti di sangue. «Non potrà mai essere cancellato dalla storia quel gesto generoso», servito a «consolare la popolazione colpita tra le macerie fumanti». Ricostruire il contesto di quegli anni non è semplice, tanti archivi sono ancora chiusi e bisogna aspettarne l’apertura, ma qualcosa ogni tanto fuoriesce.
In una biografia del questore Palatucci (Capuozzo, Accontenta questo ragazzo, Edizioni San Paolo, pp. 310, 16 euro), scritta da Angelo Picariello, è spuntato il carteggio (inedito) di un vescovo (zio del poliziotto) con la Segreteria di Stato da cui emerge che Pio XII inviò la incredibile somma di 100 mila lire al questore per aiutare gli ebrei. Nella prima risposta, dell’ottobre 1940, è lo stesso cardinale Segretario di Stato Montini ad accompagnare l’assegno con la raccomandazione di Pacelli che la somma fosse spesa in favore di chi «soffre per ragione di razza», cioè per gli ebrei.
Le polemiche sul processo di beatificazione di Pacelli sono cicliche. Ultimamente, però, si sono fatte più violente da parte del mondo ebraico, perché l’iter della causa è alle battute finali e spetterà al Papa decidere se firmare o meno il decreto super virtutibus. La querelle si è riaccesa lo scorso 9 ottobre, quando nella basilica di San Pietro Benedetto XVI ha celebrato una messa per il cinquantenario della scomparsa.
Ieri mattina nella chiesa del Verano, oltre a Pio XII, Papa Ratzinger ha reso omaggio a Pio IX, sepolto lì per sua esplicita volontà, e ad Alcide De Gasperi.
Quest’ultimo è stato definito una «guida saggia ed equilibrata per l'Italia negli anni difficili del dopoguerra e insigne statista, capace di guardare all'Europa con una visione cristiana». Davanti alla sua tomba è restato inginocchiato per qualche minuto. Come per Pio XII, la via degli altari per De Gasperi è irta di difficoltà: contro l’ipotesi si sono mossi compatti gruppi di fedeli altoatesini.
Individuando in De Gasperi l'origine di tutte le traversie politiche dei sudtirolesi per il famoso Accordo di Parigi del 1946, contro l'autodeterminazione ed il ritorno del Sud Tirolo all'Austria. L’iter ha subito pesanti rallentamenti persino per la carenza di fondi. Portare avanti un processo di beatificazione simile, istruirlo, analizzare la montagna di scritti, studiare la vita e le sue opere, è una operazione decisamente lunga e onerosa. Se valutare la vita di una suora di clausura è relativamente semplice, mettere sotto la lente d’ingrandimento quella di uno statista che ha viaggiato e inciso tanto sull’Italia, vuol dire studiare mezzo secolo di vita nazionale, dal fascismo fino alla nascita della Repubblica. Un lavoraccio. I devoti del fu presidente del Consiglio per ora dovranno accontentarsi di chiarmarlo «servo di Dio», a meno che Papa Ratzinger non voglia fare un “miracolo” e fare in modo che il cammino si faccia un po’ più spedito.

© Copyright Il Messaggero, 1° dicembre 2008 consultabile online anche qui.

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