venerdì 3 luglio 2009

Immigrati, Vaticano e Cei: la Chiesa non giudica il disegno di legge (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo commento di Salvatore Izzo che fa un po' di chiarezza in mezzo a tanta confusione:

IMMIGRATI: VATICANO E CEI, CHIESA NON GIUDICA DDL

(AGI) - CdV, 3 lug.

(di Salvatore Izzo)

"E' la solita liturgia", dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a proposito delle presunte critiche del Vaticano al ddl sicurezza.
E il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, pur senza citarlo, di fatto gli da' ragione quando chiarisce ancora una volta che i giornali attribuiscono al Vaticano opinioni personali di singoli religiosi, pur autorevoli, ma che certo non rappresentano la linea della Santa Sede.
"Non consta che ci siano state critiche che si debbano qualificare come critiche del Vaticano", scandisce a proposito dei titoli dei giornali che oggi qualificano invece come "critiche vaticane" opinioni in merito al decreto sicurezza espresse dall'arcivescovo Agostino Marchetto, numero due del Consiglio per la pastorale dei migranti.
La posizione dei vescovi italiani in tema di immigrazione e sicurezza e' quella emersa nella recente assemblea che ha sottolineato la necessita' di "coniugare accoglienza e legalita'", afferma da parte sua, in un'ampia dichiarazione diffusa dal Servizio di Informazione Religiosa, il portavoce della Confrerenza Episcopale Italiana, mons. Domenico Pompili. Insomma, in merito all'evidente tentativo di alcuni di "tirare per la tonaca" Vaticano e Cei e schierarli all'opposizione (raggiungendo in questa posizione associazioni e organismi cattolici che posizione contro il ddl hanno invece preso apertamente), i due portavoce sono assolutamente in sintonia: la Chiesa ribadisce dei principi ma non necessariamente valuta le soluzioni legislative adottate dai Governi, per assolverle o condannarle. "Sulla questione dell'immigrazione - chiarisce mons. Pompili - vale anche oggi (cioe' all'indomani dell'approvazione del ddl sicurezza) quanto affermato nel comunicato finale dell'ultima assemblea generale della Cei tenutasi lo scorso mese di maggio". In quella occasione,
aggiunge il portavoce Cei, i vescovi "hanno concordato sul fatto che si tratta di un fenomeno assai complesso, che proprio per questo deve essere governato e non subito". Parole molto chiare che non entrano nel merito del ddl e della norma che rende reato l'immigrazione clandestina ma esprimono senza possibili equivoci l'esigenza di legalita'. E se ovviamente per la Chiesa "e' peraltro evidente che una risposta dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico, che e' comunque necessario garantire in un corretto rapporto tra diritti e doveri, risulta insufficiente, se non ci si interroga sulle cause profonde di un simile fenomeno", nella sua dichiarazione, mons. Pompili richiama le parole del card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale, nella prolusione all'ultima Assemblea dei vescovi: accanto al "valore incomprimibile di ogni vita umana, la sua dignita', i suoi diritti inalienabili ce ne sono altri, come la legalita', l'affrancamento dai trafficanti, la salvaguardia del diritto di asilo, la sicurezza dei cittadini, la liberta' per tutti di vivere dignitosamente nel proprio Paese, ma anche la liberta' di emigrare per migliorare le proprie condizioni da contemperare naturalmente con le possibilita' d'accoglienza dei singoli Paesi, o magari solo arricchirsi culturalmente".
Quando la Santa Sede "intende esprimersi autorevolmente", lo fa usando "mezzi propri e modi consoni", come "comunicati, note e dichiarazioni", aveva gia' chiarito lo scorso 21 febbraio padre Lombardi a seguito di analoghe critiche, ugualmente di mons. Marchetto, al ddl sicurezza che iniziava allora il suo iter parlamentare.
