lunedì 1 giugno 2009
Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio: le prefazioni al libro-intervista del card. Joseph Ratzinger e di Peter Seewald
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Cari amici, grazie al sapiente lavoro della nostra Gemma leggiamo le prefazioni dell'allora cardinale Ratzinger e di Peter Seewald al libro-intervista "Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald", San Paolo Edizioni 2001.
Si tratta di due testi di grande interesse non solo per i contenuti ma anche perche' il libro e' stato scritto nell'abbazia di Montecassino ed e' bello leggere come i due autori parlano di questo straordinario luogo.
Ancora grazie a Gemma :-))
R.
Dio e il mondo
Essere cristiani nel nuovo millennio
Prefazione
di Joseph Ratzinger
Nel 1996 Peter Seewald mi aveva proposto un colloquio sulle questioni che l’uomo contemporaneo pone alla Chiesa e che spesso gli impediscono di avvicinarsi alla fede. Da quel colloquio ebbe origine Il sale della terra che da molti venne accolto con gratitudine come contributo per orientarsi nella società contemporanea.
L’eco notevole e sorprendentemente positiva suscitata da quel libro ha spinto Seewald a proporre un secondo scambio di idee, volto questa volta a chiarificare le questioni interne alla fede, che anche a molti cristiani appaiono come un terreno incolto difficilmente penetrabile e in cui ci si può a malapena orientare: molti suoi elementi, anche rilevanti, paiono al pensiero contemporaneo difficilmente comprensibili e altrettanto difficilmente accettabili.
A questo progetto si opponeva dapprima il sovraccarico di impegni cui dovevo far fronte.
Il poco tempo libero che mi rimaneva volevo dedicarlo alla lavorazione di un libro sullo spirito della liturgia che avevo programmato fin dall’inizio degli anni Ottanta, ma che non era mai giunto alla fase di composizione scritta.
Nell’arco di tre vacanze estive l’opera è stata alla fine ultimata ed è stata pubblicata all’inizio di quest’anno.
Il terreno era quindi finalmente sgombro per il secondo colloquio con Seewald che propose di tenerlo presso l’abbazia benedettina di Montecassino, per via del valore simbolico che questo monastero, cuore della cristianità, riveste.
Lì, confortati dall’accoglienza benedettina, abbiamo realizzato tra il 7 e l’11 febbraio di quest’anno il nuovo colloquio che Seewald aveva accuratamente preparato. Io dovetti invece affidarmi all’ispirazione del momento.
La quiete del monastero, il calore dimostrato dai monaci e dall’abate, l’atmosfera favorevole alla preghiera e la riverente solennità della liturgia ci furono di grande aiuto: venne poi predisposta la nostra partecipazione ai festeggiamenti in onore di Santa Scolastica , sorella di san Benedetto, celebrati là con lo splendore dovuto. Così ai monaci di Montecassino va il ringraziamento grato dei due autori, che hanno sentito questo luogo venerando come fonte di ispirazione.
Non c’è bisogno di dire che ognuno dei due autori risponde delle proprie affermazioni che rappresentano il proprio specifico contributo all’opera. Mi pare che anche qui, come ne Il sale della terra, proprio la diversità dei percorsi e dei modi di pensare abbiano permesso il dispiegarsi di un dialogo autentico, in cui la franca immediatezza di domande e risposte si è dimostrata feconda. Il signor Seewald, che ha registrato su nastro le mie risposte, si è occupato di trascriverle e sintetizzarle, ove necessario. Io stesso ho poi rivisto criticamente le mie affermazioni e, dove mi è parso necessario, le ho rifinite da un punto di vista linguistico o le ho prudentemente completate , ma nel complesso ho mantenuto il carattere orale della parola così come l’istante l’aveva fatta scaturire. Spero che questo secondo libro trovi l’accoglienza favorevole già riservata a Il sale della terra e che possa essere d’aiuto a tanti uomini incamminati su un percorso di ricerca e comprensione della fede cristiana.
Roma, 22 agosto 2000
Prefazione
di Peter Seewald
Montecassino, febbraio. La strada che conduce al monastero consacrato a san Benedetto è stretta, ripida e tortuosa, e man mano si sale, più fredda si fa l’aria. Nessuno parlava, nemmeno Alfredo, l’autista del Cardinale. Non so per quale ragione, l’inverno in fondo era definitivamente alle nostre spalle, ma in qualche modo temevamo le fredde notti che ci aspettavano.
