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Roma.
La notizia dell’infortunio capitato al Papa corre rapidissima. E suscita le calorose reazioni di vicinanza con gli auguri di un rapido recupero. Le più alte cariche dello Stato, il mondo della politica e naturalmente la Chiesa e la gente comune in tantissimi si stringono intorno a Bendetto XVI. Tantissimi anche i vlti e le mani che salutano il Papa quando esce dall’ospedale e gli augurano di guarire in fretta, lui sorride e benedice tutti. Nonostante la sofferenza.
«Avendo appreso del lieve incidente che le è occorso, desidero esprimerle la mia sentita vicinanza e i miei più calorosi auspici di una pronta guarigione» dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio al Pontefice al quale pervengono gli auguri di rapida guarigione inviati anche da Schifani e Fini e dalle rispettive assemblee parlamentari. «Indirizziamo al Santo Padre il più sincero augurio di pronta guarigione a nome di tutti gli uomini e le donne dell'Unione di Centro» afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. La Chiesa fa sentire il suo caldo abbraccio al Pastore e prega per la sua salute. Ed è un Papa sereno e di ottimo umore quello che il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sente in mattinata al telefono, poco prima dell'intervento chirurgico: Ratzinger ha ringraziato personalmente degli auguri scambiando con Bagnasco anche qualche battuta scherzosa. E i vescovi italiani esprimono «affettuosa vicinanza» al Papa Benedetto XVI dopo l'infortunio e si augurano che i prossimi giorni siano per il Pontefice occasione «per ristorarsi e godere della natura creata da Dio» è detto in un comunicato della presidenza della Cei.
L'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, ha a sua volta inviato un telegramma al Papa per esprimergli «vicinanza di affetto e di preghiera nella circostanza del lieve incidente». Ma arriva una sorpresa come conseguenza dell’operazione al polso destro: l'anello piscatorio che viene indossato alla cerimonia di insediamento del Papa e che abitualmente sta nell'anulare della mano destra è stato spostato all'anulare della mano sinistra. L'anello di Benedetto XVI che riporta incisa la barca di San Pietro mentre quest'ultimo getta le reti per pescare, evidentemente dava fastidio all'ingessatura che i medici hanno applicato in seguito all'operazione.
All'uscita dell'ospedale di Aosta il Pontefice, salutando con il braccio sinistro alzato, ha lasciato intravedere la presenza nel polso della cosiddetta farfallina, un dispositivo con ago per somministrare farmaci antidolorifici in caso di necessità e che a volte viene lasciata per qualche ora dopo l'intervento. Ma il Papa potrà a tornare a suonare il piano, a scrivere e ad avere pieno possesso dei movimenti della mano destra. Ne è convinto il dottor Manuel Mancini, il primario dell'ospedale Parini di Aosta che ieri lo ha operato e che non ha che parole di elogio per la tranquillità e la serenità del Papa: «Neanche un lamento per il dolore della caduta», racconta. A spiegare come vanno le cose a Les Combes è anche il sindaco Osvaldo Naudin. È lui che fa funzionare come un orologio svizzero la vita attorno allo chalet del Papa, l'area superprotetta che ha ospitato per ben 13 volte due Pontefici, dieci anni di fila Wojtyla ed ora Papa Ratzinger. Che cosa è successo? «Una di quelle cose che possono capitare in tutte le case. È scivolato, cadendo ha appoggiato la mano e si è fatto male». Un incidente domestico.. «Che poi sono i più frequenti, a vedere le statistiche». Come l'ha saputo? «Stavo facendo una passeggiata e così ho fatto dietro front e mi sono diretto all'ospedale. Più tardi sono andato allo chalet per accoglierlo alle 16 quando è arrivato..» Come l'ha trovato? «Come sempre. Aveva il braccio ingessato, ma salutava, sorrideva come sempre». I medici dicono che tornerà a scrivere e suonare il pianoforte, ma per ora non potrà dedicarsi alla seconda parte del suo libro su Gesù. Magari si annoierà... «Impossibile. Può fare bellissime passeggiate e poi quest'anno gli abbiamo messo a posto un altro sentiero. Con una piccola sorpresa..» Vale a dire? «Gli abbiamo allestito - rivela Naudin - un minuscolo chalet in stile valdostano di venti metri quadri, ovviamente di legno, dove poter leggere o meditare in solitudine. Una specie di rifugio nel bosco a una ventina di minuti a piedi dalla sua residenza. E poi c'è una cosa nuova... Un grande orto dove le Memores che si occupano di lui possono prendere ogni giorno verdura freschissima e bio: insalate, pomodori, peperoni, cavoli». re.i.
© Copyright Il Mattino, 18 luglio 2009
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