domenica 12 luglio 2009

"Caritas in veritate", Natale Forlani: "E' un'enciclica destinata a lasciare il segno"


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Natale Forlani

«Caritas in veritate» è un'enciclica destinata a lasciare il segno.
Il messaggio papale coincide con una grave e complessa crisi economica che non si presta a facili interpretazioni. È proprio sul tema del mercato, delle sue potenzialità e dei suoi limiti, che l'enciclica esprime spunti di riflessione di grande spessore. Le crisi economiche, compresa quella attuale, non sono il frutto avvelenato dei fallimenti del mercato quanto della falsa ideologia che attribuisce al libero scambio la capacità di dare senso alla vita delle persone ed assicurare benessere collettivo invertendo la logica tra i mezzi ed i fini dell'iniziativa economica. Non è l'interesse egoistico degli operatori economici e dei consumatori a generare il bene comune quanto la capacità di salvaguardare in ogni contesto, a partire da quello economico, i valori primari della vita e della dignità di ogni persona.
Il libero mercato come fonte di sviluppo deve pertanto riconoscere l'esigenza di regole che riaffermino il primato dei valori attraverso l'affermazione dei diritti, della giustizia sociale come capacità di distribuire equamente le risorse, della responsabilità sociale degli attori economici come fondamento della fiducia tra le persone, senza il quale viene meno la condizione stessa del funzionamento del mercato. Per queste ragioni è necessario comprendere i limiti del mercato, la sua incapacità d'includere le aree emarginate dei processi di sviluppo e le popolazioni oppresse da guerre, fame, mancanza di acqua, igiene e istruzione.
È necessario comprendere che l'economia aperta, per essere sostenibile, deve rispettare il creato e la natura. Il messaggio papale è alieno dalle tentazioni del fondamentalismo ecologico che considera la natura più importante della persona.
L'analisi dell'enciclica opera una distinzione fra mercato e capitalismo.
È una novità rilevante nella dottrina sociale, orientata nel secolo scorso verso l'esigenza di contrastare l'affermazione dello statalismo comunista. Il mercato e la forma capitalistica dell'impresa erano, anche a ragione, ritenute entrambe il presupposto di una libertà economica da salvaguardare. La «Caritas in veritate» sollecita l'esigenza di riconoscere il pluralismo delle formule organizzative delle produzioni di beni e servizi, siano esse imprese private, cooperative, di volontariato, e delle stesse famiglie nell'erogazione di beni relazionali fondamentali della società, all'interno di una visione più corretta del mercato dove competizione e cooperazione sono insieme complementi fondamentali di un equilibrato sviluppo.
Il tradizionale sostegno offerto dalla dottrina sociale della Chiesa al ruolo delle rappresentanze sindacali è accompagnato dall'invito a superare le forme corporative di tutela degli interessi per contemperarle con le esigenze dei cittadini, contribuenti e consumatori, per dare voce anche a chi non ha rappresentanze nel mercato del lavoro, per garantire alle nuove generazioni opportunità e accesso alle prestazioni sociali.
Riaffermare la continuità dei valori della centralità della vita umana, delle persone, del ruolo insostituibile della famiglia, ed aggiornare l'analisi per tener conto della complessità dei fattori che caratterizzano le società globalizzate rappresenta una visione alta e pragmatica del futuro.
Contro le false ideologie del progresso, siano esse impersonate dall'esaltazione del mercato, come nel passato lo erano le ideologie socialiste e del conflitto antagonistico. In questo senso l'enciclica papale riempie un vuoto d'elaborazione portando a compimento le intuizioni profetiche della «Centesimus annus». Dopo la caduta del Muro di Berlino, Giovanni Paolo II mise in guardia il mondo sviluppato dal ritenere che con l'esaurimento del comunismo venisse meno l'esigenza di ricercare nuove vie per assicurare uno sviluppo più equo e sostenibile, lasciando via libera all'affermazione di un capitalismo senza regole. Alla profezia del predecessore dà seguito il messaggio di speranza di Benedetto XVI. Un mondo migliore è alla nostra portata e la crisi economica può partorire soluzioni a misura d'uomo.

© Copyright Eco di Bergamo, 11 luglio 2009

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