domenica 12 luglio 2009

Mons. Fisichella: Caritas in Veritate, la nuova sfida sociale. Per il Papa non esiste vero progresso senza attenzione alla vita umana


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Per il Papa non esiste vero progresso senza attenzione alla vita umana

Caritas in Veritate, la nuova sfida sociale

di Mons. Rino Fisichella

NON si deve avere timore di dire che l’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, è una vera sfida.
Nel momento in cui il termine “crisi” diventa la cifra su cui ogni giorno siamo quasi costretti a confrontare la nostra vita, la politica, la finanza e l’economia mondiale, l’enciclica apre una prospettiva lungimirante verso il futuro, prospettando soluzioni inaspettate anche se da sempre patrimonio della dottrina cristiana. Una chiave interpretativa per entrare con coerenza all’interno di queste pagine ci sembra data dall’idea centrale: non esiste vero progresso nella società se non si presta la dovuta attenzione alla vita umana. «Il libro del creato è uno e indivisibile» afferma il Papa, ed è vero.
Sfogliare questo libro equivale a incontrarsi con una serie di problemi che toccano da vicino la vita di ognuno di noi. In primo luogo, comunque, si pone il rispetto per la vita umana dal suo inizio alla sua fine naturale. Da questo principio, basilare dell’etica, scaturiscono una serie di conseguenze che sono state da sempre patrimonio dell’umanità anche se questi ultimi anni hanno fatto prevalere l’oblìo e la dimenticanza, favorendo il sorgere di una prassi che ha creato un circuito non solo pericoloso, ma mortale per tante persone. Da dove proviene la pressante richiesta di avere un’etica nell’economia, nella finanza e nel vivere sociale in genere se non dal fatto che questi decenni hanno visto l’infrangersi di ogni regola con l’imporsi del cinismo e della prepotenza? Dove non c’è etica subentra il sopruso del forte sul debole, la legge viene aggirata dal più furbo a scapito del cittadino onesto e un senso di ingiustizia e impotenza diffuso pervade il sentire comune.
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma alla base rimane il concetto di fondo: senza rispetto per la dignità della vita di ogni persona non si va lontano, non si costruisce una società dove ognuno sente la responsabilità per il ruolo che svolge e percepisce di essere accolto come parte viva e fondamentale della comunità civile.
Per paradossale che possa sembrare il termine economia, che significa “mettere ordine nella casa”, ha mostrato in questi decenni quanto la casa della nostra società fosse parecchio in disordine. Da dove iniziare per rimettere ordine? Caritas in veritate propone la sua soluzione affermando la necessità di acquisire nuovi stili di vita che permettano di riconoscere un nuovo slancio di entusiasmo per uscire dalla crisi e vivere l’attuale momento storico proiettati verso il futuro. «C’è spazio per tutti su questa terra scrive Benedetto XVI l’intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente... uno dei maggiori compiti dell’economia è il più efficiente uso delle risorse non l’abuso, tenendo sempre presente che la nozione di efficienza non è antropologicamente neutrale». Come dire: bisogna cambiare registro e mutare mentalità. Se si continua con la corsa verso l’efficienza, che accumula stress e fa giungere al termine di una giornata con il senso del vuoto per aver dimenticato l’essenziale, allora difficilmente si avrà sviluppo e progresso. Il problema di fondo che si staglia all’orizzonte, quindi, è la tenuta morale di tutta la società senza distinzione alcuna, dal primo dei cittadini all’ultimo degli emigrati. L’istanza etica così spesso invocata da tutti, richiama in primo luogo all’assunzione di responsabilità. Ognuno responsabile della propria vita e per questo della società e di ogni vita. Si uscirà solo insieme dal tunnel della crisi non individualmente. Nessuno si illuda di poter percorrere vie traverse, non esistono. La globalizzazione che tutti permea in maniera più o meno cosciente obbliga a verificare la presenza di una interconnessione e interdipendenza che non lasciano nessun Paese in una sorta di privato paradiso terrestre. Se questo può permettere una più giusta ridistribuzione della ricchezza tra i popoli, allora il fenomeno assume in sé una dimensione etica forte che crea giustizia e solidarietà. Al contrario, se tende a uniformare le coscienze in una sorta di livellamento generalizzato, allora è urgente che si favorisca il sorgere di una nuova cultura. Più di una volta, Caritas in veritate riprende l’espressione di Paolo VI: «Il mondo soffre per la mancanza di pensiero». Verifichiamo purtroppo spesso la verità di questa espressione. Il rispetto per la dignità della persona e di ogni persona richiede che ognuno si faccia partecipe di un’esigenza largamente condivisa: uscire dall’effimero ampiamente diffuso e puntare sull’essenziale. Un’enciclica che parlando con senso e competenza di mercato, impresa, economia e finanza obbliga a riflettere anche sulla dimensione spirituale dell’uomo e sul suo essere aperto a Dio e alla trascendenza appare oggi realmente come una sfida da accogliere con serietà.

© Copyright Il Messaggero, 12 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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