venerdì 26 dicembre 2008
Appello del Papa per la crisi economica: "Se vince l'egoismo, il mondo va in rovina"
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Appello del Papa per la crisi economica
"Se vince l'egoismo, il mondo va in rovina"
E ieri alla Messa di mezzanotte il Pontefice ha posto l'accento sui bambini
chiedendo che si ponga fine al loro sfruttamento, a cominciare dalle guerre e dalla pornografia
CITTA' DEL VATICANO
Il Natale come occasione per aprirsi alla solidarietà "tra le famiglie e le comunità", scelta più che mai urgente "in questo tempo segnato da una considerevole crisi economica". E' il messaggio lanciato dal Papa in occasione della tradizionale benedizione 'urbi et orbi' ('alla città e al mondo') dalla loggia delle benedizioni di piazza San Pietro.
"Se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina", è il monito del Papa. La benedizione quest'anno viene impartita in 64 lingue, una in più rispetto allo scorso anno. La 'new entry' è l'islandese.
"In questo nostro tempo, segnato da una considerevole crisi economica - ha detto Papa Ratzinger - possa il Natale essere occasione di più grande solidarietà tra le famiglie e tra le comunità che compongono la cara nazione italiana. Dalla povera e umile grotta di Betlemme, si diffonda dappertutto la luce della speranza evangelica e risuoni l'annuncio che nessuno è estraneo all'amore del redentore".
Benedetto XVI ha anche ripetuto con forza che occorre trovare "soluzioni giuste e durature ai conflitti" che travagliano la Terrasanta, i rapporti tra israeliani e palestinesi, le situazioni in Libano, in Iraq e "ovunque in Medio oriente".
E ha invocato anche la pace per "gli abitanti dello Zimbabwe" da troppo tempo nella "morsa di una crisi economica e sociale" che si aggrava. Per il Congo e "specialmente" il "martoriato" Kivu. Per Darfur e Somalia, le cui interminabili sofferenze sono tragica conseguenza dell'assenza di stabilità e di pace".
Il messaggio della Messa di mezzanotte.
Ieri, in occasione della celebrazione della messa di mezzanotte nella basilica di San Pietro, Benedetto XVI ha invece lanciato un appello per i bambini rifiutati, per i bimbi "di strada e i bambini soldato", per quelli abusati, anche attraverso la "pornografia". E ha chiesto ad ognuno di "fare tutto il possibile affinchè finisca la tribolazione di questi bambini" e un "cambiamento nell'intimo dell'uomo" che solo consentirebbe di superare "la causa di tutto questo male" e vincere "il potere del maligno".
Riflettendo sulla nascita di Gesù bambino Benedetto XVI ha esortato a pensare "in questa notte in modo particolare anche a quei bambini ai quali è rifiutato l'amore dei genitori. Ai bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico. Ai bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza, invece di poter essere portatori della riconciliazione e della pace. Ai bambini che mediante l'industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima".
"Il Bambino di Betlemme - ha aggiunto - è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di questi bambini". "Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso un cambiamento nell'intimo dell'uomo - ha osservato - può essere superata la causa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno". "Solo se cambiano gli uomini, - ha concluso - cambia il mondo...".
Dio è "là dove gli uomini non vogliono fare in modo autonomo della terra il paradiso, servendosi a tal fine della violenza", ha detto il Papa nella prima parte dell'omelia. E ha aggiunto che è a questi uomini che Dio "dona la sua pace". Benedetto XVI ha ricordato che il dio cristiano si fa uomo "dapprima davanti a persone di condizione molto bassa, davanti a persone che nella grande società erano piuttosto disprezzate". "Solo il cuore vigilante - ha aggiunto - è capace di credere al messaggio" del cristianesimo.
Al rito hanno partecipato cardinali, vescovi, membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede ed era presente anche il presidente del Senato italiano, Renato Schifani, tornato dal Libano dove ha visitato i militari italiani in missione di pace.
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