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di LUIGI ACCATTOLI
«Quanta sporcizia c’è nella Chiesa» aveva detto una volta da cardinale: ieri invece Papa Benedetto XVI ha segnalato la sporcizia che c’è nella società, veicolata da «prodotti» ad alta diffusione che «spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna».
Non ha fatto esempi, ma ha indicato con chiarezza la direzione in cui cercarli quando ha fatto accenno alle «immagini» che «inquinano la mente e il cuore».
È un linguaggio ben noto, con cui gli uomini di Chiesa bollano la messa in scena dell’intimità sessuale nella pubblicità, nel cinema, nella televisione e in internet.
Non tanto la pornografia, quanto l’esibizione della nudità dei corpi come elemento ordinario della comunicazione di massa. E poi il fatto che non possa esservi film o fiction che non punti sullo choc del gesto violento: il proiettile esplosivo che penetra al rallentatore nei corpi e li manda in brandelli, come ogni altra immagine che faccia spettacolo di quanto violenta la figura umana.
Infine il «disprezzo» per l’uomo e la donna: cioè la violazione del mistero di cui sono portatori e che li fa— secondo la Bibbia — immagini di Dio.
Più volte — da cardinale — aveva insistito sulla «particolare dignità della comunione fra uomo e donna» sulla quale si fonda «il futuro dell’umanità» e che va «protetta» con ogni cura.
Per lui è dunque una forma di «disprezzo» violare quella dignità per farne spettacolo sia pure tra persone consenzienti, come capita nelle trasmissioni della tv spazzatura.
© Copyright Corriere della sera, 1° giugno 2009
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