lunedì 23 marzo 2009
Benedetto XVI saluta l'Africa ed elogia le donne (Tornielli)
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Benedetto XVI saluta l'Africa ed elogia le donne
di Andrea Tornielli
Luanda (Angola)
In un mondo «dominato dalla tecnica» c’è bisogno di «dare più spazio» alle donne, che hanno diritto di inserirsi in ogni ambito della vita pubblica. E deve essere riconosciuta e sostenuta «in ogni modo possibile» la loro funzione all’interno della famiglia. Benedetto XVI, sotto l’enorme vetrata triangolare di colore azzurro e blu della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, è circondato da migliaia di donne angolane, nei loro variopinti costumi.
L’ultimo appuntamento del viaggio africano è dedicato a loro, alle donne. Le più colpite insieme ai loro bambini, dalla tragica guerra civile e dagli atteggiamenti degli uomini. In numerosissimi casi vittime di stupri e di ogni genere di violenza.
Sono accorse in tante, hanno riempito le strade attorno alla chiesa, per manifestare il loro entusiasmo al Papa. Prima che di parole, è un incontro fatto di sguardi, di sorrisi, di volti segnati da indicibili sofferenze e, al tempo stesso, da autentica gioia. Appartengono a vari gruppi femminili, in particolare a Promaica, l’associazione che conta 71mila aderenti laiche presenti in tutte le diocesi dell’Angola, che si dedicano alla promozione della donna e testimoniano ancora una volta l’opera della Chiesa in prima linea nella lotta per i diritti e la dignità della persona.
«Tutti esorto - dice Ratzinger - a un’effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a cui sono state e continuano a essere sottoposte tante donne, esaminando in quale misura la condotta e l’atteggiamento degli uomini, a volte la loro mancanza di sensibilità o di responsabilità, possano esserne causa».
Il Papa spiega che i «disegni di Dio sono diversi» e che va riconosciuta, affermata e difesa «l’uguale dignità dell’uomo e della donna».
Oggi, aggiunge, occorre «dare più spazio alle ragioni del cuore» e «in un mondo come l’attuale dominato dalla tecnica, si sente il bisogno di questa complementarietà della donna, affinché l’essere umano vi possa vivere senza disumanizzarsi del tutto». Cita le terre dove abbonda la povertà, le regioni devastate dalla guerra, le «situazioni tragiche risultanti da migrazioni forzate e no... Sono quasi sempre le donne che vi mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi».
Benedetto XVI ricorda che «la storia registra quasi esclusivamente le conquiste dei maschi», quando in realtà «una parte importantissima si deve ad azioni determinanti, perseveranti e benefiche» delle donne. Donne come la pediatra Maria Bonino, morta qui quattro anni fa dopo aver contratto la febbre emorragica mentre curava i bambini. Ratzinger ripete infine il «pieno diritto» delle donne di «inserirsi in ogni ambito della vita pubblica», un diritto da proteggere «anche mediante strumenti legali», ma ricorda pure che questo riconoscimento «non deve sminuire l’insostituibile funzione che esse hanno all’interno della famiglia». Per questo «la presenza materna all’interno della famiglia deve essere riconosciuta, lodata e sostenuta in ogni modo possibile».
La giornata di Benedetto era cominciata con la messa celebrata nella spianata di Cimangola, alla periferia di Luanda, di fronte a centinaia di migliaia di fedeli (un milione, secondo le stime della polizia).
Per arrivarci, il pontefice ha percorso quattordici chilometri attraverso una sterminata bidonville ed è entrato così in contatto con la realtà del degrado e dell’estrema povertà delle baracche di lamiere e cartone, affastellate una sull’altra, dove vive in condizioni disumane molta della popolazione della capitale angolana.
Nell’omelia, Ratzinger ha detto di essere venuto qui per portare un messaggio di perdono e speranza. Ha invitato il Continente nero alla riconciliazione, che può essere solo «frutto di una conversione, di un cambiamento del cuore», e ha elencato le tragedie che hanno colpito questa parte del mondo: «Tragicamente - ha detto - le nuvole del male hanno ottenebrato anche l’Africa, compresa questa amata nazione.
Pensiamo al flagello della guerra, ai frutti feroci del tribalismo e delle rivalità etniche, alla cupidigia che corrompe il cuore dell’uomo, riduce in schiavitù gli uomini e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una società più solidale e più giusta, una società veramente e autenticamente africana nel suo genio e nei suoi valori». E se la «furia distruttrice del male» è repentina, il lavoro di ricostruzione «è penosamente lento e duro».
Questa mattina, alle 10.30, Benedetto XVI, dopo aver salutato all’aeroporto il presidente Dos Santos, riparte per Roma, dove atterrerà nel tardo pomeriggio.
© Copyright Il Giornale, 23 marzo 2009 consultabile online anche qui.
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