lunedì 20 luglio 2009

Il prof. Soldati esprime dubbi sull’efficacia dell'intervento al Papa (Galeazzi)


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E' giallo sull’efficacia dell'intervento al Papa

Dubbi per una rapida ripresa del polso. «Con una semplice operazione sarebbe bastato un tutore»

GIACOMO GALEAZZI

Benedetto XVI, prima dell’Angelus, ha ricordato i medici che venerdì lo hanno operato «speriamo con successo finale». Ma è giallo sull’efficacia e l’adeguatezza dell’intervento.
All’ospedale di Aosta sono stati applicati al polso destro fratturato del Pontefice alcuni fili metallici per rimettere a posto i frammenti e adesso sarà necessaria un’immobilizzazione di almeno un mese, cioè un’ingessatura che ne limiterà la mobilità per circa 30-40 giorni. «E’ stata scelta una tecnica superata che veniva impiegata fino a quindici anni fa, ma che ormai è stata pressoché totalmente abbandonata», spiega il professor Orfeo Soldati, primario del reparto di chirurgia della mano dell’Ospedale Pellegrini di Napoli, centro d’eccellenza a livello europeo.
Ciò che andava fatto, invece, era «un’operazione chirurgica per ricomporre la frattura scomposta», fissando internamente i frammenti di ossa. «In questo modo, attraverso un semplice tutore, in una settimana il Pontefice avrebbe ripreso l’uso della mano, la riabilitazione sarebbe stata più rapida e presto sarebbe tornato tutto come prima - precisa Soldati -. Anziché mettere fili che poi dovranno essere asportati successivamente al consolidamento della frattura, sarebbe stato molto meglio utilizzare un perno. Ossia una specie di impalcatura che, percorrendo tutta la lunghezza dell’osso, avrebbe tenuto uniti internamente i due frammenti».
Questa tecnica «corrisponde a un protocollo mondiale» e «costituisce la soluzione adottata universalmente». Tenendo saldamente uniti i due frammenti ossei (cosa che i fili applicati al Papa invece «non consentono di ottenere allo stesso livello») non si creano movimenti né spostamenti, quindi il paziente «può muovere il polso molto precocemente, ben prima che le ossa siano naturalmente consolidate». Insomma, assicura Soldati, «una soluzione molto più moderna ed efficace». E aggiunge: «Anche noi utilizzavamo i fili ma fino a una quindicina di anni fa. Da parecchio tempo è prassi mondiale intervenire chirurgicamente in anestesia locale applicando un perno perché una frattura non sottoposta a questo tipo di intervento non garantisce la stessa riuscita e necessita di una riabilitazione più lunga».
Tre giorni fa, dopo la brutta caduta notturna nello chalet di Les Combes, papa Ratzinger è stato sottoposto a una «riduzione e sintesi» della frattura. In pratica sono stati fatti due fori, con una sorta di trapano chirurgico, e sono stati infilati a «cielo coperto» (cioè senza aprire con il bisturi) due fili metallici per mettere in trazione la frattura. Dopodiché il polso è stato fasciato con una ingessatura in vetroresina leggera. «Intervento di 25 minuti con anestesia locale perfettamente riuscito - assicura l’ospedale Parini -. Il Papa potrà recuperare con un’adeguata riabilitazione il pieno possesso della mano destra e tornare a scrivere e a suonare, senza problemi». Nella notte tra giovedì e venerdì Benedetto XVI si è fratturato il polso in modo «accidentale», ma, pensando non fosse nulla di grave, è tornato a letto e solo in mattinata, dopo aver celebrato la messa e fatto colazione, è stato accompagnato nel nosocomio del capoluogo aostano. Gli sono stati fatti una radiografia, che ha accertato una frattura multipla del polso destro, e un «check-up completo», che ha escluso un malore quale causa della caduta. Classificato come «paziente numero 917», Benedetto XVI ha voluto essere trattato come qualsiasi altra persona, ed ha atteso il suo turno per la sala operatoria, dove nel frattempo è stato eseguito un più urgente intervento di peritonite. Poi è toccato a lui.

© Copyright La Stampa, 20 luglio 2009 consultabile online anche qui.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Definire l'atteggiamento di questo medico scorretto nei confronti dei colleghi di Aosta è un eufemismo.
Alessia

Raffaella ha detto...

Ciao Alessia, ho piena fiducia nei medici di Aosta anche perche' sono super esperti in fratture.
Non dimentichiamo che tutti coloro che si rompono le ossa cadendo dagli sci in Valle d'Aosta finiscono nell'ospedale del capoluogo :-)
R.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con te cara Raffa. Mi fanno vedere rosso questi articoli che speculano sulla salute del Papa. Assolutamente vergnosi!
Alessia

Eremitica ha detto...

L'importante è che l'operazione fatta al Santo Padre non lasci conseguenze...le chiacchere lasciano il tempo che trovano.

