martedì 2 giugno 2009

Temi e attese dell'Anno sacerdotale spiegati dal segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza (Radio Vaticana)


Vedi anche:

ANNO SACERDOTALE (19 GIUGNO 2009-19 GIUGNO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

Il Papa nomina l’arcivescovo Baldelli nuovo penitenziere maggiore. Succede al cardinale Stafford

Un’elezione finita in farsa (Gianfranco Amato)

Il Papa: no all’«inquinamento» che corrompe il nostro spirito (Mazza)

Le aperture di Ratzinger, Papa «per forza» (bellissimo commento di Luigi Accattoli)

Benedetto XVI ai bambini: “pregare può cambiare il mondo” (Zenit)

Il rapporto di amicizia fra Papa Wojtyla e Wanda Poltawska imbarazza il Vaticano? Intervista a Mons. Adam Boniecki (Galeazzi)

Il Papa e la difesa della dignità dell'uomo e della donna (Accattoli)

Gli impegni del Pontefice per i prossimi quattro mesi (Zenit)

Intervista al card. Bagnasco: Modelli credibili per riscoprire valori solidi (Osservatore Romano)

Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio: le prefazioni al libro-intervista del card. Joseph Ratzinger e di Peter Seewald

Movimenti musicali. Il coro di Colonia scalza quello della Cappella Sistina (Magister)

I due segretari del Papa (i Monsignori Gänswein e Xuereb) festeggiano 25 anni di sacerdozio (Zenit)

Don Giuseppe Costa illustra le linee di sviluppo della Libreria Editrice Vaticana (Osservatore Romano)

L'unità tra cattolici e ortodossi nell'udienza del Papa al Presidente ucraino (Zenit)

Benedetto XVI ai bambini: "A dire la verità, non avrei mai pensato di diventare Papa perchè sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo..." (Trascrizione dello splendido dialogo del Papa con i bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria)

Il Papa: «Basta con l’inquinamento morale» (Santini)

Papa Ratzinger: «Spettacolarizzati il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna» (Giansoldati)

Il Papa ha ricevuto il Presidente dell’Ucraina, Yushchenko: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Avvenire riporta questa notizia: La Fraternità San Pio X riprende in Germania le ordinazioni sacerdotali

Messa tridentina? In Puglia i vescovi vietano l'applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" (Fides et Forma)

"Karol Wojtyla era mio amico". Le lettere di Wanda che frenano la beatificazione (Galeazzi)

Il richiamo Benedetto XVI e le immagini «che intossicano l’animo» (Vecchi)

Parlando con i bambini, Benedetto XVI è riandato ai giorni della sua infanzia (Mazza)

Da San Benedetto la regola per il futuro (José Luis Restan)

Il Papa torna bambino e si stupisce: «Non so perché Dio ha scelto me» (Tornielli)

Pentecoste sul Monte Athos (Magister)

Prepariamoci alla polemica domenicale a cadenza regolare: Martini risponderà ai lettori del Corriere della sera

Piccolo, scandaloso dialogo tra un bambino e il Papa (Corradi)

Il Papa: "Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale" (Straordinaria omelia del Papa)

Mons. Perl: «Il motu proprio "Summorum Pontificum" vale per gli altri riti latini, incluso il rito ambrosiano» (Tornielli). Fine dei giochetti!

Papa Benedetto, "bimbo fra i bimbi"

Temi e attese dell'Anno sacerdotale spiegati dal segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza

I sacerdoti "sono importanti non solo per ciò che fanno, ma anche per ciò che sono" e il popolo dei fedeli vuole vederli, nel loro lavoro apostolico, "felici, santi e gioiosi".
L'affermazione è del cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ed è contenuta nella lettera che il porporato ha inviato giorni fa agli oltre 400 mila presbiteri che tra poco più di due settimane celebreranno l'inizio dell'Anno sacerdotale, indetto dal Papa.

