sabato 27 dicembre 2008
A maggio Papa Ratzinger andrà in Terra Santa (Galeazzi)
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A maggio Ratzinger andrà in Terra Santa
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO
Benedetto XVI pellegrino in Terra Santa sulle orme di Paolo VI e Karol Wojtyla. Ora è ufficiale: il Papa visiterà la patria di Gesù alla metà di maggio.
Il viaggio papale, secondo quanto si apprende in Curia, comincerà l’8 maggio, con arrivo in Giordania, e proseguirà dall’11 al 15 maggio in Israele e nei territori palestinesi.
La storica visita non sarà limitata a Gerusalemme e Betlemme ma «inizierà dalla Giordania», annuncia il patriarca Fouad Twal, il più alto rappresentante della Chiesa in Terrasanta. Sarà il primo pellegrinaggio di Joseph Ratzinger in Medio Oriente da quando è stato eletto al soglio di Pietro.
«L’arrivo del Pontefice sproni Israele all’apertura - auspica l’arcivescovo Twal -. Per riportare la pace devono finire l’occupazione, gli insediamenti illegali, i posti di blocco e un Muro che non garantirà mai la sicurezza di alcuno».
L’annuncio è contenuto nel messaggio natalizio in cui il Patriarcato latino lancia l’allarme per la riduzione della presenza cristiana e le sofferenze della popolazione nei territori occupati. «Abbiamo la gioia di annunciare che Benedetto XVI arriverà nel mese di maggio - afferma Twal -.
Il Papa desidera pregare per noi e con noi, conoscere meglio le nostre difficili condizioni di vita». La speranza è che «la visita papale sia una benedizione per tutti noi, contribuisca a una migliore comprensione reciproca tra le diverse nazioni della regione, abbatta le barriere, aiuti a risolvere i problemi, consolidi le relazioni tra i popoli e le religioni». Il viaggio del Papa in Israele comprenderà anche i territori palestinesi e avrà luogo in uno scenario allarmante «per la instabilità, l’insicurezza, la confusa visione del futuro, le aggressioni contro i cittadini, le loro terre e proprietà».
Il pericolo riguarda soprattutto Gerusalemme. «Siamo fortemente preoccupati per la Città Santa - spiega il patriarca -. Abbiamo la responsabilità di difenderne la santità e di preservare le caratteristiche di vero Santuario in cui si incontrano le tre religioni monoteistiche». A dividere cristiani, ebrei e musulmani sono «l’avidità mista all’ingiustizia, la violenza e la persecuzione dell’uomo sull’uomo». La costruzione degli insediamenti ebraici «strangolano Gerusalemme», mentre proseguono il «deterioramento della situazione politica» e «l’ingiusto assedio che ha colpito Gaza e le centinaia di migliaia di innocenti abitanti». La striscia è «sottoposta a un blocco devastante» da Israele in rappresaglia ai lanci di razzi degli attivisti palestinesi sul suo territorio.
L’ufficializzazione, precisano in Vaticano, è avvenuta a Natale per sottolineare il significato spirituale del viaggio. I dettagli dell’evento vengono discussi con la Segreteria di Stato dall’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy. Sullo sfondo, il contenzioso sulla beatificazione di Pio XII, il problema di storiche proprietà (tra cui il Cenacolo a Gerusalemme) e la questione dei visti, della tassazione e dello status giuridico delle istituzioni cattoliche nello Stato ebraico. Un contenzioso coinvolge la tappa a Betlemme, territorio della Cisgiordania sottoposto all’autorità palestinese. «Lì le tensioni tra Al Fatah e Hamas s’intrecciano sulla fine o meno del mandato del presidente Abbas, che scade a gennaio e che al Fatah vorrebbe prolungare per continuare le trattative con Israele - osservano in Curia -. E anche in Israele a febbraio si vota per le elezioni politiche, quindi, anche per la mutata influenza della Casa Bianca di Obama, sarà un Medio Oriente dal volto nuovo quello in cui Benedetto XVI metterà piede».
Già il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva parlato di «visita in preparazione», chiudendo la polemica tra Vaticano e Israele innescata dalle dichiarazioni di padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII («Niente viaggio di Ratzinger in Israele se il museo dello Yad Vashem non rimuove la targa con l’accusa a papa Pacelli di indifferenza all’Olocausto»).
© Copyright La Stampa, 24 dicembre 2008
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3 commenti:
Visto che sono riprese proprio in questi giorni le violenze in Terra Santa io ci penserei due volte ....... anche tre, prima di spedire Benedetto XVI da quelle parti.
Non ci possiamo permettere il lusso di mettere in pericolo una persona del suo calibro......... proprio no! Visto il campionario che lo circonda.........
Cara Euge, ricordo che quando il Papa dovette andare in Turchia dissi più volte queste tue stesse parole...e alla fine tutto andò non bene, di più!
Ma stavolta...sento che il nostro Papa deve andare, devo ripercorrere (non solo fisicamente, ma anche spiritualmente) le tappe di Colui il quale lui è il Vicario in terra, per un suo bisogno, ma che è anche il mio, il tuo e di tutta la Chiesa...e deve essere una luce, seppur piccola, di pace in quella terra dove le tenebre durano da troppo tempo...vedrai, cara Euge, che andrà tutto bene...
:D
Lo sò Scenron che il compito del Papa è dia andare dovunque ci sia bisogno della parola di Dio e di un messaggio di amore e di pace. Ma, desidererei che almeno il tutto, sia fatto nella massi,a sicurezza, onde evitare spiacevoli situazioni. Chiedo Troppo?
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