lunedì 23 marzo 2009

Incontro del Papa con i giovani: il commento di Gian Guido Vecchi


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Due morti alla Messa del Papa schiacciati dalla folla allo stadio

Ratzinger informato esprime «dolore e sconcerto»
Benedetto XVI è arrivato senza sapere quello che era successo: le autorità hanno mantenuto il silenzio per ore


DAL NOSTRO INVIATO

Gian Guido Vecchi

LUANDA (Angola)

Quando Benedetto XVI è arrivato allo stadio erano già morti. Un ragazzo e una ragazza — secondo fonti ospedaliere; gli scout parlano di due ragazze — fra le decine di migliaia rimasti in attesa per ore, ieri pomeriggio, fuori dallo stadio dos Coqueiros, per il grande incontro dei giovani con il Papa. Nell'ospedale della capitale angolana sono stati portati almeno un'ottantina di feriti, schiacciati dalla calca o distrutti dal caldo atroce della capitale.

Nello stadio, pressati come sardine, c'erano trentamila ragazzi tra spalti e campo. Altre migliaia sono rimasti fuori.

La tragedia è avvenuta quattro ore e mezzo prima dell'inizio, a mezzogiorno, quando già a migliaia si accalcavano fuori dall'impianto e sono stati aperti i cancelli. È stata fatale la pressione della folla. I due giovani sono stati portati in ospedale, ma non c‘era più nulla da fare. Di certo il clima era quasi impossibile, dallo stadio si è usciti fradici e disidratati, i ragazzi svenivano a decine.
Le autorità hanno comunque tenuto sotto silenzio la cosa. Nella notte i notiziari della televisione angolana continuavano allegramente a trasmettere le immagini festose del pomeriggio. A rovinare il quadretto, alcune voci poco prima delle nove e l'agenzia di informazioni
Lusa che ha diffuso la notizia verso le nove di sera. Sorpreso lo stesso seguito del Papa, tenuto all'oscuro di tutto. Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, spiegava a tarda sera di aver ricevuto solo alcune «prime conferme»: la morte dei due ragazzi in non meglio precisati «incidenti».
Il Papa e tutto il seguito «esprimono dolore e sconcerto ». Benedetto XVI è arrivato allo stadio senza sapere quello che era successo. Nonostante il clima, il volto provato dalla fatica e dal caldo, aveva l'aria rasserenata davanti ai giovani che cantavano «Papa, amigo, Angola esta con tigo», ha battuto le mani al ritmo dei canti africani scanditi da danze e strumenti a percussione tradizionali, si è messo pure a scherzare con i ragazzi, dopo aver ricordato il precedente di Giovanni Paolo II nel '92: «Con lineamenti un po' diversi, ma con lo stesso amore nel cuore, ecco davanti a voi l'attuale Successore di Pietro, che vi abbraccia tutti in Gesù Cristo».
Si è commosso davanti ai ragazzi mutilati dalle mine disseminate in 27 anni di guerra civile e ancora sparse nel Paese: «Vedo qui presenti alcuni delle migliaia di giovani angolani mutilati in conseguenza della guerra e delle mine, penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori», ha detto loro. «Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio.
Io vi dico: coraggio!». Una festa di suoni o colori. Nello stadio si vedevano le barelle sfilare avanti e indietro, portando via chi era svenuto. Ma nessuno poteva immaginare che due ragazzi erano già morti. E questa mattina si teme per quello che potrà succedere nella spianata di Cimangola, l'appuntamento principale e più atteso a Luanda. Benedetto XVI, durante la Messa, ricorderà le due vittime.

© Copyright Corriere della sera, 22 marzo 2009

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