Al microfono di Roberto Piermarini, il segretario del dicastero pontificio, l'arcivescovo Mauro Piacenza, affronta nel dettaglio temi e aspettative di questo anno che, sottolinea, non "sarà riservato solo ai sacerdoti", ma riguarderà "tutta la Chiesa":


R. - Il Santo Padre ha particolarmente a cuore, come è naturale, d’altro canto, la vita, la spiritualità, la santificazione e la missione dei sacerdoti. La stessa assemblea plenaria della Congregazione per il Clero, nell’udienza durante la quale è stato annunciato l’Anno sacerdotale, aveva un titolo abbastanza sintomatico: “L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera. Allora, è urgente e certamente necessario, in questo tempo, richiamare con fedeltà sia presso i sacerdoti, sia presso il popolo di Dio, la bellezza, l’importanza, l’indispensabilità del ministero sacerdotale nella Chiesa per la salvezza delle anime. Quindi, ecco perché ha voluto indire: un anno dedicato ad approfondire, a riscoprire che cosa sia il sacerdozio cattolico, ampliando gli spazi di preghiera anche per e con i sacerdoti, non può che far bene a tutta la missione della Chiesa, che è legata alla identità e all’attività del clero. Missione della Chiesa che, proprio nel ministero ordinato, vede espressa una delle sue note essenziali, che proclamiamo sempre nel Credo della Messa domenicale: l’apostolicità. Curare la santità dei chierici, la specificità e l’integralità del loro ministero, significa in fondo curare l’intera opera di evangelizzazione. E’ ora di rendersi conto – e tutti dovremmo renderci conto di ciò. Tra l’altro, ci saranno buoni laici e buoni vescovi soltanto se ci saranno dei buoni sacerdoti. Ecco la fondalità e il fatto per cui tutti sono in qualche modo coinvolti.

D. – Possiamo considerare questo Anno sacerdotale come la prosecuzione dell’Anno paolino?

R. – Certamente sì! La Chiesa vive solo nella continuità, sempre e in qualsiasi ambito.
L’Anno paolino, la cui chiusura è prevista il 29 giugno prossimo, passerà allora idealmente il testimone all’Anno sacerdotale, che sarà inaugurato dal Santo Padre nei solenni Vespri del 19 giugno, in un provvidenziale cammino all’insegna della continuità e del necessario approfondimento di una delle urgenze del nostro tempo: la missione, la nuova evangelizzazione. Nel 150. mo anniversario della nascita al cielo di San Giovanni Maria Vianney, il noto Curato d’Ars, la Chiesa allora si stringe attorno ai suoi sacerdoti per riscoprirne la feconda presenza e per ridirne l’essenziale e ontologicamente distinto compito all’interno della missione universale che, giustamente, coinvolge tutti i battezzati. La forza della missione nasce unicamente da un cuore rinnovato dall’incontro con Cristo risorto, proprio come è accaduto all’apostolo Paolo.
Un incontro nel quale il Signore Gesù non sia solo conosciuto entusiasticamente o recepito soltanto sul piano intellettuale, ma sia realmente esperito come l’imprevedibile e straordinariamente affascinante risposta del Padre a tutte le attese del cuore ferito dell’Uomo che scorge nella straordinaria presenza umano-divina del Redentore l’unica adeguata corrispondenza al proprio umano e misteriosamente infinito bisogno di salvezza. Il cuore di San Paolo, ferito dalla bellezza di Cristo, il cuore dei santi pastori deve battere sempre in ogni cuore che sia autenticamente sacerdotale.

