lunedì 23 marzo 2009

Nella giornata conclusiva del suo viaggio Benedetto XVI parla di pace e riconciliazione (De Carli)


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UN MILIONE DI FEDELI PER IL PAPA

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Nella giornata conclusiva del suo viaggio Benedetto XVI parla di pace e riconciliazione: «La cupidigia riduce in schiavitù i poveri»

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Il Papa sempre vicino alle donne: «In famiglia il genio femminile si impone»

Giuseppe De Carli

Il caldo, ma probabilmente la ressa, hanno fatto due vittime. Si tratta di due angolane di vent'anni (una pare fosse incinta) deceduta la sera di sabato non si sa se prima o dopo l'incontro dei giovani col Papa allo stadio di Luanda. Il governo non ha dato una versione ufficiale e le ipotesi divergono. C'è chi parla di calca per entrare allo stadio che ha provocato, fra l'altro, una quarantina di feriti. Chi di un collasso cardiocircolatorio che ha stroncato per la temperatura elevatissima le due ragazze. Una tragedia ricordata durante la «preghiera dei fedeli» sulla spianata di Cimandola. Benedetto XVI, i vescovi di nuove nazioni dell'Africa australe, e centinaia di migliaia di fedeli. Il rito eucaristico nella domenica dedicata alla riconciliazione nazionale. «Il lavoro di ricostruzione - afferma il Papa - è penosamente lento e duro», soprattutto qui, in un Paese uscito da una devastante guerra civile. Se ne rende conto lungo i quattordici chilometri di tragitto verso la spianata. Una delle tante «guerre dimenticate» ha prodotto «una umanità dimenticata». Un panorama terrificante di case di lamiera, di enormi conglomerati sorti dal nulla, senza acqua, né luce, né fognature.
Luanda come Manila, come tante città disperate del cosiddetto «terzo mondo in via di sviluppo». La giornata conclusiva è perciò la giornata dei ripetuti appelli alla pace, alla riconciliazione, al perdono, alla speranza. Gli uomini, spesso, preferiscono le tenebre alla luce. «Pensiamo - dice ancora Papa Benedetto - ai frutti feroci del tribalismo, delle rivalità etniche, della cupidigia che corrompe il cuore dell'uomo e riduce in schiavitù i poveri; alla droga, all'irresponsabilità sessuale, all'indebolimento del legame matrimoniale, alla distruzione delle famiglie e alla eliminazione di vite umane innocenti mediante l'aborto».
L'ultima parola di Papa Ratzinger è per le donne.
Due donne sono diventate un esempio da seguire: Teresa Gomes, angolana, e l'italiana Maria Bonino, pediatra, morta di febbre emoraggica quattro anni fa. Diritti di assoluta parità sul piano giuridico, ma è in famiglia, secondo Joseph Ratzinger, che il «genio femminile» si impone.

Benedetto XVI si lascia andare: «Affascinante incanto che irradia la donna», «intima grazia», argine contro la disumanizzazione, aralde delle «ragioni del cuore» in una società dominata dalla tecnica.

Termina la visita con un bilancio straordinariamente positivo. A dispetto delle polemiche in Occidente, è stata un interminabile abbraccio di popoli, un incontro commuovente fra un padre e i figli dispersi. Si è scoperta una Chiesa forte, giovane, dinamica, destinata a contare sempre di più nella Chiesa universale. «Inculturazione dell'amore» e «teologia della fraternità» sembrano essere i frutti ecclesiali raccolti da questa visita.
In sfida anche con se stesso per i continui spostamenti e la fatica di sopportare il clima tropicale, Benedetto XVI ha seminato parole di giustizia, ha predicato la guarigione del cuore, l'amicizia con Dio.

© Copyright Il Tempo, 23 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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