mercoledì 1 luglio 2009

Se la Chiesa non parla più di Dio: commento di Camillo Langone alla Lettera Pastorale del card. Bagnasco (Il Giornale)


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Se la Chiesa non parla più di Dio

di Camillo Langone

Eminenza Bagnasco, sono due giorni che medito, o anzi no, meditare è troppo, usando questo verbo sembra che mi voglia dare delle arie, sembra che voglia atteggiarmi a teologo, e non sia mai. Starò lessicalmente più basso: sono giorni che penso, che penso alla sua lettera pastorale rivolta alla diocesi di Genova e di riflesso, essendo lei presidente della Conferenza episcopale italiana, alla nazione tutta.
Me l’ha anticipata via internet la mia amica Elena, una ragazza devotissima, che pur non frequentando né la Liguria né il Vaticano è riuscita chissà come a leggerla prima di me.
«Hai visto che Bagnasco ci invita a maggiore sobrietà nel cibo e nel vestiario?». Oh Gesù! Con la crisi che morde, mi sono detto, è questo il momento di frenare gli acquisti già scarsi? Non sarebbe stato meglio, se proprio necessario, predicare la moderazione l’anno prossimo, quando se Dio vuole l’economia ripartirà insieme al consumo di profumi e balocchi, caviale e champagne?
Inoltre il mio amatissimo Ecclesiaste dice: «Non c’è di meglio per l’uomo che mangiare e bere».
È un versetto che sembra fatto apposta per un lambruschista come me eppure non l’ho inventato io, si trova nella Bibbia, a pagina 629 di un’edizione ufficiale Cei.
All’invito a vestirsi sobriamente sono rimasto trasecolato. Eminenza, lei immagino che frequenti soprattutto cattedrali, chiese monumentali dove la domenica in effetti è ancora possibile vedere qualche fedele col vestito buono, specie quando arriva in visita un alto prelato.
Io invece frequento parrocchie e parrocchiette e vedo sempre più spesso vestiti cattivi, ci manca poco che la gente entri in chiesa con la tuta-pigiama. Adesso poi che fa caldo i buoni parrocchiani usano sandali da bancarella cinese, informi braghe corte, magliette comprate a peso in qualche svendita, e quindi il monito dovrebbe andare in direzione opposta, copritevi un po’ di più, vestitevi un po’ meglio, siete nella casa del Signore e non in spiaggia libera.
Francamente, di una lettera pastorale che si risolvesse in un invito a mangiar poco e all’uso di calzini corti avrei fatto anche a meno.
Poi, leggendola per intero, mi sono accorto che non è così, che il documento contiene esortazioni ben più essenziali, che Elena ha colto un solo e parziale concetto.
Ma non dev’essere solo colpa della mia amica se anche i grandi quotidiani ci sono cascati: «Il presidente della Cei invita alla sobrietà».
Quando poi, se l’ho capita bene, il senso della lettera potrebbe dirsi il contrario, un richiamo alla necessità di un cristianesimo con più Cristo e meno Caritas, più mistico e meno politico, più soprannaturale e meno morale.
Qui sfonda una porta aperta, cara Eminenza, se la Chiesa non parla di Dio «finirà col diventare uno dei tanti Circoli dell’Alce», ha scritto Flannery O’Connor.
Purtroppo anche nei passaggi più densi ci sono ulteriori spunti per equivoci, puntualmente colti dai soliti giornali. «New age e occultismo, segni di ricerca spirituale», ha titolato il Corriere.
Sarebbe anche vero, se non fosse interpretato in modo falso: l’ignoranza religiosa che imperversa ovunque, anche fra i cattolici, anche tra i praticanti, consente di credere che tutto lo spirituale sia buono e tutto il materiale cattivo.
Perciò definire «ricerca spirituale» una qualsivoglia pratica è come farle un complimento e se poi la formula viene pronunciata addirittura da un cardinale ecco che siamo vicinissimi all’approvazione.
Non devo certo spiegare a lei, Eminenza, che pensare nel suddetto modo è manicheo, non cristiano. In uno dei suoi prossimi interventi la pregherei quindi di ribadire che Satana è uno spirito, uno spirito maligno, e che Cristo è anche materia, sangue e carne, vino e pane di immortalità.
Magari mettendo qualche paletto ma non intorno alla new age, rimasuglio anni Ottanta abbastanza innocuo, non intorno al satanismo, che si condanna da solo, non intorno allo spiritismo, molto affievolitosi dal tempo in cui vi ricorse Romano Prodi per conoscere l’ubicazione della prigione di Aldo Moro (andò male, si sa), bensì intorno al buddismo che piace alle signore benestanti. Avvisiamole, diciamoglielo: è una ricerca che non trova niente, una religione atea, un nichilismo in saio arancione. Anche di queste incomprensioni più squisitamente religiose non getterei l’intera colpa addosso ai giornalisti. Siamo frettolosi, luogocomunisti, superficiali, è vero, ma non così ottusi.
Senza volerlo, l’autogol lo ha causato lei, limitandosi a definire gli esoterismi, gli occultismi e gli orientalismi «non coerenti con la fede cristiana», che se non è un benestare poco ci manca. Che cosa sarà mai l’incoerenza per un cattolico? Siamo mica protestanti. Gesù affidò la Chiesa a uno dei personaggi più incoerenti della storia dell’umanità, a San Pietro, uomo capace di rinnegare il suo più caro amico per tre volte nel giro di una notte, un cristiano di poca fede nonostante avesse visto miracoli che avrebbero convertito Eugenio Scalfari. Ed era il Papa, il primo Papa, l’anello iniziale della catena gerarchica che attraverso la successione apostolica arriva fino a lei, Eminenza.
Secondo il mio modesto parere a tirare in ballo la coerenza rischiamo di darci la zappa sui piedi. Parliamo piuttosto di Dio, come molto utilmente ci invita a fare nel cuore della lettera il cui titolo, lo ricordo, è «Camminare nelle vie dello Spirito». Quando si parla di Gesù e della Madonna, e non di economia immigrazione inquinamento istituzioni scuola, le folle accorrono, lo dimostra il crescente successo del pellegrinaggio Macerata-Loreto.
Sarà bellissimo camminare insieme dietro al Santissimo Sacramento, però la Conferenza Episcopale non dovrebbe contribuire a farci inciampare. Che altro sono se non ostacoli alla preghiera le chiese commissionate e approvate dai vescovi italiani negli ultimi anni? Non vorrei ritornare al triste caso della chiesa di Foligno architettata da Fuksas per glorificare se stesso e combattere il dogma dell’Incarnazione, riducendo Dio a una parete di cemento.
No, visto che siamo in estate, stagione di pellegrinaggi, le farei notare il bellissimo hangar costruito a San Giovanni Rotondo per ricevere le spoglie mortali di Padre Pio. Altro che raccoglimento, altro che adorazione, lassù sul Monte Gargano: il tabernacolo è nascosto, l’acqua santa evaporata, le candele mancanti e gli inginocchiatoi inesistenti, non c’è quindi da stupirsi se le ragazze si siedono per darsi lo smalto alle unghie mentre la gente intorno parla tranquillamente al telefonino.
Eminenza, ci aiuti a essere più mistici dandoci chiese più mistiche: perché la prossima lettera non la scrive agli architetti?
Camillo Langone