Anonimo ha detto...

Che miseria! Ma niente di nuovo sotto il sole: è rarissimo trovare un medico che parli bene dell'operato di un altro.
In ogni caso resterà l'atteggiamento di un Papa che ha voluto essere trattato "come tutti gli altri".
Adriano

Anonimo ha detto...

e' UNA SCORRETTEZZA TERRIBILE PARLARE MALE DEI COLLEGHI PER FARSI PUBBLIVITà. E' UNA SCORRETTEZZA E UNA MANCANZA DI COMPRENSIONE/COMPASSIONER I PAZIENTI AFFERMARE CHE CI POTREBBERE ESSERE CONSEGUENZE NEGATIVE CIRCA L'ESITO DELL'INTERVENTO EFFETTUATO AD AOSTA. IL SANTO PADRE SI è AFIDATO E AFFIDATO E HA FATTO BENE E UN MEDICO SE NON SA FARE UNA COSA, CHIAMA UN ALTRO. NON C'è BISOGNO CHE ALTRI DICANO, DA LONTANO, COSA AVREBBE DOVUTO FARE.
PARLO DA MEDICO E HO SEMPRE AVUTO INTOLLERANZA VERSO I COLLEGI CHE CRITICANO GLI ALTRI COLLEGHI IMPEGNATI IN PRIMA LINEA E SENZA CONOSCENZA DIRETTA DEL CASO.. AUGURI AL SANTO PADRE, MA MSON SICURA CHE ANDRà BENISSIMO!

paola ha detto...

Complimenti a tale dottore per la correttezza e deontologia professionale. io sarwei terrorrizata da un medico che parla pubblicamente così di un collega

gemma ha detto...

al di là dell'opinione giusta o sbagliata è deontologicamente scorrettissimo questo intervento.
Mi chiedo poi come si possa fare queste valutazioni a distanza, senza conoscere la situazione esatta della persona su cui si deve intervenire. Imparare qualcosa dall'umiltà del Papa a certi pontificatori non farebbe male.
Che bisogno c'è poi di andarli a cercare certi luminari, a cose fatte?

euge ha detto...

Non sono un medico ma, sono assolutamente fiduciosa sull'esito dell'intervento.

E' allucinante criticare altri colleghi senza rendersi conto e senza avere un quadro completo della situazione.
E' troppo facile dire non va bene dopo che altri hanno preso su di loro una responsabilità per niente indifferente e comunque dopo aver operato nel migliore dei modi.
Un altro che butta benzina sul fuoco.

Anonimo ha detto...

SONO UN ORTOPEDICO, E SONO D'ACCORDO NEL GIUDICARE NON CORRETTE LE AFFERMAZIONI DEL MEDICO NAPOLETANO.

NON SI PUO' GIUDICARE L'OPERATO ALTRUI SENZA CONOSCERE LE CIRCOSTANZE.

SE UN PRIMARIO HA OPTATO PER QUESTA TECNICA, DEVE ESSERE STATO MOTIVATO DA GIUSTE CONSIDERAZIONI.

CONOSCO IL MEDICO DI NAPOLI.

E' UN BRAVO CHIRURGO DELLA MANO, E HA MOSSO UNA CRITICA ACCETTABILE, SPECIE SE SI DOVESSE TRATTARE DI UNA FRATTURA ARTICOLARE DEL POLSO.

E QUALORA MOTIVATA, SAREBBE STATA UNA GIUSTA CRITICA, MA SE, E SOLO SE, SE INDIRIZZATA DIRETTAMENTE AL PRIMARIO DI AOSTA, PREFERIBILMENTE IN VIA PRIVATA.

QUESTI EVENTI, ORMAI PURTROPPO NON POCO COMUNI, NON FANNO ALTRO CHE DIMINUIRE LA FIDUCIA DELLA POPOLAZIONE NEI MEDICI.

E DI QUESTI TEMPI NE SUBIAMO LE CONSEGUENZE, SPESSO ESAGERATE, CON INGIUSTA ESAGERATA SFIDUCIA NEL NOSTRO OPERATO.

ME SE CONTINUIAMO A FARE COSI', E' LA UNICA REAZIONE CHE POSSIAMO AVERE DAI NOSTRI PAZIENTI.

CI SERVA DA INSEGNAMENTO.

PIENA FIDUCIA NEL PRIMARIO DI AOSTA, RINOMATO PER LA SUA BRAVURA.

STIMA PER L'OPERA PROFESSIONALE DEL MEDICO DI NAPOLI, MA DISACCORDO NELLA SUA CONDOTTA, AVVENTATA E NON COERENTE COL GIURAMENTO DI COLLABORAZIONE E SOLIDARIETA' TRA COLLEGHI.

AUGURO UNA RAPIDA GUARIGIONE AL PAPA.