mercoledì 1 luglio 2009

Benedetto XVI firma l'enciclica sociale (Accornero)


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L'ESAME DEL CARBONIO 14 CONFERMA: IL CORPO CUSTODITO NELLA BASILICA OSTIENSE E' DELL'APOSTOLO PAOLO. ANNUNCIO DEL PAPA E COMMENTI

Su segnalazione della nostra Elisabetta leggiamo:

Benedetto XVI firma l'enciclica sociale

Pier Giuseppe Accornero

«È ormai prossima la pubblicazione della mia terza enciclica, che ha per titolo "Caritas in veritate"».
Lo ha annunciato Papa Benedetto all'Angelus della solennità dei Santi Pietro e Paolo dopo la Concelebrazione in San Pietro, giorno della firma del nuovo testo magisteriale.
Di esso il Pontefice spiega: «Riprendendo le tematiche sociali contenute nella "Populorum progressio", scritta da Paolo VI nel 1967, questo documento, che porta la data del 29 giugno, solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo, intende approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità. Affido alla vostra preghiera questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all'umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti».
L'annunciatissima «Caritas in veritate» giunge dopo la «Deus caritas est» (25 dicembre 2005) e la «Spe salvi» (30 novembre 2007).
Potrebbe essere presentata ai giornalisti il 6 o 7 luglio, prima del G8 a L'Aquila perché è soprattutto ai capi delle Nazioni che il testo è destinato. Benedetto XVI vi lavora dall'estate 2007. Il 26 febbraio 2009, nell'incontro di Quaresima con i parroci romani, confidò: «Da molto tempo prepariamo un'enciclica sull'economia. E nel cammino lungo vedo com'è difficile parlare con competenza, perché se non è affrontata con competenza la realtà economica non può essere credibile. Occorre anche parlare con grande consapevolezza etica, creata e svegliata da una coscienza formata dal Vangelo. Dobbiamo denunciare l'avarizia umana come peccato o come idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione dell'immagine di Dio con un altro dio, "mammona"».
Un approccio tipicamente ratzingeriano: razionale, scrupoloso, competente, ma non freddo né distaccato. È il pastore che scrive ai fedeli e agli uomini di buona volontà, non un professore di economia o di sociologia che redige un trattato. Il travolgente deteriorarsi della crisi mondiale, la scrittura e riscrittura del testo, l'invenzione dei termini latini per tradurre quelli economici, la versione nelle principali lingue, compresi cinese e arabo: ecco spiegato il ritardo.
La cupidigia nel cuore, antica quanto l'uomo, e i meccanismi fuori controllo della globalizzazione sono i due poli della riflessione, partendo dal concetto che il rispetto tra le persone e tra i popoli e il dialogo tra le culture devono basarsi sulla «carità nella verità». Molto severi sarebbero i giudizi sulle speculazioni che provocano l'aumento delle materie prime; sui «paradisi fiscali» e sull'evasione fiscale; sul «divario digitale» tra Nord e Sud del mondo.
Esplicito è il riferimento alla «Populorum progressio» (26 marzo 1967) di Paolo VI con il suo slogan «Lo sviluppo è il nuovo nome della pace» e la sua profezia sulla «collera dei poveri». Un testo di 42 anni ma che ha un'attualità sconvolgente. Denunciava «il Papa che ha abbracciato la Terra»: «Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedire qualsiasi iniziativa e responsabilità, e ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana». E ancora: «Oggi i popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello». Di qui l'appello all'azione comune per lo sviluppo che «non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo».

© Copyright Eco di Bergamo, 30 giugno 2009

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