mercoledì 3 giugno 2009

Il Papa presenta l’esempio di un monaco di grande cultura, al servizio di tanti senza dimenticare studio e contemplazione (Radio Vaticana)


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Il Papa: "La fede non è solo pensiero, ma tocca tutto il nostro essere. Poichè Dio si è fatto uomo in carne e ossa, è entrato nel mondo sensibile, noi in tutte le dimensioni del nostro essere dobbiamo cercare e incontrare Dio. Così la realtà di Dio, mediante la fede, penetra nel nostro essere e lo trasforma" (Catechesi)

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L’esempio di un monaco di grande cultura, al servizio di tanti senza dimenticare studio e contemplazione: al centro della riflessione del Papa all’udienza in piazza San Pietro

Un personaggio dell’Occidente latino veramente straordinario: così il Papa, all’udienza generale nell’assolata ma fresca Piazza San Pietro, ha presentato stamane la figura di Abano Mauro. Il monaco, nato a Magonza nel 780, entrato giovanissimo in monastero e poi divenuto Abate del famoso Monastero di Fulda e poi Arcivescovo di Magonza, fu consigliere saggio di principi in quella che definiamo la società carolingia. Del valore dei suoi insegnamenti oggi, ci riferisce nel servizio Fausta Speranza:

Un uomo di Chiesa di grande cultura che secondo la tradizione è l’autore di uno dei più belli e conosciuti inni della Chiesa latina, il Veni Creator Spiritus, che si è messo a servizio di tanti senza per questo smettere di proseguire i suoi studi. Lo ricorda il Papa sottolineando:

“…dimostrando con l’esempio della sua vita che si può essere simultaneamente a disposizione degli altri, senza privarsi per questo di un congruo tempo per la riflessione, lo studio e la meditazione”.

Rabano Mauro fu esegeta, filosofo, poeta. Benedetto XVI ricorda che poesia e forma pittorica spesso si sono fuse per esprimere verità di fede, basti pensare ai codici miniati della Bibbia: oggi lo chiameremmo metodo multimediale – dice – per poi spiegarne un valore profondo:

“Esso dimostra in ogni caso in Rabano Mauro una consapevolezza straordinaria della necessità di coinvolgere, nella esperienza della fede, non soltanto la mente e il cuore, ma anche i sensi mediante quegli altri aspetti del gusto estetico e della sensibilità umana che portano l’uomo a fruire della verità con tutto se stesso, “spirito, anima e corpo”. Questo è importante: la fede non è solo pensiero, ma tocca tutto il nostro essere. Poichè Dio si è fatto uomo in carne e ossa, è entrato nel mondo sensibile, noi in tutte le dimensioni del nostro essere dobbiamo cercare e incontrare Dio. Così la realtà di Dio, mediante la fede, penetra nel nostro essere e lo trasforma.”

Il Papa sottolinea la grande cultura del monaco dell’Alto Medio Evo ma al contempo ci tiene a sottolineare che “se ne serviva con libertà e attento discernimento”. Al proposito riporta sue parole ad un corepiscopo:

“Al termine dell’“Epistola prima” diretta a un “corepiscopo” della diocesi di Magonza, per esempio, dopo aver risposto alle richieste di chiarimento sul comportamento da seguire nell’esercizio della responsabilità pastorale, prosegue: “Ti abbiamo scritto tutto questo così come lo abbiamo dedotto dalle Sacre Scritture e dai canoni dei Padri. Tu però, santissimo uomo, prendi le tue decisioni come sembra meglio a te, caso per caso, cercando di temperare la tua valutazione in modo tale da garantire in tutto la discrezione, perché essa è la madre di tutte le virtù”. Si vede così la continuità della fede cristiana, che ha i suoi inizi nella Parola di Dio; essa però è sempre viva, si sviluppa e si esprime in nuovi modi, sempre in coerenza con tutta la costruzione, con tutto l'edificio della fede.

Altro insegnamento fondamentale e sempre attuale è quello della contemplazione: Chi è negligente nella contemplazione – scrive il monaco – si priva da se stesso della visione della luce di Dio. Il Papa a braccio aggiunge:

“Penso che Rabano Mauro rivolga queste parole anche a noi oggi: nei tempi del lavoro, con i suoi ritmi frenetici, e nei tempi delle vacanze dobbiamo riservare momenti a Dio. Aprire a Lui la nostra vita rivolgendoGli un pensiero, una riflessione, una breve preghiera, e soprattutto non dobbiamo dimenticare la domenica come il giorno del Signore, il giorno della liturgia, per percepire nella bellezza delle nostre chiese, della musica sacra e della Parola di Dio la bellezza stessa di Dio, lasciandolo entrare nel nostro essere. Solo così la nostra vita diventa grande, diventa vera vita.”

