lunedì 1 giugno 2009
Parlando con i bambini, Benedetto XVI è riandato ai giorni della sua infanzia (Mazza)
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ASSIEME A PIETRO
«Mai avrei pensato di diventare Papa»
Parlando con i bambini, Benedetto XVI è riandato ai giorni della sua infanzia
DA ROMA
SALVATORE MAZZA
Il Papa che... «non mi aspettavo di diventare Papa».
E i fanciulli dell’Infanzia missionaria che... «ci sentiamo come bambini insieme al nonno». Una festa e un colloquio con un nonno pieno di cose da fare e al quale dire «grazie perché prendi un po’ del tuo tempo per fermarti a parlare con noi».
Tra canti a squarciagola e un gran sventolio di fazzoletti e di bandiere, i piccoli missionari italiani, e i loro coetanei in rappresentanza di Croazia, Francia, Irlanda, Germania, Polonia, Spagna, Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria, si sono ritrovati ieri con Benedetto XVI in Vaticano, nel quadro della celebrazione del Giubileo paolino. Un incontro organizzato dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che ha segnato il culmine di una mattinata di festa durante la quale tra riflessioni, testimonianze, canti e proiezioni i circa settemila piccoli ospiti del Pontefice hanno approfondito il senso del loro impegno missionario.
Papa Ratzinger li ha raggiunti nell’aula Paolo VI attorno a mezzogiorno, accolto dal loro indescrivibile entusiasmo, pronto a mettersi a loro disposizione rispondendo «a braccio » a tre domande postegli da Anna, Letizia e Alessandro.
Un dialogo semplice in cui Benedetto XVI ha ricordato la sua ingenuità di bambino cresciuto in piccolo paese di 400 abitanti, confidando di avere «ancora difficoltà a capire come il Signore possa aver destinato proprio me a questo ministero», ha osservato come «qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare, ma è importante l’arte di riconciliarsi, il perdono, ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell’anima », ricordato l’importanza della preghiera quotidiana e di «rendere presente l’amore di Dio» attraverso la carità, «senza grandi parole», sull’esempio di san Paolo.
A salutare il Papa al suo arrivo nell’Aula delle Udienze era stato il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il quale aveva sottolineato come «protagonisti di questa giornata sono i giovani, ragazzi missionari », ovvero «il futuro della Chiesa e del mondo». «Essi – aveva aggiunto Dias – hanno intrapreso questo pellegrinaggio a Roma per sostare sulla tomba dell’apostolo san Paolo e forti della sua testimonianza rinnovare la loro professione di fede e quindi ripartire da questa città portando nella vita quotidiana un rinnovato e generoso impegno missionario».
Dopo il cardinale era stata la volta di Emanuela, una giovane di Roseto degli Abruzzi, e di Tibor, ungherese, che hanno espresso a nome di tutti la «grande gioia» per l’incontro col Papa: «Noi, ragazzi missionari, cerchiamo di vivere la nostra amicizia con Gesù attraverso quattro impegni: con l’ascolto della sua Parola per condividerla con gli altri, con la preghiera, imparando a conoscere e ad apprezzare la vita, la storia e la cultura degli altri popoli e, infine, cercando di condividere nella solidarietà i doni di Dio...
Ti ringraziamo del dialogo che farai con noi e delle parole che ci rivolgerai. In questa giornata, vogliamo anche regalarti il kit del nostro pellegrinaggio insieme all’offerta per un progetto. Sappiamo che la userai in favore di nostri coetanei che hanno più bisogno. Ora siamo tutt’orecchi per ascoltare le tue parole. Ti vogliamo bene!».
© Copyright Avvenire, 31 maggio 2009
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