© Copyright Il Giornale, 1° luglio 2009 consultabile online anche qui.

Comunicazione...comunicazione!
La Chiesa deve imparare a non farsi strumentalizzare!
Si prenda esempio dal Santo Padre e dal "nuovo" corso.
Ne parleremo...

R.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa!
Sullo stesso argomento:
Meglio la New Age dei “valori etici” di Luigi Santambrogio
http://www.libero-news.it/articles/view/555317
Sinceramente non credo che il card. Ruini avrebbe scritto talune frasi uscite dalla penna del card. Bagnasco. Stimo il card. di Genova e spero non si stia allineando.
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia :-)
Veleggia un certo conformismo nella Chiesa.
Probabilmente il card. Bagnasco non intendeva creare confusione, ma e' indispensabile cambiare il modo di comunucare della Chiesa italiana.
R.

mariateresa ha detto...

io non mi inalbererei. Credo che si tratti del solito strattonare per la tonaca sulla base delle proprie idee e preferenze particolari. Langone è simpatico, ma non è un oracolo. A maggior ragione Santambrogio.

euge ha detto...

Cara Alessia, sul Card. Bagnasco, condivido i tuoi timori. Devo dire che già mi ha abbastanza deluso in tutti quei momenti in cui doveva essere accanto al Santo Padre e non lo ha fatto!

Sappiamo bene tutti a quali recenti vicende mi riferisco. Stessa cosa dicasi per Vallini che ha l'aggravante di essere Vicario di Sua Santità per la città di Roma.