D. - Mons. Piacenza, quale immagine di sacerdote per l’uomo di oggi propone il Papa nella celebrazione di questo Anno?

R. - L’immagine di sempre – e non potrebbe essere che così! Cioè, quella che la Chiesa e la genuina dottrina sempre hanno proposto e che trova una sua splendida sintesi nella figura evangelica del Buon Pastore: ecco, questa è la figura. Certo, il nostro tempo, con notevoli differenze tra Occidente secolarizzato e relativista e altre parti del mondo nelle quali il senso del sacro è ancora piuttosto forte, vive alcune tentazioni che inevitabilmente intaccano anche il ministero sacerdotale e che, anche con l’aiuto di questo Anno, sarà necessario iniziare a correggere. Penso, ad esempio, alla tentazione dell’attivismo, che investe non pochi sacerdoti i quali, pur generosissimi, tuttavia non di rado mettono a rischio la propria stessa vocazione e l’efficacia dell’apostolato se non rimangono stabilmente in quel rapporto vitale con Cristo che si nutre di silenzio, di preghiera, le Lectio divina, soprattutto della devota celebrazione quotidiana della Santa Messa e degli spazi per l’adorazione eucaristica. Il Santo Padre stesso ha ricordato ai sacerdoti che nessuno – e sto citando l’allocuzione del 16 marzo – nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro e attraverso la propria umanità, ogni sacerdote dev’essere ben consapevole di portare un altro, cioè di portare Dio stesso, al mondo. Dio è l’unica ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote, quindi è dalla pienezza di quello che c’è dentro, di quello che si raccoglie durante l’orazione, che poi si può debordare in un’attività che non sia più attivismo, ma sia attività davvero costruttiva e coinvolgente.

D. – In questo mondo sempre più secolarizzato ed individualista, il sacerdote come può farsi segno di contraddizione?

R. – Direi: essendo testimone dell’Assoluto, in mezzo a tutto quello che passa. La vera contraddizione, oggi, non è più ricercare originalità superficiali come, forse, è un po’ accaduto ingenuamente nei decenni passati, suscitando nei fatti un breve e corto interesse. Quindi, direi bando agli atteggiamenti demagogici e ai ridicoli scimmiottamenti dello spirito del mondo. I sacerdoti saranno segni di contraddizione unicamente nella misura in cui diventeranno santi e santi sacerdoti. Guardiamo a San Giovanni Maria Vianney, a un don Bosco, a un padre Massimiliano Kolbe, a un padre Pio da Pietrelcina e così via. Fortunatamente, i numeri sono elevatissimi, tutti sacerdoti, tutti diversissimi per personalità umana, per storia personale … eppure, tutti straordinariamente uniti dall’amore e dalla testimonianza a Cristo Signore e dall’essere stati, per ciò stesso, segni di contraddizione in modo davvero profetico. Quindi, non è possibile esserlo, invece, se si tace di Cristo, se di orizzontalizza troppo il ministero, se si pensa che la salvezza sia solo quella immanente … Insomma, bisogna indicare il cielo e con le parole, e con la vita.

D. – Come sarà vissuto questo Anno sacerdotale?

R. – L’Anno sacerdotale non sarà un anno riservato solo ai sacerdoti, ma tutta la Chiesa in ogni sua componente si deve sentire chiamata a riscoprire, alla luce della tensione missionaria che le è propria, la grandezza del dono che il Signore ha voluto lasciarle con il ministero sacerdotale. Anche tutti i laici si devono rendere conto che, con il dono del sacerdozio, è lasciata loro la freschezza della presenza di Cristo: non un ricordo di Cristo, ma la sua presenza attuale.
Pensiamo all’assoluzione sacramentale, pensiamo alla celebrazione della Santa Messa, alla predicazione e così via. Ecco: in questa direzione va anche il titolo, felicemente scelto dal Santo Padre per questo Anno: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, ad indicare il primato assoluto della grazia, come ricorda la Prima Lettera di San Giovanni: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19) e, nel contempo, l’indispensabile, cordiale adesione della libertà amante memori che il nome dell’amore nel tempo è “fedeltà”. Quindi, si tratta di un evento non spettacolare, certamente; ma che si vorrebbe fosse vissuto soprattutto come rinnovamento interiore nella riscoperta gioiosa e personale della propria identità, della fraternità nel proprio presbiterio e allora nella propria diocesi, del rapporto sacramentale con il proprio vescovo, della sponsalità con i fedeli, con la propria comunità.

