lunedì 1 giugno 2009

Il Papa alla Messa di Pentecoste: aria pulita (Zavattaro)


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Il Papa: "Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale" (Straordinaria omelia del Papa)

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BENEDETTO XVI - Aria pulita

Fabio Zavattaro

Due immagini per il giorno di Pentecoste: il vento e il fuoco.
In una basilica di San Pietro tutta in rosso, fiori, paramenti, Papa Benedetto celebra la solenne liturgia, memoria dello Spirito Santo che scende sugli apostoli, per essere l’anima della chiesa. A dare maggiore solennità, oltre al coro della Cappella Sistina, vi è la presenza del coro del Duomo e della Kammerorchester di Colonia, un insieme di circa 200 elementi che hanno eseguito la Harmoniemesse, l’ultima delle messe composte da Joseph Haydn – ricorre il bicentenario della morte – dopo il periodo londinese.
Il mondo, dice Papa Benedetto, è avvelenato da un inquinamento atmosferico, ma c’è anche un inquinamento morale, “un inquinamento del cuore e dello spirito”, che avvelena l’esistenza spirituale. E se da un lato non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria, anzi bisogna combatterli, e per questo “l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità”, allo stesso modo occorre impegnarsi per combattere tutto ciò che corrompe lo spirito. Invece sembra che ci si abitui senza difficoltà a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società, quali “immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna”.
Si dice sia libertà, ma tutto ciò “inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce per condizionarne la stessa libertà”.
Ecco allora il vento impetuoso di Pentecoste, “ nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito”. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo Spirito Santo è per la vita spirituale. Il vento, dunque, per spazzare via l’inquinamento, per dire quanto sia prezioso respirare aria pulita, ma non sono quella fisica; c’è bisogno di “aria pulita” anche spirituale, “l’aria salubre dello spirito che è amore”.
Se lo Spirito Santo è vento, tempesta che purifica l’aria, è anche fuoco d’amore, ci dice il Papa ricordando che la missione di Gesù – come racconta Luca – era quella di “gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso”. Fuoco che è portato sulla terra da Cristo; non strappato agli dei come fece Prometeo secondo il mito greco, ma dono di Dio, ottenuto per noi da Cristo “con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in Croce”. Impossessatosi delle energie del cosmo, appunto il fuoco, “l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio”, escludendo, rifiutando il creatore.
Si dichiara autonomo, libero, adulto. “Nelle mani di un uomo così, il fuoco e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.
È interessante a questo punto notare che Papa Benedetto usa queste immagini per aiutarci a comprendere che l’energia che muove il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è, citando la Genesi, “l’azione dello spirito di Dio che aleggia sulle acque all’inizio della creazione”. E Cristo ha portato sulla terra “non la forza vitale che già vi abitava, ma lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che rinnova la faccia della terra purificandola dal male e liberandola dalla morte”.
Il vento, dunque, che spazza via l’inquinamento; il fuoco,” puro, essenziale e personale”, dell’amore. Vento e fuoco che vincono la paura. Dice il Papa: dove entra lo spirito di Dio “scaccia la paura, ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada il suo amore infinito non ci abbandona”.
Lo dimostra la testimonianza dei martiri, l’esempio dei santi, l’impegno dei missionari. Lo dimostra ancora l’esistenza stessa della chiesa “che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore”. Senza lo Spirito Santo la chiesa “sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria”.
Ma è il vento e il fuoco dello Spirito che la fanno “corpo vivo”, e “prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo”. Una chiesa meno affannata per le attività e più dedita alla preghiera; e cristiani capaci di essere come i discepoli “perseveranti e concordi nella preghiera”. Questa è l’unica strada perché la Pentecoste “non si riduca a un semplice rito o a una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale si salvezza”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

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Antonio