venerdì 5 giugno 2009
Caso Poltawska. Una polacca di nome Wanda: a chi fa paura la “psichiatra” di Wojtyla (Rodari)
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Caso Poltawska. Una polacca di nome Wanda: a chi fa paura la “psichiatra” di Wojtyla
giu 5, 2009 il Riformista
Nome: Wanda. Cognome: Poltawska. Nata 83 anni fa a Lublino (Polonia), vive tra Cracovia e Roma. Professione: psichiatra infantile. Segni particolari: fin dalla giovinezza amica del cuore di Giovanni Paolo II e, a tratti, sua consigliere di fiducia.
È lei, oggi, la donna del momento in Vaticano. O meglio: più che in Vaticano, a Cracovia.
E precisamente nell’arcivescovado dove risiede il cardinale Stanislaw Dziwisz, noto come «don Stanislao», fino al 2 aprile del 2005 segretario personale di Giovanni Paolo II.
Già, perché più che alla Santa Sede e a coloro che stanno vagliando la causa di beatificazione del Papa polacco, lo scambio epistolare tra Wanda e Karol Wojtyla - lettere inedite rese note dalla Stampa nei giorni scorsi, altre conosciute perché pubblicate in Polonia in un libro edito per i tipi della casa editrice dei Paolini - imbarazza in qualche misura Dziwisz, non quindi il Vaticano e la congregazione per le Cause dei Santi (come invece si è sostenuto in questi giorni) la quale, come ha detto ieri al Sole l’ex portavoce papale Joaquin Navarro-Valls, potrebbe arrivare alla pubblicazione del decreto sulle virtù eroiche del predecessore di Ratzinger «anche quest’anno».
La battaglia in corso, insomma, è più che altro polacca, tra Wanda appunto e don Stanislao.
Una battaglia che non riguarda direttamente il processo di beatificazione e santificazione: è stato il Giornale, il 23 giugno, a spiegare come il processo proceda nonostante qualche criticità rilevabile in quel volume della Positio denominato sub secreto a motivo delle testimonianze raccolte attorno al caso Marcinkus e ai finanziamenti a Solidarnosc.
Una battaglia già in corso quando Wojtyla era vivo. Una battaglia che se fino a ieri era narrata soltanto in forma riservata da coloro che frequentavano i sacri palazzi durante il pontificato wojtyliano, oggi potrebbe essere svelata nero su bianco dalle lettere della Poltawska ancora inedite.
Cosa imbarazza Dziwisz così tanto da fargli dire - sempre sulla Stampa - che quelle lettere «no», Wanda «non doveva metterle in piazza?».
La risposta non è difficile da dare ed è il cuore della stessa battaglia: la Poltawska, in quanto psichiatra, aveva seguito alcuni sacerdoti polacchi con problemi legati alla sfera affettiva e sessuale, e laddove appurava che questi problemi non riuscivano a essere risolti, informava Wojtyla suggerendogli di non concedere a queste persone l’episcopato.
E qui entra in gioco Dziwisz: questi, soprattutto negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II, suggeriva al Papa nomi degni dell’episcopato.
E spesso, suo malgrado, doveva scontrarsi con i «no» del Pontefice, «no» suggeriti dalla Poltawska.
«No» motivati da un punto di vista medico, ma che cozzavano in qualche modo con queste o quelle strategie di potere presenti all’interno della curia.
Wanda aveva accesso all’appartamento papale con frequenza. Gli incontri con Wojtyla duravano circa un’ora.
Con loro c’era sempre il marito di lei. Erano incontri conviviali nei quali l’amica psichiatra non mancava di parlare in modo franco al Pontefice. Wanda ricordava spesso al Papa una cosa di cui era fermamente convinta: «Se sei diventato Papa - le diceva - non devi soltanto pregare ma anche governare». E governare per lei significava fare le giuste nomine. Questi suggerimenti altro non erano che il suo modo per ricambiare quanto Wojtyla aveva fatto per lei: nel 1962, scopertasi affetta da un male incurabile, la Poltawska aveva chiesto a Wojtyla - allora ausiliare di Cracovia - d’aiutarla. Questi aveva pregato padre Pio per lei. E lei prontamente guarì.