D. – Quali frutti potrà offrire alla Chiesa l’Anno sacerdotale?

R. – Subito mi viene da dire, con il punto esclamativo, “quelli che Dio vorrà!”. Certamente, l’Anno sacerdotale rappresenta un’importante occasione per guardare ancora e sempre, con stupore grato, all’opera del Signore che, “nella notte in cui fu tradito” (1Cor 11,23) ha voluto istituire il sacerdozio ministeriale legandolo imprescindibilmente all’Eucaristia, culmine e fonte di vita per tutta la Chiesa. Sarà allora un Anno nel quale riscoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio e dei singoli ordinati, sensibilizzando a ciò tutto il Popolo di Dio, i consacrati e le consacrate, le famiglie cristiane, i sofferenti e soprattutto i giovani, così sensibili ai grandi ideali vissuti con autentico slancio e costante fedeltà. Ricordava il Santo Padre, nel discorso di indizione: “Urgente appare anche il recupero – sono le sue parole – di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa”. Quindi, l’Anno sacerdotale vorrebbe sostenere ed implorare dallo Spirito anche questi frutti di presenza visibile.

D. – Perché, eccellenza, in questo Anno verrà pubblicato un vademecum per confessori e direttori spirituali?

R. – E’ fuori dubbio – e da più parti lo si segnala – che il sacramento della riconciliazione stia, da alcuni decenni, attraversando un tempo di profonda crisi, almeno a livello di numeri. Paiono sempre meno le persone che avvertono la differenza chiara tra il bene e il male, tra la verità e la bugia, tra il peccato e la virtù e che, conseguentemente, desiderano accostarsi alla riconciliazione. Se non si ha il senso del peccato è difficile ricorrere, ovviamente, alla riconciliazione: allora, la si confonderebbe con il lettino di uno psicologo e di uno psichiatra. D’altro canto, sia a causa della diminuzione del numero dei sacerdoti in un certo numero di Nazioni, sia anche per un malinteso fraintendimento della stessa azione pastorale, non è sempre molto facile trovare un sacerdote disposto ad ascoltare anche per ore le confessioni dei fedeli. Allora il vademecum per i confessori dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezza della celebrazione di questo sacramento grondante dell’amore misericordioso del Signore, sia per il sacerdote, sia per il penitente ed eventualmente evidenziare come esso sia in stretta connessione con l’identità stessa del sacerdote che riceve da Cristo il mandato esplicito: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (cfr. Gv 20, 19.23). Quindi, un dare – con il vademecum – più entusiasmo verso questo sacramento e più motivazione verso questo sacramento.

D. – Mons. Piacenza, infine, vorrei chiederle questo: si tratta di un Anno sacerdotale e non vocazionale. Ecco: però, questo Anno quanto potrà essere di aiuto per le vocazioni al sacerdozio e per i seminaristi, in particolare?

