domenica 22 marzo 2009
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Tra una Chiesa che mostra grande vitalità
dal nostro inviato Mario Ponzi
Un insolito omaggio "floreale" ha inaugurato la seconda giornata del Papa a Luanda.
Quando Benedetto XVI, poco dopo le 9 di sabato 21 marzo, è uscito dalla nunziatura, ha trovato davanti all'ingresso una cinquantina di bambini angolani che, avvolti in pezzi di stoffa colorata, si sono disposti davanti a lui in modo da disegnare sull'asfalto una rosa.
Il Papa, sorpreso alla vista di questo "quadro vivente", si è immediatamente avvicinato a loro, li ha benedetti e li ha invitati a stringersi a lui. In un attimo è stato circondato festosamente. I piccoli gli hanno regalato poi una rosa vera, che il Pontefice ha portato con sé fino a quando ha fatto ingresso nella chiesa di san Paolo, nel cuore dell'omonimo quartiere, dove ha celebrato la messa per i fedeli del Paese.
L'accoglienza riservata al Papa a Luanda non fa rimpiangere quella di Yaoundé. Anche se il modo di manifestare entusiasmo è diverso. In Camerun la gente cantava e ballava soprattutto. Qui in Angola la gioia è più rumorosa. Lo slogan che più si sente nelle strade è "Bendito, amigo, Angola está con tigo". Lo ripetono in continuazione e lo si vede scritto su cartelloni e manifesti.
Poi ci sono i bambini. Protagonisti assoluti. Sono tanti. Corrono per centinaia e centinaia di metri, accompagnando il corteo papale. Anche questa mattina il Papa è stato a lungo affiancato da gruppi di bambini, sino a quando è entrato nel complesso parrocchiale per incontrare le varie componenti della Chiesa locale.
È una Chiesa che ha sofferto - lo dice il lungo elenco dei suoi martiri - quella che gli si è mostrata con i suoi vescovi, i sacerdoti, le religiose, i religiosi, i catechisti e i rappresentanti dei diversi movimenti.
Lo hanno accolto sulle note di un canto gregoriano, accompagnato dal suono dell'organo. Dopo aver salutato don Manuel Román, il parroco salesiano, Benedetto XVI si è inginocchiato davanti al Santissimo. Entrato poi in sacrestia ha vestito i paramenti per la celebrazione della messa. Il saluto liturgico lo ha pronunciato l'arcivescovo Gabriel Mbilingi, coadiutore di Lbango e vicepresidente della Conferenza episcopale.
Nella sua risposta il Papa, durante l'omelia, ha parlato alla Chiesa in Angola, a quella che lavora e soffre tutti i giorni. Non a caso si è rivolto ai fedeli presenti chiamandoli "miei compagni di giornata nella vigna del Signore". Un'espressione significativa che riporta alle origini di quella missione che, oltre cinquecento anni fa, ha fatto dell'Angola il Paese pioniere dell'evangelizzazione dell'Africa. È dunque un viaggio alle radici della fede quello che Benedetto XVI ha voluto proporre a questa Chiesa antica, ma ancora tanto giovane nel confronto con le Chiese sorelle dell'Europa.
Un viaggio iniziato già venerdì sera, quando nella nunziatura apostolica si è incontrato a tu per tu con i vescovi del Paese.
A loro Benedetto XVI ha proposto la centralità della figura di Cristo, che va recuperata proprio per rispondere "a un diffuso relativismo - ha detto - che nulla riconosce come definitivo e anzi tende ad erigere a misura ultima l'io personale e i suoi capricci". Noi, ha concluso, "proponiamo un altra misura: il Figlio di Dio che è anche vero uomo".
E qui in questa chiesa sabato mattina c'erano tanti gruppi e movimenti ecclesiali che al Papa hanno mostrato di aver scelto da tempo la strada dell'uomo.
Il seme gettato con le fatiche e i sacrifici dei missionari uccisi ha generato e alimentato una fede che neppure l'ondata della decolonizzazione né quella delle guerre fratricide sono riuscite ad estirpare. L'Africa ha ora bisogno di forze autoctone per portare a compimento il progetto dell'inculturazione del Vangelo nella sua realtà. Il Papa ha colto il primo segno di questa nuova primavera africana, che qui in Angola mostra una grande vitalità, non solo nelle vocazioni ma anche e soprattutto nell'attività del laicato, impegnato in diversi settori
Sarebbe un errore comunque fermarsi ai numeri. Anche se le vocazioni crescono e molti cattolici sono tornati ad occupare posti di responsabilità nella vita pubblica, restano problemi da risolvere, come ha ricordato il Pontefice in questi giorni. Da dove e come ripartire? Sarà il prossimo sinodo a dare le risposte. La voglia di riscatto mostrata in questi giorni, può essere un elemento positivo. Soprattutto se servirà ad unire ancora di più.
(©L'Osservatore Romano - 22 marzo 2009)
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