Il chiodo fisso della Poltawska era dunque quello di suggerire al Papa nomi di possibili vescovi e di scoraggiarne la nomina di altri ritenuti non idonei.
E in questa particolare operazione era sua cura favorire quei candidati all’episcopato che avessero a cuore la diffusione del Vangelo sine glossa.
Amava le personalità forti e che parlassero del Vangelo senza preoccuparsi della reazione dei media e dell’intellighenzia dominante.
Si sa che fece molto per le carriere di Crescenzio Sepe, Fiorenzo Angelini, Dario Castrillon Hoyos e Alfonso Lopez Trujillo. E quanto dispiacere le ha provocato la freddezza mostratagli da alcuni di questi una volta giunto al suo naturale termine il pontificato di Giovanni Paolo II, soltanto lei può saperlo.
Uno scontro particolarmente duro con Dziwisz si ebbe nel caso “Paetz”.
Il polacco monsignor Juliusz Paetz, prelato d’anticamera di Paolo VI, poi di Giovanni Paolo II, allorquando Wojtyla lo fece arcivescovo di Poznàn venne accusato di molestie sessuali su dei seminaristi. Dziwisz, in parte, cercò di difendere il monsignore mentre la Poltawska disse a Wojtyla che la cosa era paradigmatica di come non si dovessero fare certe nomine di certe persone in certi posti.
© Copyright Il Riformista, 5 giugno 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Avrei tanti, tantissimi, commenti da fare ma preferisco astenermi per rispetto a Giovanni Paolo II ed a Benedetto XVI.
Povera Chiesa...povera la mia Chiesa!
Si comprendono ogni giorno di piu' le parole profetiche di Joseph Ratzinger nella Via Crucis 2005.
R.
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4 commenti:
Hai ragione Raffaella !!!!! Anch'io avrei molti commenti da fare ma, voglio evitare per il rispetto che provo per la figura di Giovanni Paolo II.
Anche per me, mai così come in questa occasione, sono profetiche le parole della Via Crucis del 2005
No, Raffaella, no: non "povera chiesa". Piuttosto: certi nodi vengono al pettine.
E certi nomi. E' significativo come si è esposto - a mezzo stampa - S.E. Dziwisz. Sarebbe altrettanto significativo occuparsi della storia di questo segretario del Papa.
E si evince un'altra cosa ancora: essere un uomo di fiducia del Papa non dovrebbe significare stare in un rapporto filiale con lui. Ma lasciamo stare. Dovremo aspettare molti decenni perché qualcuno possa scrivere questa storia, e noi non ci saremo più.
Una cosa ora è chiaro (per chi non l'avesse saputo già): quasi 27 anni di pontificato, in un tempo travagliato per la chiesa e il mondo, non possono essere elaborati in pochi mesi.
Personalmente non ho dubbi sulla santità di Giovanni Paolo II, ma non vedo alcuna ragione e necessità inerente alla vita della chiesa di canonizzarlo. Tutto questo affanno, tutto questo insistere mi sembra più guidato da uno spirito del mondo che da altro.
"Santo subito": un'onda di emotività si espresse in questo slogan. Che altro non è che uno slogan: che è più appropriato al mondo della pubblicità che alla ricerca della verità.
amo quei segretari che si limitano a rispondere al telefono!!!!
A me Stanislao non è mai piaciuto.... ha tutta l'aria dell'opportunista e traffichino, e altre cose le ho già dette in altre pagine su personaggi porporati e non voluti da lui!!!!!!!!
Dio permette anche questo, sarà lui a guidarci.
quelle lettere devono impedire la beatificazione ma non perché ci fosse più dell'amicizia fra gp2 e la signora wanda ma perché ne viene fuori un'allegra gestione della curia e della chiesa come fosse un potentato polacco in cui gli amici e le amiche e i segretari particolari possono ficcare il naso in questioni che riguardano la sfera personalissima delle decisioni papali.
no alla beatificazione mediatica.
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