venerdì 5 giugno 2009

Il Papa vara pene più severe per i preti che violano l'obbligo di castità


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Il Papa vara pene più severe per i preti che violano l'obbligo di castità

Da Benedetto XVI più poteri alla Congregazione per il clero: più facile imporre la dimissione dallo stato clericale

ROMA - Punizioni più severe in arrivo per i preti che violano l'obbligo di castità. Benedetto XVI ha infatti concesso nuove facoltà di intervento alla Congregazione per il clero per quei preti che violano il voto di castità in vario modo o che si sposino anche civilmente.

PUNIZIONI - A fare chiarezza e a spiegare esattamente le nuove norme, interviene il Segretario della Congregazione per il clero, monsignor Mauro Piacenza con una intervista ala Radio Vaticana nella quale si delineano i nuovi principi stabiliti dal Papa.
«Si deve purtroppo rilevare - afferma monsignor Piacenza - che talvolta si possono verificare situazioni anche di grave indisciplina da parte del clero, nelle quali i tentativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene comune».
Dunque a partire da questa constatazione che «nell'intento di voler promuovere l'attuazione di quella salus animarum, che è suprema legge della Chiesa, in data 30 gennaio, il Sommo Pontefice ha concesso alla Congregazione per il Clero alcune facoltà speciali». La lettera è stata inviata poi dalla Congregazione per il clero a tutti i vescovi attraverso i nunzi apostolici. «Innanzitutto - spiega monsignor Piacenza - la facoltà di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale "in poenam" (vale a dire come punizione), con relativa dispensa da tutti gli obblighi decorrenti dall'ordinazione, di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita irregolare e scandalosa; e di chierici colpevoli di gravi peccati esterni contro il sesto Comandamento».

SESTO COMANDAMENTO

Il sesto comandamento è quello nel quale si afferma: «Non commettere adulterio» e per il quale il catechismo della Chiesa cattolica afferma che riguarda «l'insieme della sessualità umana» e le offese contro la castità compresa l'omosessualitá. Inoltre viene concessa, afferma ancora monsignor Piacenza, «la speciale facoltà di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divina o canonica; in casi veramente eccezionali e urgenti, e di mancata volontà di ravvedimento da parte del reo, si potranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circostanze lo richiedessero». Tuttavia «ogni eventuale caso dovrà essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento amministrativo, salvo il diritto di difesa che deve essere sempre garantito». «Infine - spiega ancora il Segretario della Congregazione per il clero - c'è la facoltà speciale di dichiarare la perdita dello stato clericale, dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai 5 anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero». Nulla di automatico però sottolinea monsignor Piacenza «non c'è automatismo nei tempi e tutto è vagliato caso per caso e sempre per situazioni gravi. Nessuno pensi superficialmente ad una sorta di generica semplificazione in materia così delicata. Nessun automatismo, ma vaglio e vaglio rigoroso».

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VATICANO: MONS.PIACENZA, A CURIA PIU' POTERI PER CASI INDISCIPLINA PRETI

''Non una semplificazione delle procedure'' ne' tantomeno una ''procedura che si applica automaticamente'': i nuovi poteri concessi da papa Benedetto XVI alla Congregazione per il clero di 'spretare' quei sacerdoti che abbiano una relazione con una donna, si siano sposati e abbiano figli, o abbiano comunque abbandonato il loro ministero, non ''rivoluzionano'' la disciplina ecclesiastica del clero.
A chiarirlo, in un'intervista alla Radio Vaticana, e' il segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza.
I nuovi poteri, chiarisce l'arcivescovo, sono stati concessi dal pontefice alla Congregazione responsabile dei circa 400mila preti cattolici del mondo lo scorso 30 gennaio.
In predecenza, facolta' simili erano state date anche ad altri dicasteri vaticani, come la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Le nuove norme servono per affrontare le ''situazioni anche di grave indisciplina da parte del clero, nelle quali i tentativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene comune''.
La Congregazione per il clero, quindi, ha adesso il potere di ''trattare i casi di dimissione dallo stato clericale 'in poenam', con relativa dispensa da tutti gli obblighi decorrenti dall'ordinazione, di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita irregolare e scandalosa; e di chierici colpevoli di gravi peccati esterni contro il sesto Comandamento'', ovvero quello che, secondo la Chiesa, regola l'intera sfera della sessualita' umana e delle sue distorsioni, compresa l'omosessualita'.
''Inoltre - spiega ancora mons. Piacenza - la speciale facolta' di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divina o canonica; in casi veramente eccezionali ed urgenti, e di mancata volonta' di ravvedimento da parte del reo, si potranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circostanze lo richiedessero. Infine c'e' la facolta' speciale di dichiarare la perdita dello stato clericale, dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai 5 anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero''. ''Naturalmente - precisa in conclusione l'arcivescovo - ogni eventuale caso dovra' essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento amministrativo, salvo il diritto di difesa che deve essere sempre garantito''.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Capisco che al Corriere le S. Scritture e il Catechismo non siano proprio di moda, comunque il VI comnandamento e' il seguente:
"Non commettere atti impuri".
Gnurant..dicono da quelle parti.

Bastardlurker ha detto...

"Non commettere atti impuri" è un comandamento inventato di sana pianta dal Concilio di Trento.

Il sesto comandamento è il seguente:

Non commettere adulterio
(⇒ Es 20,14; ⇒ Dt 5,18 ).

don Marco (moralista) ha detto...

diciamo che dovevano pur interpretare il concetto di "porneia" tipico di S. Paolo

Anonimo ha detto...

Ha ragione ovviamente don Marco;a riguardo cmq incollo la spiegazione che dà il compendio del Catechismo:

493. Perché il sesto Comandamento, benché reciti «non commettere adulterio», vieta tutti i peccati contro la castità?

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Benché nel testo biblico del Decalogo si legga «non commettere adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della Chiesa segue complessivamente gli insegnamenti morali dell'Antico e del Nuovo Testamento, e considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i peccati contro la castità.

Del resto sarebbe lunghissimo elencare tutti i peccati sessuali che sono condannati sia nell'Antico(es. cap.18 del Levitico)che nel Nuovo Testamento.

Antonio

don Marco (biblista) ha detto...

scusami Antonio se sono stato stringato, ma intendevo dire, citando san paolo, ottimo ebreo osservante, tutto quello ke la Kiesa insegna da qualche mese :))))