lunedì 23 marzo 2009

Il Papa con i musulmani su fede e ragione. Li ha chiamati amici (Doldi)


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UN MILIONE DI FEDELI PER IL PAPA

Il Papa: "Popolo di Dio in Angola e in tutta l’Africa del Sud: Alzatevi! Ponde-vos a caminho! (2 Cr 36, 23). Guardate al futuro con speranza, confidate nelle promesse di Dio e vivete nella sua verità" (Omelia nella Spianata di Cimangola a Luanda)

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PAPA IN AFRICA - Li ha chiamati amici

Con i musulmani su fede e ragione

Marco Doldi

Benedetto XVI ha testimoniato, ancora una volta, il grande sì di Dio all’uomo e al suo destino.
Senza nulla togliere alle parole che ha rivolto alla Chiesa, risultano particolarmente significative quelle pronunciate ai rappresentanti della Comunità musulmana del Camerun, ricevuti il 19 marzo alla Nunziatura di Yaoundè (Camerun). In un Paese, dove nello stesso ambiente vivono migliaia di cristiani e di musulmani, il Papa ha ricordato il loro ruolo sociale: la grande testimonianza dei valori fondamentali della famiglia, della responsabilità sociale, dell’obbedienza alla legge di Dio e dell’amore verso i malati e i sofferenti.
Plasmando la loro vita secondo queste virtù e insegnandole ai giovani, cristiani e musulmani non solo favoriscono il pieno sviluppo della persona umana, ma anche stringono legami di solidarietà con i loro vicini e promuovono il bene comune. Tuttavia, il loro compito è anche culturale. Colpisce che Benedetto XVI non tema di proporre le armi della ragione per rendere la suprema testimonianza, quella a Dio che ama tutti gli uomini. “Amici – così si è rivolto ai Capi religiosi – io credo che oggi un compito particolarmente urgente della religione è di rendere manifesto il vasto potenziale della ragione umana, che è essa stessa un dono di Dio ed è elevata mediante la rivelazione e la fede”.
Le fede in Dio, lungi dal pregiudicare la capacità dell’uomo di comprendere se stesso e il mondo, la dilata. Lungi dal metterlo contro il mondo, o al di fuori, lo impegna per esso. “Siamo chiamati ad aiutare gli altri nello scoprire le tracce discrete e la presenza misteriosa di Dio nel mondo, che Egli ha creato in modo meraviglioso e sostiene con il suo ineffabile amore che abbraccia tutto”. Il riferimento a Dio, quello che talvolta l’Occidente vorrebbe negare, è la verità dell’uomo.
Dio ovunque ha seminato la bellezza. Anche se la sua gloria infinita non può mai essere direttamente afferrata in questa vita dalla mente finita dell’uomo, è possibile tuttavia raccoglierne tracce nella bellezza che lo circonda. Esiste un piano meraviglioso che può essere avvicinato con la ragione umana. Quelle di Benedetto XVI sono parole, che segnano la storia e abbattono secoli d’incomprensione e di reciproca sfiducia. In esse non c’è nessun appiattimento religioso o irenismo. Solo la convinzione che ogni uomo, in quanto creato da Dio, è capace di conoscere il governo del mondo senza scomodare la fede. “Se gli uomini e le donne – ha continuato il Pontefice – consentono all’ordine magnifico del mondo e allo splendore della dignità umana d’illuminare la loro mente, essi possono scoprire che ciò che è ragionevole va ben oltre ciò che la matematica può calcolare, la logica può dedurre e gli esperimenti scientifici possono dimostrare; il ragionevole include anche la bontà e l’intrinseca attrattiva di un vivere onesto e secondo l’etica, manifestato a noi mediante lo stesso linguaggio della creazione”.
Dunque, la ragione. Ma la Chiesa non sarebbe nemica della ragione? Questo è il vestito che spesso le confezionano in Occidente! In realtà, la Chiesa è convinta della forza della ragione, a patto che non si chiuda entro gli stretti spazi del visibile, del verificabile, del quantificabile. Una delle frasi più ricorrenti di questo Pontificato, uno degli inviti più convinti è proprio questo: “Allargare gli spazi della ragione”. Solo così si può raggiungere l’interezza dell’esistenza, che è fatta anche di bellezza, di bontà e di verità globale.
La creazione parla il linguaggio della ragione! “Questa visione ci induce a cercare tutto ciò che è retto e giusto, ad uscire dall’ambito ristretto del nostro interesse egoistico e ad agire per il bene degli altri”. In questo modo una religione genuina allarga l’orizzonte della comprensione umana e sta alla base di ogni autentica cultura umana. Analogamente a quanto aveva detto a Ratisbona, il Papa ha precisato che la religione genuina rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo. E questo “non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione”.
Che forza questo Papa! Chi ne conosce l’intenso itinerario intellettuale, ne riconosce facilmente i punti di forza, acquisiti con umiltà e fatica. E, ora, li dona anche ai fedeli di altre religioni. “Religione e ragione si sostengono a vicenda, dal momento che la religione è purificata e strutturata dalla ragione e il pieno potenziale della ragione viene liberato mediante la rivelazione e la fede”. Fede e ragione sono due amiche: si aiutano a vicenda in ordine alla comprensione dell’uomo e del suo mondo. Insieme sono capaci di generare valori, che accrescono la cultura umana, che edificano una civiltà dell’amore, che contribuiscono a raggiungere la giustizia e il bene comune.
Un Papa che in Africa dialoga con i musulmani sull’importanza della ragione umana. Sarà giunto qualcosa anche in Occidente?

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