sabato 27 dicembre 2008

Papa Ratzinger, appello per le suore rapite (Il Tempo)


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CITTÀ DEL VATICANO

Dio «tocchi il cuore dei rapitori» e «siano liberate quanto prima» le suore italiane sequestrate in Kenya da oltre un mese e mezzo, Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo. È l'appello del Papa dopo l'Angelus.

Appello che ha esteso per la liberazione dei «numerosi» sequestrati «in altre parti del mondo, di cui non sempre si ha chiara notizia» sia «per motivi politici che per altri motivi in America Latina, in Medio oriente, in Africa».
Per le due suore appartenenti al Movimento contemplativo missionario «Padre de Foucauld» sequestrate, da più di un mese e mezzo, insieme a un gruppo di loro collaboratori locali, nel villaggio di El Waq, nord del Kenya, è stato chiesto il silenzio stampa, ma nel giorno successivo al Natale Benedetto XVI ha espresso la volontà «che sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa».
Papa Ratzinger ha costellato di appelli i riti e gli appuntamenti pubblici di questi giorni festivi, cercando di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale su situazioni difficili vissute da persone o zone del mondo. Nel cuore della notte di Natale, celebrando la messa nella basilica di San Pietro, ha chiesto ad ognuno di «fare tutto il possibile affinchè finisca la tribolazione dei bambini» rifiutati, di strada o soldato, abusati anche attraverso la pornografia, e un «cambiamento nell'intimo dell'uomo».
Riflettendo sulla nascita di Gesù bambino, ha esortato a pensare «in questa notte in modo particolare anche a quei bambini ai quali è rifiutato l'amore dei genitori. Ai bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico. Ai bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza, invece di poter essere portatori della riconciliazione e della pace. Ai bambini che mediante l'industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima». «Il Bambino di Betlemme - ha aggiunto - è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinchè finisca la tribolazione di questi bambini».
Durante la messa di mezzanotte Ratzinger invita a pregare per la cittadina dove nacque Gesù: «Che cessino l'odio e la violenza, che si desti la comprensione reciproca, si realizzi una apertura dei cuori che apra le frontiere». Quindi il Medioriente. No alla «logica dello scontro e della violenza», ma «comporre le tensioni» e trovare «soluzioni giuste e durature ai conflitti» che travagliano la Terrasanta, i rapporti tra israeliani e palestinesi, le situazioni in Libano, in Iraq e «ovunque in Medio oriente», chiede Benedetto XVI nel messaggio «Urbi et orbi». Il Papa ha mandato un messaggio anche per «gli abitanti dello Zimbabwe», da troppo tempo nella «morsa di una crisi economica e sociale» che si aggrava. Per il Congo e «specialmente» il «martoriato» Kivu. Per Darfur e Somalia. Infine, dice Ratzinger, «se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina». Ognuno «faccia la propria parte, in spirito di solidarietà».

© Copyright Il Tempo, 27 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un bilancio del 2008 dell'agenzia Asca:

http://www.asca.it/news-2008_VATICANO__BENEDETTO_XVI_NON_'STAR'_MA_PASTORE_NON_SEMPRE_COMPRESO-799136-ORA-.html

:D