Quando pubblicai con il cardinal Ratzinger il libro intervista Il sale della terra, molti videro in quest’opera la possibilità di misurarsi con una tematica a cui fino a quel momento non erano riusciti ad accostarsi. Certo il nome di Dio veniva menzionato con una frequenza che non aveva precedenti ma, in fondo, nessuno sapeva più bene di cosa parlava quando affrontava tematiche religiose.
L’ho sperimentato io stesso, quando ne parlavo con amici o nelle redazioni delle riviste per cui lavoravo. Era come se, in un arco di tempo brevissimo, si fosse verificata in larghi strati sociali qualcosa come un’esplosione nucleare spirituale, una specie di big bang della cultura cristiana, che aveva fino a quel momento costituito le fondamenta del nostro vivere. Pur senza negare l’esistenza di Dio, nessuno faceva più affidamento sulla sua potenza e sulla sua capacità di incidere effettivamente sul mondo.
A quell’epoca continuavo a frequentare la Chiesa.
Nonostante i dubbi e l diffidenza per i messaggi della Rivelazione, mi pareva incontrovertibile il fatto che il mondo non può essere il frutto del caso, il risultato di un’esplosione o di qualcos’altro del genere, come affermato da Marx e non solo da lui. E non può nemmeno essere una creazione umana, visto che gli esseri umani non sono nemmeno in grado di guarire un’influenza o di impedire il crollo di una diga. Mi resi conto del fatto che dietro l’intreccio di liturgia, preghiere e comandamenti doveva esserci un fondamento, una verità. “Non siamo partiti al seguito di una storia sapientemente inventata”, si dice in una lettera di Pietro. Ma mi pareva stupido fare il segno della croce o pronunciare la confessione di colpa come si fa abitualmente a Messa.
E ogniqualvolta mi guardavo attorno in una chiesa, non riuscivo più a leggerci tutto questo. Il nucleo autentico e originario, il senso di questo complesso di riti e dogmi, mi pareva celato dietro una cortina di nebbia.
Non è facile lasciare la Chiesa, che molti anni fa mi pareva svuotata di senso e reazionaria, ma tornare nel suo grembo è ancora più difficile. Non si vuole soltanto credere a ciò che si sa, ma anche essere consapevoli di ciò in cui si crede. Montagne di domande senza risposta ostruiscono il cammino. Cristo è davvero il Figlio di Dio che ci ha fatto dono della redenzione? E, in caso affermativo, che razza di Dio è questo? Un Dio buono che ci aiuta? Un Dio cinico che, annoiato, continua a scrivere, riga dopo riga, nel grande libro della vita? Quali piani ha in serbo per gli esseri umani che possono persino abbandonarsi alla seduzione della forza del male? Qual è il senso della nostra esistenza? Che ne è dei comandamenti? Sono validi ancora oggi? E che significato hanno i sette sacramenti? Davvero, come si dice, è celato in loro il piano dell’intera esistenza? Fede e vita nel XXI secolo possono ancora ricongiungersi così che il mondo moderno possa ricorrere a qualcosa della sapienza che l’umanità ha lasciato in eredità?
Certo, in così breve tempo, non molte domande possono trovare una risposta, non tutto si può sperimentare. Molte cose non possono nemmeno essere espresse in parole.
Ma, quando nel monastero mi trovavo seduto di fronte al cardinale Joseph Ratzinger, un uomo di Chiesa estremamente saggio che mi narrava con pazienza il Vangelo, la fede del Cristianesimo dal sorgere del mondo fino alla fine, allora cominciai ad avvertire di giorno in giorno con sempre maggiore nettezza qualcosa del mistero che nel più profondo tiene insieme il mondo.
E, a ben guardare, forse è molto semplice. “La creazione”, diceva quest’uomo sapiente, “ha un ordine intrinseco. Da quest’ordine possiamo dedurre il pensiero di Dio, e persino il modo in cui dovremmo vivere”.
Monaco, 15 agosto 2000
Da Joseph Ratzinger-Peter Seewald, "Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio", San Paolo 2001
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1 commento:
Mi emoziona leggere che il card. ratzinger teneva tanti progetti per le misere vacanze estive. Aveva ed ha un senso del dovere eccelso. Davvero è un umile lavoratore alla vigna del SIgnore. Avrebbe potuto trascorrere la sua vita scrivendo e meditando un po' in disparte, invece è la nostra guida verso Cristo! Che belle le vie del Signore! Marco
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