"Ogni altro pronunciamento - aveva ricordato Lombardi - non ha lo stesso valore". "Non di rado - aveva aggiunto il portavoce di Benedetto XVI - i mezzi di informazione attribuiscono al 'Vaticano', intendendo con cio' la Santa Sede, commenti e punti di vista che non possono esserle automaticamente attribuiti". Nella stessa dichiarazione, evocata oggi da padre Lombardi, era affermato che "la Santa Sede, nei suoi organi rappresentativi, manifesta rispetto verso le autorita' civili, che nella loro legittima autonomia hanno il diritto e il dovere di provvedere al bene comune". Lo stesso principio era stato ribadito in quella stessa settimana anche dal presidente della Cei Bagnasco dalle colonne dell'Osservatore Romano: "Sui provvedimenti del Governo italiano in materia di sicurezza - aveva detto riguardo al ddl - non si puo' entrare nel merito perche' bisognera' vedere risultati". Anche se, qualunque misura sia decisa, raccomandava Bagnasco, dovra' essere attuata "nel rispetto certamente della nostra tradizione di solidarieta' ma anche del diritto e della legalita'", e "dobbiamo essere tutti sempre molto attenti e vigili per non perdere quei valori fondamentali della convivenza, della solidarieta', dell'umanesimo autentico che caratterizzano da sempre la nostra cultura e il nostro popolo". E oggi nella sua dichiarazione al Sir, il portavoce Pompili ricorda anche un altra affermazione del card. Bagnasco, che completa il ragionamento: in tema di immigrazione "il singolo provvedimento finisce con l'essere fatalmente inadeguato se non lo si puo' collocare in una strategia piu' ampia e articolata che una nazione come l'Italia deve darsi a fronte di un
fenomeno epocale come la migrazione di intere popolazioni. La geografia infatti
ha connesso un elemento, per cosi' dire, vocazionale, un'indole che connota il Paese in rapporto alla sua collocazione storico ambientale".
Sulla stessa linea le considerazioni affidate nei giorni scorsi ad "Aggiornamenti Sociali" dal presidente del dicastero vaticano per la pastorale delle migrazioni, mons. Antonio Maria Veglio' per il quale e' auspicabile "un'accoglienza graduale e ordinata, rispettosa ma non ingenua" degli immigrati: per il capo di Marchetto, infatti, coniugare accoglienza e legalita' "da una parte fa emergere il senso umanitario della solidarieta' e dell'ospitalita' e, dall'altra, aumenta il potenziale produttivo in campo economico e arricchisce gli scambi sociali".
Mentre "l'arrivo dei migranti non e' certo un pericolo se ovviamente trova giusta attuazione una gestione integrata di tutti gli aspetti correlati alla loro buona accoglienza, soprattutto per contrastare il piu' efficacemente possibile l'opera di organizzazioni criminali che fanno traffico e contrabbando di esseri umani".

© Copyright (AGI)

2 commenti:

Gianpaolo1951 ha detto...

Più chiaro di così!...

gemma ha detto...

chi non vive fra le elite sente una gran necessità di legalità e regolarizzazione di un fenomeno che ormai sta raggiungendo proprorzioni incontrollabili. Sono comprensibili le nostre ansie di cittadini ma non possiamo dimenticare che la Chiesa ha una dottrina basata su principi, ideali che deve comunque sempre ribadire, anche quando non piacciono a sinistra (attinenti all'etica e alla morale) e a destra (vedi immigrazione, solidarietà e condivisione). Capita a tutti noi a volte di non essere intimamente d'accordo con qualche suo pronunciamento ma la Chiesa deve mantenere il diritto-dovere di predicazione, quando parla della difesa della vita e quando parla di temi sociali. Non dimentichiamo che molti dei clandestini sono coloro cui il Papa si è rivolto in Camerun e Angola avvalorandone le speranze. Non mettiamo limiti alla sua libertà di predicazione che è rivolta a tutti, non solo a noi e alle nostre situazioni contingenti