R. – Credo che in fondo, la pastorale delle vocazioni sia una pastorale globale, perché più entusiasmo c’è nelle parrocchie, più entusiasmo c’è nei gruppi, ovviamente, più facilmente un ragazzo sente la chiamata del Signore e l’attrattiva. Così, più vede preti motivati e più – evidentemente – questo contagia in senso positivo. E proprio il sacramento della riconciliazione, per rifarmi anche a quello che dicevo prima, e la direzione spirituale – quindi, il seguire personalmente il progetto che Dio ha sulle singole persone – sono gli ambiti più efficaci dell’educazione delle coscienze all’ascolto della voce di Dio che sempre chiama i suoi figli. I seminaristi, oggi, nel mondo, stanno numericamente aumentando. Certo, bisogna vedere dove, per cui noi abbiamo un po’ sotto gli occhi molto l’Europa e allora ci pare … però, crescono. Se è vero che una certa contrazione c’è stata per il passato, oggi siamo in ripresa sia numerica e sia, direi, di qualità, se pensiamo alla grande passione per Cristo e per la Chiesa. Le stesse Giornate della Gioventù segnano sempre, in quel momento, una ripresa. Del resto, i tempi in cui viviamo impongono quella radicalità che è sempre affascinante per i giovani e per chi rimane giovane dentro. Quindi è importante, questo Anno, perché non si vuole abbassare il tono perché è più facile, ma alzare il tono perché è più difficile. E in questo senso, c’è più attrattiva. D’altro canto, bisogna essere fedeli e Gesù Cristo è sempre attraente, perché sta sul Monte. Come il Santo Padre ha indicato – e cito parole del Santo Padre – “la consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero. La missione ha le sue radici in special modo in una buona formazione, sviluppata in comunione con l’ininterrotta tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di discontinuità. In tale senso è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Vaticano II interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Dobbiamo rilanciare cattolicamente tre fari luminosi e formare i fedeli sotto queste tre splendide luci: il Santissimo Sacramento dell’altare, la Vergine Immacolata, il Papa e la Chiesa”. Ecco: questi poli sono sempre delle calamite. Naturalmente, devono essere proposti con tutta l’attrattiva che hanno. L’Anno sacerdotale è una grande avventura nella quale, come Congregazione per il Clero, volentieri ci tuffiamo, insieme a tutta la Chiesa, certi di quanto dice Pietro al Signore: “Sulla Tua Parola getterò le reti!” (cfr. Lc 5, 1-11).

© Copyright Radio Vaticana

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tre luci spendidissime,tre candori,tre bianchi amori,...così come siamo stati abituati fin da fanciulli :L'EUCARESTIA,LA MADONNA,IL PAPA,i tre bianchi amori di don Bosco,i tre grandi amori che ci hanno incantato il cuore di dolcezza e di amore e che ora vengono con dolcezza e forza riproposti dall'anno sacerdotale sgorgato dal cuore del nostro Papa,grazie Santo Padre,grazie Monsignor Piacenza.vedrete che sarà un anno meraviglioso ,un anno del grande ritorno di tanti preti ad una vita santa,se lo vivremo bene noi preti sarà un meraviglioso anno vocazionale.TORNIAMO AI TRE BIANCHI NOSTRI AMORI VEDREMO COSA SONO I MIRACOLI.Ma stiamo aspettando i nostri Vescovi,e mencano due settimane o poco piu',cari confratelli Sacerdoti ,provvediamo noi per tempo opportune inizitive per noi e per i nostri fedeli.non passi invano come hanno fatto con l'Anno Paolino...Ah,da noi faranno una bella concelebrazione,che strano son quarant'anni che non sanno fare altro per riempire il Duomo Nuovo della nostra città,nessuno che pensi ai vespri come insegna il Papa,ad un Rosario,ad una notte di vegli Eucaristica.E ancora,io sono lombardo,sentito niente della vergognosa Agorà di Caravaggio?Preghiamo e viva il Papa.NON LASCIAMOCI CADERE LE BRACCIA.COL PAPA SEMPRE.Un parroco di campagna

Areki ha detto...

Anch'io sono un sacerdote e mi associo totalmente al commento del confratello (anonimo 2 giugno 18,07).
Occorre che noi sacerdoti aiutiamo i nostri fedeli a comprendere l'importanza di questo anno sacerdotale....
Preghiamo... non dimentichiamo i tre candori: l'Eucarestia, la Madonna, il Papa e sempre Viva Benedetto XVI.
Areki

una religiosa ha detto...

...e io sono una suora, e ripeto con questi due carissimi (e a me sconosciuti) sacerdoti: EUCARESTIA, MADONNA, PAPA... e le porte degli inferi non prevarranno!

(Dio benedica questo blog!)