Nei saluti in varie lingue il Papa torna sugli insegnamenti fondamentali di questo uomo di Chiesa: “studio, profonda contemplazione e costante preghiera”. In particolare, in francese un pensiero al movimento Fede e Vita; in inglese ai pellegrini da Inghilterra, Irlanda, Filippine e Stati Uniti; in spagnolo al movimento Familias en Alianza; in polacco ai membri del movimento Luce-Vita, con il ricordo del 30esimo anniversario del primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in patria, che cade in questi giorni; in italiano il saluto ai fedeli della diocesi di Cremona con il loro vescovo mons. Dante Lanfranconi, ai partecipanti al Capitolo Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù-Dehoniani, ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Poi l’annuncio della celebrazione, la prossima domenica, della solennità della Santissima Trinità.

© Copyright Radio Vaticana

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa, dall'ag. Sir:
SVIZZERA: PELLEGRINAGGIO NAZIONALE PER L’UNITÀ DELLA CHIESA E CON BENEDETTO XVI.
Wow, vogliono far nevicare.
Alessia

Anonimo ha detto...

Altra notiziola dal SIR:
12:06 - CHIESA E CITTÀ: CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE DOMANI A BOSE
Cosa attendersi?
Alessia

euge ha detto...

Cara Alessia che cosa vuoi aspettarti da Bose? Una completa sintonia con Martini ed una quasi totale contrarietà verso il Ministero petrino di Benedetto XVI. Conosco personalmente, purtroppo, gente che pende dalle labbra del priore di Bose e ti assicuro sono peggio degli indottrinati dai partiti.

Anonimo ha detto...

Rallentare, quasi fermarsi… per fidarsi di Dio fino a farci guidare da Lui, persino volando.
Dire poco, quasi tacere… per un silenzio assordante di senso profetico.
Diventare poco importanti, fino a servire poco, per servire nell’umiltà di chi è inutile.

Non è una forma strisciante di protesta, una polemica stizzita, un fare i preziosi o una provocazione. Molto più semplicemente è un abbandono, che cerca di uscire da un circolo vizioso: avere il tempo per programmare e per gli impegni, generare mancanza di tempo, perdere tempo per lamentarsene, aver meno tempo per pregare ed ascoltare… Certo è difficile, scomodo e un po’ umiliante. Costa sensi di colpa e sconta incomprensioni. Può essere interpretato male e spiegarsi a volte è una toppa peggiore del buco, perché potrebbe innescare discussioni, accuse, litigi… Meglio non dire nulla… affidandosi a Gesù.

Pére Caffarel (nato il 30/7/1903, battezzato il 2/8/01903, ordinato il 19/4/1930, transitato alla vita eterna il 19/9/1996) è stato un profeta del XX secolo. Ci ha messo tra le mani un immenso tesoro. Ha raccolto un’esigenza vocazionale degli sposi e, nella sua vocazione di sacerdote, l’ha condivisa. Ha proposto una serie di “impegni” per essere santi: perché l’alternativa alla santità non è quella di essere peccatori, bensì di essere dei falliti. Chi manca l’appuntamento con la santità fallisce…

Santo non è l’uomo perfetto, quello capace di tener botta a tutte le parole date, a tutti gli impegni, a tutte le programmazioni, a tutte le leggi, a tutte le sfide… Quello è un esemplare a metà tra Rambo, Nembo Kid, il mago Houdini e Schwarzenegger…

Santo invece è un malato che sa di essere malato e si fa curare dal Medico più capace e misericordioso adattandosi ai suoi insegnamenti senza pretendere di dettarGli la cura. Santo può diventarlo chi si accorge di chi sia il padre dell’agitazione, anche pastorale, e si riposa in un operoso ora et labora, tanto instancabile quanto sereno e confidente nella provvidenza divina. Santo può diventare chi vive grato e beato la propria vocazione: matrimoniale o religiosa, nei doveri del proprio stato di vita, senza stravolgerla rincorrendo ulteriori motivi di agitazione, oltre a quelle che ci tentano normalmente.

Rinnovare gli altri è impossibile se intanto non si rinnova il nostro cuore. Per farlo bisogna combattere l’agitazione spirituale, utilizzando le armi millenarie della sapienza cristiana: riconoscere ed ammaestrare le sensazioni, il digiuno, la preghiera, far tesoro della croce. Per incamminare l’esistenza verso la santità bisogna sostare e contemplare il Signore.

Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".
Gesù rispose: "Questa è l`opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".

Tutto qui? Tutto qui. Fidarsi di Lui, prima che delle nostre organizzazioni con tutta la corazzata di annessi e connessi che ci rendono appesantiti e pesanti.

Gesù pensaci tu, senza poi impigrire, ma evitando di agitarci, dimenticando la preghiera.
Essere santi in questa vita deve rappresentare la nostra occupazione principale, in modo da orientare bene la vita eterna, invece di dimenticarcene. La strada della santità richiede anche obbedienza ed abnegazione, ma mai presunzione ed agitazione. Ogni inizio è in vista di una perfezione: Dio ci attende, ci è accanto, vuole aiutarci, se Glielo permettiamo.