giovedì 2 luglio 2009

Benedetto Ippolito: "Non scompaiono le tracce umane di Paolo l'apostolo" (Riformista)


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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

L'intervento

Non scompaiono le tracce umane di Paolo l'apostolo

La scoperta rivelata da Benedetto XVI (i ritrovamenti dei resti nella Basilica) e l'attualità di un personaggio unico

di Benedetto Ippolito

Proprio ieri sera, a conclusione di un anno paolino interamente dedicato al grande Apostolo delle genti, Benedetto XVI ha profittato per comunicare pubblicamente una notizia veramente straordinaria che riguarda la movimentata e misteriosa biografia di San Paolo.
Si tratta del risultato d'alcuni esami al radiocarbonio che confermano la compatibilità delle ossa conservate nel sarcofago della Basilica di San Paolo fuori le Mura con le spoglie da sempre attribuite all'apostolo di Tarso.
I resti sono di un uomo vissuto a cavallo tra il I e il II secolo, e dunque conciliabili con la sua data di morte, avvenuta molto probabilmente tra il 61 e il 67 d. C., ossia dopo l'esecuzione della decapitazione impartitagli da Nerone per l'incendio di Roma. Benedetto XVI ha concluso che «ciò sembra confermare l'unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo».
La personalità del santo, in effetti, più che singolare e straordinaria è stata addirittura unica in senso assoluto. Non a caso nel Medioevo egli era citato semplicemente con l'appellativo di Apostolo, senza altra qualifica, pur non essendo stato in realtà uno dei dodici e pur non avendo avuto alcun contatto diretto con Gesù. Questa immagine antica è piuttosto espressiva dell'originaria universalità della sua figura di cristiano, così simile ma anche così diversa da quella di San Pietro, che era l'erede diretto di Gesù nonché primo Papa della storia.
La Chiesa perciò ricorda insieme i due santi, perché costituiscono all'unisono la base unitaria e stabile della cristianità e della romanità.
L'apporto più rilevante lasciato da san Paolo è raccolto nelle Lettere, veri gioielli teologici di sapienza spirituale, scritti con una carica vitale di profondità e concretezza inconfondibile. Subito le epistole sono entrate a far parte del Nuovo Testamento, divenendo parte del corpo effettivo della Sacra Scrittura.
Malgrado l'incomparabile valore del lascito dottrinale, la biografia di San Paolo non è meno importante del resto.
Anzi, si può affermare che nel suo caso specifico vi è la prima grande fusione di teoria e prassi, e l'emergere del valore esemplare della vita personale all'interno della teologia. D'altronde, l'allievo prediletto di Paolo, San Luca, negli Atti degli Apostoli ci consegna una narrazione della vita dell'Apostolo che ha costituito un modello di santità sempre attuale per tutti, tanto che anche Sant'Agostino nelle Confessioni si è ispirato in larga parte a lui per interpretare il senso teologico della propria travagliata esistenza.
Saulo - tale era, infatti, il nome di Paolo prima della conversione - godeva del privilegio di essere cittadino romano, e non soltanto era stato un acerrimo nemico dei cristiani, ma aveva partecipato attivamente ad alcune tremende persecuzioni nei riguardi degli stessi apostoli.
In seguito, dopo la conversione avuta sulla via di Damasco e non prima di aver vinto le comprensibili diffidenze degli altri, si è trasformato in un propagatore eccezionale della fede, trasfigurando l'apostasia di prima nell'efficacissimo proselitismo di dopo.
Cominciò così la serie dei viaggi che lo portarono prima in Siria, a Gerusalemme, ad Antiochia, a Efeso e in Cesarea, e poi dal Mediterraneo fino a Roma.
Particolarmente famosa era la potenza spirituale del suo parlare agli increduli, sapendoli indirizzare, in modo concreto e persuasivo, alla vita di fede. Questo talento gli creò non pochi nemici non soltanto in Giudea, ma anche presso i Greci. Ad Atene è avvenuta, in effetti, la fase più accesa della sua predicazione, per la forte presenza delle sette filosofiche epicuree che egli ha affrontato di petto nel famoso discorso sull'Areopago. Nel racconto che ci propone San Luca, all'uopo furono i filosofi stessi, incuriositi da quest'uomo che parlava di divinità straniere, a domandargli di rendere ragione della sua fede. Egli, servendosi di un'iscrizione dedicata "al Dio ignoto", confessò che la novità unica del Cristianesimo è il valore non soltanto filosofico e umano, ma divino e soprannaturale della Verità che è rivelata da Dio attraverso i cristiani, la quale è capace di rendere pienamente comprensibile il mistero trascendente rimasto finora sconosciuto.
San Paolo, proprio per questa sua credibile e coerente personalità, ha potuto offrire al mondo intero il senso gratuito e assolutamente umano della scelta di vita cristiana, portando dall'Oriente all'Occidente un messaggio di speranza religiosa davanti alle incognite umane della vita, un disegno in prospettiva che è apparso nuovo e originale sia alla dotta cultura greca e sia alla pragmatica mentalità latina.
Il suo martirio consumato lungo la Via Ostiense, nel luogo in cui si erge la maestosa Basilica, costruita in suo onore, e dove sono conservati i resti oggi saputi autentici delle sue spoglie, costituisce, insieme all'analogo sacrificio di san Pietro, il vero atto di nascita di una nuova éra dell'umanità, in cui alla dimensione del violento e dispotico potere umano è sostituita l'obbediente dedizione alla giustizia e la generosa carità verso il prossimo tipiche del Cristianesimo. Anche se, come diceva San Paolo, le tracce dell'"uomo vecchio" non scompaiono mai completamente dalla storia del mondo.

© Copyright Il Riformista, 29 giugno 2009

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